Dalla darsena alla sede:
ispezioni antimafia da Igeco
Verifiche su carte e appalti

Dalla darsena alla sede: ispezioni antimafia da Igeco Verifiche su carte e appalti
di Paola ANCORA
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Martedì 23 Gennaio 2018, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 17:59

San Cataldo e San Donato. Verifiche nei cantieri e negli appalti aggiudicati alla Igeco, colosso dell’imprenditoria salentina e nazionale. Ieri mattina presto è scattato l’intervento di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Dia, ispettori del lavoro e rappresentanti del Provveditorato regionale Opere pubbliche: l’operazione, frutto di un lungo lavoro di approfondimento e indagine, è stata richiesta dalla prefettura di Lecce, delegata a procedere da Roma, dove Igeco ha sede legale. Lo scopo è capire se nell’azienda della famiglia Ricchiuto vi siano state o vi siano infiltrazioni mafiose o se tutto si sia svolto regolarmente.
L’intervento scaturisce dalla mancanza della documentazione antimafia necessaria e richiesta per poter operare con la pubblica amministrazione. Il Gruppo Interforze per gli Appalti (Gia) passerà al setaccio ogni attività di Igeco: fatture, flussi bancari, contratti di lavoro, organico, subappalti e via dicendo. Una imponente mole di documenti e informazioni, vista l’ampia galassia di settori, interessi e partecipazioni societarie dell’azienda, operativa nel settore costruzioni, in quello dei trasporti – si pensi alla Sgm, a Lecce -, nei rifiuti e nella gestione delle attività portuali dalla nostra provincia al Veneto, passando per la Sardegna.
Entro un mese, le forze dell’ordine dovranno poi stilare una dettagliata relazione da consegnare al prefetto Claudio Palomba. È lui a coordinare il Gia: «Si tratta di un controllo ordinario - ha detto ieri - che rientra fra quelli previsti nelle prerogative e nei poteri della prefettura». E già tempo addietro, al termine dell’operazione “Coltura” che a Parabita ha sgominato il clan Giannelli, Palomba aveva sollecitato a Roma un accesso ispettivo nei confronti dell’azienda dei Ricchiuto.
Il rappresentante di governo dovrà infine decidere sul da farsi: se “autorizzare” il rilascio degli attestati mancanti oppure se richiedere una interdittiva antimafia. Al momento, come detto, l’azienda non possiede alcuna certificazione di questo tipo, nonostante le attività in corso e i cantieri di cui è aggiudicataria, non ultimo quello milionario per la messa in sicurezza e la riqualificazione della darsena di San Cataldo.
 
Non a caso, nel contratto stipulato con Igeco dal Comune capoluogo – sindaco Paolo Perrone, vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici, Gaetano Messuti – si specifica che nonostante le ripetute richieste inoltrate all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Banca Dati Nazionale Antimafia, attraverso il sistema Siceant, le pratiche su Igeco risultano ancora in fase di istruttoria, ferme negli uffici della prefettura di Roma. Quel contratto è stato stipulato a novembre del 2016, un anno dopo il blitz “Coltura” a Parabita che, grazie ai carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo, portò all’arresto di 22 persone, fra le quali l’allora vicesindaco e assessore Giuseppe Provenzano, il boss della Sacra Corona Unita Marco Giannelli e numerosi affiliati al clan. E da qui i primi spunti di approfondimento: siamo all’inizio del 2015; Giannelli e il suo braccio destro Orazio Mercuri erano dipendenti di Igeco, che a Parabita gestiva fino a pochi mesi fa la raccolta dei rifiuti.
Nei brogliacci delle intercettazioni raccolte dai carabinieri, proprio il boss – condannato a vent’anni – sollecitava il vicesindaco Provenzano a fare assumere anche un altro affiliato, Fernando Cataldi: “Là devono far entrare lui. La gara stanno facendo? Allora oggi o al più tardi lunedì, fai un salto e vai a trovare Peppe. Trovalo e digli “Ha detto Marco, là per il fatto della gara, devi infilare quello, subito”. Giannelli, Cataldi e Mercuri verranno condannati a 20, 7 e 14 anni di reclusione. Va aggiunto che Igeco non è mai stata sfiorata dall’inchiesta.
Dopo “Coltura”, che ha portato allo scioglimento del Comune di Parabita per infiltrazioni mafiose, la prefettura di Lecce chiede a Roma un intervento sull’azienda, senza ricevere risposta (ne parliamo nell’articolo della pagina accanto) e, nonostante la mancanza delle certificazioni antimafia, nulla impedisce dunque a Igeco di partecipare a gare e avvisi pubblici. A luglio del 2016, si aggiudica l’appalto per rimettere in sesto la darsena a San Cataldo. Lavori per 3,3 milioni di euro di risorse pubbliche, messe sul piatto dalla Regione. Il Comune, per prudenza, subordina l’efficacia dell’aggiudicazione definitiva «all’esito positivo delle certificazioni richieste», cioè quelle antimafia. Anche perché nel capitolato d’appalto predisposto dall’ente, si faceva espresso riferimento al protocollo d’intesa sottoscritto nel 2012 dall’allora sindaco Perrone con la prefettura e le associazioni di categoria degli imprenditori, in base al quale tutte le imprese partecipanti alle gare d’appalto, «pena di esclusione», avrebbero dovuto assumere l’impegno scritto – oltre alla presentazione delle certificazioni antimafia – di «salvaguardare l’attività della stazione appaltante nell’esecuzione dei lavori da eventuali tentativi di condizionamento, pressione o infiltrazione mafiosa».
La legge italiana impone comunque al Comune di procedere: non si può bloccare un’opera pubblica finanziata. E l’ente, «stante la necessità di rispettare i tempi imposti dall’ente finanziatore», stipula il contratto «anche in assenza del nulla osta antimafia»: scritto, nero su bianco.
Passerà ancora più di anno prima che Palazzo Carafa riesca a far partire i lavori, fra correzioni progettuali e autorizzazioni mancanti sulle quali più di un consigliere - uno su tutti, Giampaolo Scorrano - hanno chiesto lumi a più riprese. Nel frattempo, al Comune, è stato eletto un nuovo sindaco, Carlo Salvemini. Poco dopo l’insediamento, il primo cittadino interpella Palomba sull’assenza dei certificati antimafia per Igeco. La legge impone di andare avanti con l’appalto, ma il prefetto – che da oltre un anno e mezzo insiste con Roma per un pronunciamento su Igeco – è deciso ad andare fino in fondo. Il resto è cronaca di oggi.
 

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