Sparò contro l’auto con due bimbi a bordo: condannato a 9 anni

Sparò contro l’auto con due bimbi a bordo: condannato a 9 anni
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Martedì 23 Maggio 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 19:36
La certezza della prova processuale è stata raggiunta per un solo imputato. E per questo il giudice per l’udienza preliminare, Alcide Maritati, ha condannato il reoconfesso Paolo Guadadiello, 29 anni, di Squinzano, con interessi commerciali anche a Torchiarolo: nove anni di reclusione con l’accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. Che in pratica vuol dire aver sparato contro la Opel Zafira la sera del 13 maggio del 2014, ferendo ad una spalla una donna di 25 anni con in braccio una bambina di tre anni. Quel proiettile calibro 9X21 forò il portellone posteriore dell’auto, passò attraverso la prima fila di sedili e sfiorò anche l’altro figlio di cinque anni. Illeso il compagno della donna, A.R., 29 anni, di Manduria (in provincia di Taranto): l’obiettivo di quell’agguato in cui la sua famiglia rischiò di restare sterminata.
Assolti “per non aver commesso il fatto” Alessio Fortunato, 33 anni, di Squinzano. Stessa decisione per Massimiliano Lasalvia e Danilo Ragione, 28 e 29 anni, di Torchiarolo. A conclusioni diverse era giunto il pubblico ministero Maria Vallefuoco, titolare dell’inchiesta condotta con i carabinieri del Nucleo investigativo, della Compagnia di Campi Salentina e della stazione di Squinzano: tutti colpevoli tranne Danilo Ragione. E per questo aveva chiesto di condannare a 12 anni di reclusione sia Guadadiello che Fortunato. E a dieci anni Lasalvia.
 
La sentenza era attesa il 9 marzo scorso, ma dopo le arringhe degli avvocati difensori Ladislao Massari e Stefano Prontera, il giudice Maritati emise un’ordinanza per ascoltare i tre carabinieri che visionarono il filmato dell’impianto di videosorveglianza del bar di Squinzano teatro dell’agguato.
E per sentire anche la persona che accompagnò in macchina Guadadiello. Il dubbio lo insinuò l’avvocato Massari, ricordando che il gruppo di aggressori era composto da almeno sette persone E che la sequenza di immagini non desse alcuna certezza delle responsabilità dell’imputato.
Nessun contributo alla ricostruzione della verità è arrivato invece dalle vittime: sia A.R che la compagna non si sono costituiti parte civile. Piuttosto hanno ritrattato il racconto intercettato dai carabinieri mentre la donna si trovava nell’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi.
Scoprirono così, gli investigatori, che A.R. fosse stato convocato al bar di Squinzano con un pretesto. Una volta messo piede fuori la Opel Zafira venne accerchiato per sentirsi addosso l’accusa di aver rubato attrezzi agricoli a Torchiarolo, ad una persona vicina ad Alessio Fortunato.
Si scatenò un pestaggio in piena regola. E temendo per la vita del compagno, la donna si mise alla guida della Zafira: pigiò il piede sull’accelleratore, spianando allo stesse tempo una pistola che in seguito si rivelò un modello giocattolo.
Sportello del passeggero spalancato, al compagno fu offerta la possibilità di sottrarsi alla rabbia ed alla violenza degli aggressori. Una via di fuga, la possibilità di salvarsi la vita.
Tuttavia chi ce l’aveva con A.R. non desistette: una Volkswagen Golf ed una Citroen C3 si misero sulle tracce della Zafira. E la intercettarono sulla strada per Torchiarolo. Partirono quattro colpi di pistola. Uno rischiò di uccidere due bambini ed una madre.
Un solo colpevole, ha detto la sentenza di primo grado.
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