Cerrate val bene una messa
«Riaprite l’abbazia al culto»

Cerrate val bene una messa «Riaprite l’abbazia al culto»
di Ilaria MARINACI
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Lunedì 22 Gennaio 2018, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 20:07
Presto si potrebbe tornare a celebrare la messa nell’abbazia romanica di Cerrate. Una novità a oltre 30 anni di distanza dall’ultima funzione religiosa tenutasi nel complesso di epoca normanna che sorge fra Squinzano e Casalabate.
La possibilità è in questi giorni al vaglio della Curia di Lecce, che sta esaminando la richiesta arrivata dal Fai, la fondazione milanese che si occupa di tutela dell’arte e che dal 2012 gestisce la struttura su concessione della Provincia che ne è proprietaria. «Riapriamola al culto»: è la richiesta arrivata direttamente da Milano.
L’arcivescovo Michele Seccia, insediatosi a inizio dicembre, conferma che la questione è alla sua attenzione: non conosce direttamente l’abbazia e si recherà in visita nei prossimi giorni prima di prendere una decisione definitiva. «Di Cerrate me ne hanno parlato i sacerdoti - dice Seccia - ma, essendo arrivato da poco sul territorio, ho bisogno di andarle a vedere di persona queste realtà». La disponibilità c’è, la risposta al Fai arriverà presto: si tratta di mettere tutto nero su bianco studiando un piano ad hoc.
Come pure la disponibilità c’è anche da parte dei parroci della zona: i primi riscontri, rispetto alla possibilità di celebrare le funzioni religiose, sono positivi. Cosa che non stupisce considerato il prestigio storico del luogo.
Secondo la leggenda l’origine dell’Abbazia è legata al re Tancredi d’Altavilla che proprio dove sorge Cerrate vide apparire la Vergine. Più verosimilmente, invece, la sua fondazione viene fatta risalire al normanno Boemondo d’Altavilla che, tra l’XI e il XII secolo, vi insediò un convento di monaci basiliani di rito greco. Con la sua biblioteca e l’attività dello scriptorium dove si trascrivevano i testi antichi, divenne uno dei più importanti centri di diffusione della cultura dell’Italia Meridionale. Poi, l’abbazia vide crescere le sue dimensioni e il suo prestigio anche perché alla vocazione religiosa si aggiunse quella agricola. Nel 1711 un attacco di pirati turchi fece precipitare il complesso nel più totale abbandono, interrotto solo nel 1965 da una prima ristrutturazione degli immobili voluta dalla Provincia.
Unico bene gestito dal Fai in Puglia, l’abbazia di Cerrate da qualche mese è chiusa al pubblico perché si sta completando il secondo lotto dei lavori di restauro che hanno interessato proprio la chiesa di Santa Maria di Cerrate con i suoi affreschi di periodo bizantino e il portico duecentesco con i capitelli scolpiti nella pietra leccese che saranno liberati dalle impalcature in primavera quando torneranno anche i visitatori.
 
Con il precedente lotto di lavori - l’unico finanziato con fondi europei - sono state restaurate la Casa Monastica e la Casa del Massaro, mentre questa seconda tranche ha potuto contare interamente sulle donazioni ricevute dalla fondazione milanese, che includono liberalità private e diverse iniziative pubbliche di raccolta fondi. Con un finanziamento arrivato dalla stilista Miuccia Prada nel 2014 è stato restituito al suo antico splendore il pozzo cinquecentesco adiacente alla chiesa. Il progetto del Fai prevede, infine, altri tre step: il restauro delle ex stalle e la conversione in spazio polifunzionale, il restauro e l’allestimento dei frantoi ipogei e il recupero paesaggistico dei cinque ettari di terreno circostante.
Il ritorno delle celebrazioni religiose nel complesso abbaziale, che non si tengono più dalla fine degli anni Ottanta, sarebbe un ulteriore modo per restituire centralità ad un luogo che racchiude in sé la storia del Salento. Con la possibilità di celebrare, ovviamente, anche matrimoni e battesimi. Ma questa è già un’altra storia.
 
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