Lui no, Danilo avrebbe voluto innovare. Avrebbe voluto dare al clan lo stampo delle organizzazioni criminali più evolute: profilo basso. Senza bisogno di minacciare. Bastava il nome. Per infiltrarsi nell’economia, nella politica, nello sport e guadagnarsi così il consenso popolare: «Gliel’ho detto a tuo fratello», rivolgendosi al padre. «Qua ragionano tutti da killer. Ragionano e ragionate così. Che vi trovate bene».
Quella propensione di Danilo Coluccia ad avere parola su tutto, a far pesare il cognome di famiglia quando ci sono di mezzo affari, calcio e politica, gli è costata l’accusa di associazione mafiosa. E l’arresto in carcere. Ai domiciliari il padre Luciano, che risponde solo di frode sportiva. Sono le direttive dell’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Gallo, dell’operazione “Off side” del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dei poliziotti della Squadra mobile.
L’inchiesta fornisce uno spaccato di un territorio impregnato dal potere riconosciuto alla famiglia Coluccia: «Noha come Casal di Principe», dice in un’intercettazione Danilo Coluccia richiamando nel paragone una delle roccaforti della camorra. Perché al più giovane dei Coluccia si rivolge l’imprenditore che vuole dedicarsi ad uno dei settori emergenti dell’economia salentina, la ristorazione. Chiede se possa spendere il suo nome, con discrezione, se dovesse avere problemi con la criminalità di questa o di quella zona. Chiede protezione, insomma. Chiede il permesso di poter rispondere a tono: «Devi parlare con il mio socio».
E ad alla porta di casa di Danilo Coluccia bussa una dipendente comunale di Galatina per chiedere di mettere fine alla raffica di furti in casa, quattro in tutto, subiti negli ultimi tempi. E lui senza sprecarsi in parole, agisce: individua gli autori, quattro in tutto, li pesta e si fa restituire l’equivalente del furto. Dei 6.000 euro in gioielli e dei 1.400 euro in contanti. E bussa chi “per mero capriccio” chiede di intervenire per fare licenziare uan donna dipendente di una azienda tessile.
Sull’agenda del nuovo boss c’è anche un noto imprenditore di Soleto che gli commissiona un a
La vocazione imprenditoriale? Dalle slot machine alle pescherie. Tutto in regime di monopolio. Vocazione che talvolta si intreccia con gli appalti e gli affidamenti dell’amministrazione comunale galatinese: dal servizio mensa, con i prodotti caseari, ai parcheggi pubblici fino ai servizi cimiteriali.
Tutti fatti risalenti fra il 2015 ed il 2016. Intanto ci sono attentati ad imprenditori trascinati nell’orbita dei Coluccia. Che lasciano presagire una “Off Side 2”.
Mafia, partite truccate, estorsioni e appalti:
scacco al clan Coluccia
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Martedì 15 Maggio 2018, 08:45 - Ultimo aggiornamento:
16 Maggio, 12:58
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