Case e voti, Monosi al pm: «Pressioni da Marti e Pasqualini. Perrone? Lo informavo di tutto»

Case e voti, Monosi al pm: «Pressioni da Marti e Pasqualini. Perrone? Lo informavo di tutto»
di Erasmo MARINAZZO
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Sabato 20 Ottobre 2018, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 18:20
Attilio Monosi ci ripensa. Due interrogatori per decidere infine di tornare sui suoi passi ed attendere la decisione del Tribunale del Riesame sulla richiesta di revoca della misura che lo tiene agli arresti domiciliari dal 7 settembre scorso. L'ex assessore comunale alla Casa della Giunta del sindaco Paolo Perrone, intanto, non sembra sia rimasto sulle sue per limitarsi a respingere le accuse di essere stato a capo di una associazione a delinquere che avrebbe fatto uso delle case popolari per creare consenso nel bacino elettorale. Creando una graduatoria parallela, sospendendo gli sgomberi ed attivandosi per fare varare un regolamento regionale favorevole agli abusivi di Lecce: «Voglio precisare che il sindaco Paolo Perrone, essendo il capo dell'amministrazione, era a conoscenza di ogni cosa che si faceva all'interno dell'amministrazione. Ed io lo informavo di ogni cosa».
È tutto nei verbali depositati dalla procura lunedì della scorsa settimana al Tribunale del Riesame. Si è sfogato, Monosi. A cominciare col dire che quell'assessorato alla Casa lo avrebbe accettato dietro promesse di essere ripagato in futuro con la carica di vicesindaco, trattandosi di un settore delicato, complesso e che necessitava di essere ripensato da cima a fondo.
E pressioni. Ha parlato anche di questo Monosi quando ha risposto alle domande dei pubblici ministeri della Procura di Lecce, Massimiliano Carducci e Roberta Licci. Ha sostenuto di avere ricevuto sollecitazioni. Secondo una scala di gradazione piuttosto varia: con i tre proiettili che gli furono recapitati nel 2013 e con il coltello che gli avrebbe mostrato uno degli indagati indicati come collettori di voti, Monica Durante. Ed ha fatto anche i nomi di alcuni colleghi di Giunta per l'assegnazione degli alloggi, come anche nella delicata decisione di sospendere gli sgomberi: dal sindaco Perrone al parlamentare Roberto Marti (indagati entrambi in questa inchiesta), fino all'assessore Luca Pasqualini (anche lui ai domiciliari).
Il primo capitolo della sua breve ricostruzione, Monosi l'ha dedicato al suo ex sindaco, alla presenza degli avvocati difensori Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi, nonché dei militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza che conducono le indagini con la Procura: «Mi sono ritrovato a fare l'assessore alla Casa agendo di impulso, a seguito delle promesse non mantenute dal sindaco Paolo Perrone circa l'incarico di vicesindaco nell'amministrazione che avrebbe governato a seguito delle elezioni del 2012».
L'ex assessore ha sostenuto di avere riorganizzato l'ufficio Casa e di avere trovate oltre 1000 richieste di alloggio rimaste lì ferme senza essere istruite. E di avere posto fra gli obiettivi, anche quello di togliere discrezionalità alle assegnazioni. Insomma, una critica diretta alla gestione precedente. Che tuttavia, avrebbe continuato a fare sentire il suo peso: «Nel periodo del mio assessorato ho subito notevoli pressioni dall'utenza esterna dell'Ufficio e nel corso di singoli episodi anche da colleghi di partito quali Pasqualini e Marti».
E poi il capitolo su quella che ha indicato come una interferenza, una direttiva politica o una partecipazione diretta alla gestione dei problemi, dei colleghi di Giunta. Gli sgomberi sollecitati dall'Arca Sud (ex Iacp) e dalla Prefettura: «La volontà di sospendere gli sgomberi e cercare di promuovere una legge di sanatoria è stata una precisa scelta dell'amministrazione. Del sindaco, che io mi sono rivenduta rivendicandola come mia (lo afferma in una intercettazione, ]ndr), esclusivamente per ragioni politiche.
Le assegnazioni. Anche quelle contestate dall'inchiesta: «Ad A.P.L. ed a M.R. è stata decisa direttamente dal sindaco Paolo Perrone, il cui ufficio istruì la pratica. Ho solo firmato la delibera di giunta, perché era una direttiva politica. Pertanto non mi sono preoccupato di andare a verificare le situazioni, pur ciò contrastando con l'impostazione che avevo dato all'ufficio. era una volontà del sindaco».
Altri nomi. Ancora quelli di Pasqualini e di Marti: «Per l'assegnazione degli alloggi di via Potenza ho ricevuti forti pressioni da Luca Pasqualini, essendo i beneficiari di tali alloggi appartenenti al suo bacino elettorale. In merito ricordo anche di essere stato sollecitato da Roberto Marti».
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