Blasi sfida Stefàno, il referendum rallenta il Pd

Palazzo Carafa
Palazzo Carafa
di Francesca SOZZO
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Venerdì 30 Settembre 2016, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 17:33
Partito democratico nel mirino. Alle accuse di immobilismo lanciate dall’Udc con Luigi Melica ora si aggiungono anche quelle di Sergio Blasi, il consigliere regionale dem che ha più volte espresso la volontà a candidarsi per la poltrona di primo cittadino. E sfida il senatore Dario Stefàno alle primarie.
Un altro dito puntato all’indirizzo di via Tasso, insomma, a distanza di qualche settimana dal patto a sei per le comunali del 2017 nato dall’incontro tra il Pd, La Puglia in più di Dario Stefàno, il Patto per il Salento di Mario Pendinelli, Puglia Protagonista con Paolo Pellegrino, Lecce Città Pubblica di Carlo Salvemini e l’Udc di Salvatore Ruggeri e Luigi Melica.
 
E proprio Melica nelle scorse ore ha accesso la fiamma e, sebbene si sia detto disponibile a discutere con il Partito Democratico ha anche annunciato che «se il tempo continuerà ad essere tiranno - e la colpa non è nostra - ben venga un tavolo che si identifica nel Partito popolare europeo, ma che deve anche fondarsi sulla discontinuità rispetto alla giunta Perrone». Un invito arrivato da Area Popolare-Nuovo Centro Destra di Luigi Mazzei che ha ipotizzato un progetto alternativo al centrodestra e al centrosinistra.
A metterci il carico da novanta sul tempo inesorabile che passa tra la mani del Pd ci pensa Blasi: «Sono passati venti giorni dal “tavolo del centrosinistra” a cui si sono seduti i segretari e rappresentanti di partiti e movimenti politici più o meno rappresentativi a Lecce, ma, a dire la verità, io stento ancora a capire che cosa a quel tavolo si sia deciso o sottoscritto - sottolinea Blasi - Leggo le cronache politiche relative agli ultimi giorni e mi pare che ancora prima di cominciare si stiano già perdendo pezzi», ma sicuramente del tempo.
Suona la sveglia Blasi e richiama il Pd alla concretezza visto che a distanza di settimane ancora non si è discusso di nomi, né tantomeno di programmi. Basta perdere tempo dunque e il consigliere suona la sveglia: «Da parte mia ho ribadito più volte la disponibilità a partecipare a primarie di coalizione, magari con (e non contro) il senatore Dario Stefàno. Lo stesso che pochi giorni fa, nel programma di Concita De Gregorio, ha fatto comprendere al pubblico televisivo leccese che la sua candidatura è una possibilità concreta. Mi chiedo perché, allora, dobbiamo essere costretti ancora ad assistere da un lato al silenzio di Stefàno, dall’altro al tatticismo goffo di persone che danno l’impressione di non saper che pesci pigliare».
Pungolato e chiamato in causa, tuttavia, il senatore della Puglia in Più sceglie il silnezio. Così come non replica neanche il partito. Da via Tasso la linea è quella del “lasciamo parlare”. Sebbene i tempi, c’è da giurarsi, si allungheranno eccome. Non si deciderà nulla se non dopo il referendum costituzionale fissato per il 4 dicembre. Il risultato potrebbe incidere sulla vita politica del paese con nuovi tasselli da andare a sistemare. Il refendum potrebbe stravolgere infatti interi assetti: la vittoria del no decreterebbe la fine del governo Renzi, almeno dal punto di vista politico, (il premier ha già fatto marcia indietro, dopo aver annunciato che in caso di vittoria del no sarebbe andato a casa) e la chiamata alle urne con una legge elettorale non ancora definita (il 4 ottobre la Corte Costituzionale dovrebbe esprimersi sull’Italicum) che metterebbe in forse la riconferma di tanti parlamentari.
E allora, si attende il risultato, solo all’indomani del referendum si comincerà a parlare di nomi, sebbene lo stesso segretario cittadino, Fabrizio Marra, abbia annunciato che i dem leccesi sono già al lavoro su tre nomi ai quali è già stata chiesta la disponibilità per una eventuale candidatura.
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