Da Lecce a Taranto: in Puglia vince (a sorpresa) il centrosinistra

Da Lecce a Taranto: in Puglia vince (a sorpresa) il centrosinistra
di Francesco G. GIOFFREDI
6 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Giugno 2017, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 21:09

La notte della rimonte inattese, quasi impronosticabili, un azzardo fino a qualche mese fa. Il centrosinistra pugliese espugna Lecce dopo un ventennio di governo della destra e di incontrastato dominio elettorale dei fittiani, e centra una conferma mozzafiato a Taranto, la città lacerata dal caos Ilva, il palcoscenico alla vigilia ideale per il blitz di forze di rottura, protesta e anti-sistema. Due mezze follie, a raccontarle pochi mesi fa. È la vittoria nitida di Carlo Salvemini (54,7%) e Rinaldo Melucci (50,9%), i nuovi sindaci dei due capoluoghi pugliesi, le città avamposto e termometro di questa tornata di amministrative pugliesi: due successi con la freccia del sorpasso innestata, perché entrambi i candidati erano cacciatori e non lepri dopo il primo turno (Salvemini era al 28% contro il 45,2% di Mauro Giliberti, Melucci s’era fermato al 17,9% rispetto al 22% della civica di centrodestra Stefania Baldassari). È la vittoria di una coalizione che ha ribaltato il trend nazionale dei capoluoghi e ha invertito bruscamente la rotta da Nord a Sud favorevole al centrodestra, riuscendo peraltro a dilatare i confini delle alleanze, includendo civismo e centrismo (o anche pezzi con radici a destra) e quasi sempre provando a unire. È la vittoria di tutta la massima nomenclatura Pd, per una volta non sfarinata alla mèta e non martoriata da faide e veti personali: dai maggiorenti renziani a Michele Emiliano, tutti hanno vogato con forza (marcando il territorio, cucendo con ago e filo alleanze e apparentamenti) per Salvemini e Melucci. A Lecce però il centrosinistra, smaltita la sbornia, dovrà febbrilmente far di conto col pallottoliere: si profila la cosiddetta “anatra zoppa”, perché il centrodestra già dopo il primo turno aveva la maggioranza dei seggi in Consiglio.

Allargando l’inquadratura agli altri Comuni al ballottaggio (in tutto erano 14), la fotografia è ovviamente meno omogenea. Ma per niente dissimile dall’ondata griffata centrosinistra dei capoluoghi: oltre a Lecce e Taranto, la coalizione capitanata dal Pd sbanca anche a Molfetta, Martina Franca e Galatone, con un buon 5 ballottaggi su 7 (al primo turno aveva già vinto a Castellana Grotte, Gravina e Polignano). Sorride anche il Movimento Cinque Stelle, che infila il filotto nelle tre realtà dov’era al round finale (Mottola, Santeramo e Canosa). Il centrodestra incassa Casarano, Tricase, Terlizzi e Giovinazzo, e sono così soltanto 4 ballottaggi su 13 (dopo aver conquistato al primo turno Sava e Castellaneta). Briciole per fittiani e berlusconiani, lontani gli anni delle “razzìe” di sindaci in lungo e largo. Civici invece i sindaci di Galatina e Palagiano. Sono stati i ballottaggi dei sorpassi: 8 casi su 14, specialisti i cinque stelle (tre su tre: avranno raccolto più facilmente dagli altri bacini elettorali fuori dal secondo turno), tre rimonte del centrosinistra, due delle civiche, zero del centrodestra.
Gongola ed esulta Emiliano: «La Puglia è l’unica regione italiana dove il centrosinistra nella sua struttura più classica vince dappertutto, vince anche a Lecce dove questo non era mai avvenuto. Questo significa che il Pd deve prendere atto che solo costruendo coalizioni di centrosinistra è possibile sconfiggere il centrodestra risorto e il M5S che altrimenti vincono». «Sono particolarmente felice - aggiunge il governatore pugliese e capofila della corrente pd Fronte democratico - per la città di Taranto perché la riunificazione del centrosinistra ha consentito la vittoria. Ripeto: in Puglia abbiamo vinto ovunque e questo è per me motivo di grande soddisfazione». «In Puglia - aggiunge Domenico De Santis, vicepresidente nazionale del Pd - il modello del Pd che si apre al civismo e alle forze più dinamiche della società ci fa vincere in tutti i grandi comuni. Su tutte, storiche vittorie a Lecce, Taranto, Molfetta e Martina Franca». Ma dalla viceministro renziana Teresa Bellanova (festante al comitato di Salvemini: «Carlo ha le carte in regola per rappresentare il futuro della città») al senatore Dario Stefàno («a Lecce avevamo l’obbligo di interrompere un lungo ciclo che ha incrostato le ambizioni della città») è un coro di toni trionfali.

