Più che un debito una voragine: ecco perché le Fse non si salvano

Più che un debito una voragine: ecco perché le Fse non si salvano
di Vincenzo DAMIANI
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Lunedì 25 Luglio 2016, 19:27 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 16:01

Con un debito di 270 milioni di euro, quello accertato dai consulenti della Procura di Bari, “Ferrovie Sud Est” non può essere salvata in alcuna maniera. Nemmeno il piano industriale quinquennale, elaborato dai commissari dell’azienda di trasporto pugliese, è in grado di coprire le ingenti perdite perché – secondo l’analisi e le proiezioni dei periti – le future entrate non riuscirebbero a rimettere sui binari, è il caso di dire, Fse. E’ questa, in sintesi, la motivazione con la quale i pm della Procura di Bari, Francesco Bretone, Luciana Silvestris e Bruna Manganelli, hanno chiesto al Tribunale il fallimento di Ferrovie Sud Est. “Il debito non è ripianabile”, scrivono i magistrati.

A loro avviso, le iniziative programmate non sono sufficienti, anche il piano industriale è stato bocciato dai consulenti nominati dai pubblici ministeri. In sostanza, per la Procura non c’è alcun futuro per l’azienda, l’unica soluzione possibile è il fallimento. Questa è la situazione contabile ed economica di Fse che emerge dallo studio della magistratura: la massa debitoria è di 270 milioni, di cui 100 milioni verso i fornitori, 120 verso le banche, 12 verso il Fisco. Ma i 270 milioni di euro non tengono conto di centinaia di decreti ingiuntivi depositati nelle ultime settimane, non prendono in considerazione i 70-80 milioni di fondi europei ottenuti dalla società per realizzare delle opere mai portare a termine e che adesso devono essere restituiti alla Regione Puglia. Quindi, lo stato di salute è ancora più grave. Ecco perché per la Procura non c’è più possibilità di salvare Ferrovie Sud Est.

I pubblici ministeri hanno deciso di presentare l’istanza dopo aver esaminato i primi atti dell’inchiesta penale in corso, affidata alla guardia di finanza. Nel fascicolo vengono ipotizzati i reati di peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato, sono stati indagati l’ex amministratore unico, Luigi Fiorilo, gli avvocati romani Angelo Schiano e Pino Laurenzi e l’ingegnere salentino Vito Antonio Prato. Su questa vicenda è in corso anche un procedimento da parte della Corte dei Conti che a giugno ha disposto un sequestro conservativo per un presunto danno erariale di oltre 4,5 milioni di euro. Ovviamente, i magistrati inquirenti, nel chiedere il fallimento, non hanno preso in considerazione la fusione di Fse in Ferrovie dello Stato italiane, operazione che già venerdì dovrebbe chiudersi. Il condizionale, però, è d’obbligo, l’istanza della Procura, infatti, potrebbe far cambiare idea al ministero dei Trasporti e alla stessa Fsi. A Roma stanno riflettendo sul da farsi, le possibilità sono diverse anche se quella della fusione resta, al momento, la principale. Tanto che la ragioneria di Stato ha dato già il suo parere positivo, quindi tutto è pronto per la chiusura della trattativa.

Il futuro di Fse, comunque, si conoscerà solo venerdì sera al termine dell’assemblea convocata dal commissario Viero lo scorso 15 luglio. All’ordine del giorno, al punto 4, c’è proprio la discussione del passaggio di Ferrovie Sud Est in Fsi: Viero prospetta la «copertura delle perdite mediante azzeramento del capitale sociale e contemporaneo aumento del medesimo a copertura della perdita residua e ricostituzione del capitale ad una cifra non inferiore al minimo di legge». Oppure, «in alternativa – scrive sempre il commissario – apertura di procedura concorsuale». Che tradotto significa non escludere una sorta di fallimento pilotato, che potrebbe aprire la strada ad un’altra ipotesi: lasciare i 350 milioni di euro di debito accumulato in una bad company e creare una newco che possa ripartire senza il peso delle perdite.

Durante l’assemblea di venerdì si voterà anche per lo scioglimento dell’accordo con Filben spa per il servizio di manutenzione rotabile con relativa internalizzazione; dovrà essere dato il via libera al deposito di nuovi esposti alla Corte dei Conti e alla Procura di Bari; si parlerà della negoziazione con i fornitori delle remissioni parziali del debito.
E ancora: Viero chiederà al socio unico l’autorizzazione ad avviare l’azione di responsabilità nei confronti dell’ex amministratore unico di Fse, Luigi Fiorillo, e di tutti “i soggetti solidamente responsabili”, si legge nell’avviso di convocazione. Tra di loro anche funzionari del ministero stesso che avrebbero dovuto vigilare e non l’hanno fatto.








 

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