Bancarotta nell’azienda vinicola, condannato a 5 anni l'imprenditore Maci

Bancarotta nell’azienda vinicola, condannato a 5 anni l'imprenditore Maci
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 22 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 18:33
Cinque anni di reclusione, dieci anni di interdizione a svolgere attività commerciale e pagamento di tre milioni e 500mila euro di risarcimento danni alla curatela fallimentare. È la condanna inferta all’imprenditore vitinicolo Marco Maci, 50 anni, di Cellino San Marco. Lo dice il dispositivo della sentenza dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce che ha chiuso il processo di primo grado in cui rispondeva di bancarotta fraudolenta nella gestione dell’azienda che portava il suo nome, con sede a Campi Salentina.
I giudici Pasquale Sansonetti (presidente), Annalisa de Benedictis e Marcello Rizzo hanno anche disposto l’interdizione perpetua dagli uffici pubblici e l’interdizione legale per la durata della pena. Che non è definitiva, quella pena di cinque anni: tre mesi il termine indicato per il deposito delle motivazioni della sentenza, dopo i quali l’imprenditore ed il suo legale, l’avvocato Tommaso Savito, ricorreranno in appello al cospetto della richiesta di assoluzione.

La condanna è stata invocata dal magistrato che ha condotto le indagini con i finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria di Lecce: sei anni ha chiesto il pubblico ministero Donatina Buffelli, del pool dei magistrati della Procura che si occupa di reati finanziari.
La decisione della terna giudicante ha preso in considerazione l’ammontare complessivo della bancarotta della “Marco Maci srl”, gestita dall’imputato dal 2007 al 2009 e dichiarata fallita con la sentenza del 16 gennaio del 2013: tre milioni e 262mila 613 euro, la cifra che - secondo l’accusa - sarebbe stata distratta per non pagare i creditori.
 
Nelle vesti prima di amministratore unico e poi di amministratore di fatto, l’imputato è stato processato per aver distratto i beni ad altre due sue aziende: “La Mea” e la “Marco Maci sas”.
Nel dibattimento in aula si è discusso di quattro trasferimenti di denaro: 946mila 300 euro finiti sui conti de “La Mea” nel 2007 con bonifici bancari. Quasi un milione e 200mila euro trasferiti ancora a “La Mea” nel 2008 e 426mila 480 euro passati dalla “Marco Maci srl” alla “Marco Maci sas”. Ed infine 690mila 300 euro ricevute da “La Mea” nel 2008 come finanziamento e restituite alla stessa società nel medesimo anno e nell’anno successivo.
Inoltre è stata contestato il mancato ritrovamento di un suv, un Ssangyong Kyron 2.0 Crdi, indicato nelle scritture contabili della “Marco Maci srl”.
Oggetto del processo anche la tenuta delle scritture contabili: sarebbero state disposte in modo da non consentire la ricostruzione del patrimonio e degli affari della società fallita.
Nel processo si è costituita parte civile la curatela del fallimento affidata al dottore commercialista Sandra Cavaliere e rappresentata in giudizio dall’avvocato Fernando Pagliara.
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