La marcia a ranghi più o meno compatti del centrosinistra pugliese riafferma il ruolo delle coalizioni e del bipolarismo, elemento d’analisi che s’è consolidato (seppur con linee guida d’altro colore) anche su base nazionale. A Lecce e a Taranto l’ingranaggio è stato oliato tra un turno e l’altro con apparentamenti formali e intese informali. Quasi di scuola il caso del capoluogo salentino: cruciale, al punto da contribuire decisivamente a spostare l’ago della bilancia, l’apparentamento in scheda del centrosinistra con le liste di Alessandro Delli Noci. L’ex assessore della giunta Perrone (uscito anzitempo dalla giunta) al primo turno s’era presentato con una pattuglia di liste civiche e centriste (e con qualche pezzo di ex centrodestra) raccogliendo il 16,9%. Un’intesa d’acciaio: Delli Noci, come da annuncio a viso aperto d’una settimana fa, sarà vicesindaco. Un’operazione sponsorizzata con grande vigore da Emiliano (che con l’ex assessore ha un ottimo rapporto) e caldeggiata da tutti i vertici Pd. Certo, ora bisognerà lavorare di diplomazia e (di nuovo) di cemento e mattoni per ridisegnare il confine della coalizione: la maggioranza Salvemini–Delli Noci ha 14 consiglieri, il centrodestra ne piazza 17 e i cinque stelle sono a quota uno. Dunque, calcolando il voto in Consiglio del sindaco, occorre strappare al centrodestra due consiglieri per garantire i numeri in aula al governo Salvemini. Quadro più cristallino a Taranto: Melucci ha intascato il premio di maggioranza del 60%, perché nessuna coalizione al primo turno aveva superato il 50% (ai nastri di partenza c’erano del resto dieci candidati sindaco). Anche nel capoluogo jonico, tra un turno e l’altro, le diplomazie hanno lavorato di fino: ricucendo con le liste dell’ex Pd Piero Bitetti (apparentamento in scheda) e dell’ex capo della procura (candidato con la sinistra) Franco Sebastio, entrambi intorno al 9% dopo il set di due settimane fa.

E il centrodestra? Già da stamattina sarà tempo di analisi e - chissà - rese dei conti. Brucia soprattutto la débâcle di Lecce, storico fortino di Raffaele Fitto: per il centrosinistra è stata una specie di “presa del palazzo d’inverno”, non a caso.

Il presidente di Direzione Italia aveva benedetto la scelta unitaria (e senza quelle primarie sempre invocate) di Giliberti, giornalista all’esordio in politica, mettendo a tacere le ambizioni di assessori e colonnelli: la tensione tra le trincee fittiane è ora alle stelle. A poco è servito a Lecce serrare le file della coalizione, sancendo il patto con Forza Italia. Strategia alla fine utile, ma non fruttuosa fino in fondo anche a Taranto e in altre realtà. Da citare, per esempio e oltre all’emblematica Lecce, il caso Canosa: 45% al primo turno, Direzione Italia al 20%, ma sprint poderoso (e vittoria) del candidato cinque stelle (18% al primo turno). La Puglia ha una geografia politica in continua evoluzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA