Bombe e minacce: allarme nel Salento, amministratori sotto tiro

Bombe e minacce: allarme nel Salento, amministratori sotto tiro
di Alessandro CELLINI
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Sabato 21 Aprile 2018, 10:56
Bombe, incendi, minacce, proiettili, insulti. Anche nel corso del 2017 gli amministratori locali non si sono fatti mancare niente. Non accenna a diminuire, infatti, la pressione intimidatoria cui sono sottoposti sindaci, assessori, consiglieri comunali. Una pressione che si è fatta sentire, netta, anche nel corso dell’anno passato, come rilevato dall’ormai consueto rapporto annuale “Amministratori sotto tiro”, dell’associazione “Avviso pubblico”, giunto alla sua settima edizione.
Il report è impietoso nell’analisi dei casi che hanno visto politici locali finire nel mirino della criminalità più o meno organizzata. E fotografa una situazione per certi versi drammatica: la Puglia ha raggiunto al terzo posto la Calabria per casi registrati, dietro Campania e Sicilia. E Lecce non se la passa bene: è al terzo posto (dietro Foggia e Bari) per episodi denunciati - sono tredici in totale quelli riportati nello studio - ma è facile immaginare come molti altri episodi, magari di piccola entità, siano rimasti nascosti, ignoti a forze dell’ordine e opinione pubblica. Ma non per questo dal peso specifico minore nell’ambito di un territorio che continua a fare i conti con un risveglio della criminalità e con il tentativo di infiltrazione di quest’ultima nell’economia e nella politica.
Sono tredici, dunque, gli episodi registrati nel 2017 a Lecce e provincia. Tredici come l’anno precedente, segno di una pressione costante sugli amministratori pubblici che non accenna a scendere. Anzi. A livello regionale si registra un aumento: +37 per cento di casi rispetto al 2016. A guidare la classifica sono Foggia e Bari, territori anche più difficili da amministrare, in un certo senso. E proprio Foggia viene descritta come «metafora di sottovalutazione e banco di prova per lo Stato». Diciassette intimidazioni censite, al sesto posto nella graduatoria nazionale.
Non che su scala nazionale vada meglio. Tutt’altro: dal 2013 ad oggi l’aumento di episodi intimidatori è stato inesorabile e costante. Lo studio arriva a contarne 537 nel corso del 2017. «Esaminando i casi censiti - si legge nel rapporto - si è potuto constatare che resta immutato, rispetto al 2016, il profilo tipo dell’amministratore sotto tiro: ricopre la carica di sindaco di un Comune medio-piccolo del Sud Italia, con una popolazione fino a 50mila abitanti, a cui ignoti bruciano nottetempo l’auto parcheggiata in una via pubblica situata nei pressi dell’abitazione o nel cortile di casa. Il 13 per cento delle intimidazioni è stato rivolto nei confronti di donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini». Oltre due casi su tre avvengono al Sud e nelle isole. «Il 76 per cento delle intimidazioni censite nel 2017 sono state di tipo diretto (+4% rispetto al 2016) - è scritto ancora nel rapporto - vale a dire che amministratori locali e personale della pubblica amministrazione sono stati minacciati direttamente come persone. Nel 24 per cento dei casi le minacce sono state di tipo indiretto. Questo significa che sono stati colpiti municipi, uffici e strutture di proprietà comunale o sono state distrutte e danneggiate strutture e mezzi adibiti al ciclo dei rifiuti, a servizi sanitari, idrici, elettrici e del trasporto pubblico. Rispetto al 2016, lo scorso anno sono aumentate in percentuale le minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica amministrazione (+3%), confermando un trend già riscontrato negli anni precedenti. Tra i soggetti maggiormente presi di mira ci sono i sindaci (61%), seguiti dai consiglieri comunali (20%), assessori (10%) e vicesindaci (6%)». Un faro che si accende su una situazione già nota e non per questo meno grave.
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