Dalla 167 ai Salesiani «Salviamo dai pericoli le Coturnici in fuga»

Dalla 167 ai Salesiani «Salviamo dai pericoli le Coturnici in fuga»
di Leda CESARI
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Sabato 9 Febbraio 2019, 19:51
Il loro insolito passeggiare per le vie di Lecce non è l'effetto collaterale di chissà quale cambiamento climatico, anche se lo zampino dell'uomo c'è sempre dietro l'improvvisa comparsa di un numero imprecisato di Alectoris Chukar. Meglio noti come Coturnici della specie orientale, uccelli della famiglia dei fagiani avvistati  a partire dal 4 febbraio in una serie di luoghi cittadini. Non essendo infatti specie autoctona salentina la Coturnice italiana vive nelle zone collinari né il frutto di fenomeni migratori interrotti prima di giungere a destinazione, la spiegazione del loro improvviso arrivo in quel di Lecce può essere una soltanto: una fuga di massa da qualche voliera della zona dove i poveri uccelli saranno stati purtroppo rinchiusi a scopo venatorio prima di essere salvati dal Dio degli Animali, che di questi tempi spesso latita, purtroppo, ma stavolta no. Solo che adesso si pone il problema di come farli sopravvivere in una città che abbonda di gatti (per fortuna) e auto (per sfortuna), ma non di cibo adeguato.
«Questi uccelli sono abbastanza simili, per dimensioni, alle galline, e si nutrono appunto del grano destinato a loro - spiega Fabio Ippolito, esperto di fama nel settore dell'ornitologia e tra i curatori dell'Orto Botanico di Lecce - e gli amanti degli animali sono avvisati, anche perché, a quanto pare, sfamarli costa davvero poco: un poco di grano (mais: un euro al chilo) e un goccio d'acqua. Zona 167, via del Mare, Salesiani, villa comunale, poi anche centro storico. Negli ultimi giorni gli avvistamenti sono stati numerosi. La prima segnalazione è partita dall'ex assessore al Randagismo Andrea Guido - aggiunge Ippolito - poi è stata quasi una psicosi. Il che lascia intatto anche il mistero sul numero degli esemplari in giro: qualcuno dice tre, ma potrebbero anche essere di più. Sono animali comprensibilmente spaventati anche perché più che volare camminano - e prenderli è oggettivamente difficile e ci ha provato anche ieri un ornitologo, ma senza successo. Finora, nonostante le ripetute segnalazioni, nessuno è riuscito ad avvicinarne un esemplare a meno di cinque, sei metri. Vittime predestinate di qualche paladino della natura che le stava allevando per poi lanciarle nelle campagne e sparacchiarle?
«Quasi certamente - insiste Ippolito - perché non sono animali presenti nelle nostre campagne, né migrano cercando territori caldi quando cala il freddo, come invece avvenuto con le beccacce quando è arrivata la neve». Per ora le Coturnici, a quanto pare, stanno bene, ma potrebbero avere problemi per la penuria di cibo, i predatori naturali (leggi: gattacci), le macchine (non sono consapevoli della loro pericolosità).
Se qualcuno riuscisse per caso, ma proprio per caso a prenderne una, potrebbe metterla in una scatola di cartone e recarsi presso il Centro territoriale di accoglienza della fauna selvatica omeoterma (Cras Salento) di Calimera, dove oltre che per la fauna autoctona c'è sempre un posticino anche per quella esotica. E una postazione del Dio degli Animali, che in questo mondo ha vita sempre, sempre più difficile.
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