Gasolio “sporco”
Eni: «Pronti ai rimborsi
per i danni alle auto»

Gasolio “sporco” Eni: «Pronti ai rimborsi per i danni alle auto»
di Maurizio TARANTINO
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Mercoledì 24 Gennaio 2018, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 11:31
Eni è pronta a rimborsare i proprietari di auto danneggiate dal gasolio “sporco”. Firmato: direttore commerciale della multinazionale, Paolo Grossi. «Siamo pronti a risarcire gli automobilisti se verificheremo le nostre responsabilità sulla lavorazione del carburante nella raffineria di Taranto».
La svolta è arrivata durante la trasmissione di “Mi manda RaiTre” andata in onda tre giorni fa dopo le segnalazioni, le denunce e le richieste di risarcimento avviate - da tutto il Salento (e non solo) dopo le migliaia di auto rimaste in panne nei giorni a cavallo tra dicembre e gennaio. Con danni fino a 1.500 euro per autovettura a causa, appunto, del gasolio “sporco” erogato dalle stazioni di servizio di mezza Puglia. Nel Leccese e nel Brindisino, innanzitutto.
Grossi, nel programma condotto da Salvo Sottile, è entrato per la prima volta nel merito delle responsabilità di quanto accaduto alle vetture diesel dopo il rifornimento nelle stazioni di servizio del territorio.
«Le nostre indagini - ha spiegato Grossi davanti alle telecamere - sono ancora in corso. Abbiamo avviato le analisi nel nostro centro di San Donato Milanese appena ricevute le prime segnalazioni: insieme ai risultati dei campioni effettuati da terzi, potremo chiarire le cause dei danni provocati ai motori a gasolio. Se Eni ha delle responsabilità, risarcirà senza problemi tutti i conducenti danneggiati davanti alla presentazione delle fatture relative alle riparazioni».
L’origine dei problemi, secondo il direttore commerciale, potrebbe essere legata ad una partita di carburante raffinato nell’impianto a Taranto «con sostanze inadatte, quello che tecnicamente si chiama particolato, alla combustione all’interno del motore. Da Taranto riforniamo circa 800 distributori - ha aggiunto Grossi - 300 a marchio Eni - gli altri di differenti operatori: questo vuol dire che mediamente, ogni giorno, effettuiamo circa 160mila “pieni” di carburante. Quello che è accaduto riguarda circa l’1 per mille delle vendite delle stazioni di servizio».
Una situazione emersa durante i rifornimenti dal 27 dicembre in poi e subito stigmatizzata dall’Assopetroli che raccoglie tutti i distributori di benzina.
«Abbiamo deciso di andare a fondo alla questione - sottolinea Francesco Albergo, direttore organizzativo per la Puglia - per evitare un danno di immagine e una richiesta di rimborso limitata ai soli distributori. Anche perché, tolta l’Eni, l’unica possibilità sarebbe stata che i 200 impianti dove si è verificato il problema avessero orchestrato una truffa tutti insieme, un fatto praticamente impossibile».
In una nota inviata subito dopo i primi incidenti la società aveva ribadito infatti la bontà della produzione. «Il gasolio spedito dalla raffineria di Taranto - si leggeva nella nota dei primi giorni di gennaio - rispetta tutti i requisiti di qualità previsti, per cui si esclude categoricamente che le presunte anomalie possano essere imputabili alla raffineria».
 
Invece i casi segnalati erano aumentati a dismisura tanto da causare una vera e propria psicosi intorno a Capodanno con gli automobilisti invitati a “sabotare” alcune stazioni di servizio “infedeli” pronte a servire gasolio “sporco”. A farne le spese, pompe del diesel e iniettori inservibili a causa dell’utilizzo di un carburante contaminato, non adatto, per caratteristiche, alle macchine di ultima generazione, in particolare con i cosiddetti motori common rail. Auto di grossa cilindrata in particolare, tipo Audi, Volkswagen o Bmw costrette a costose revisioni per sistemare il cuore dell’iniezione rovinata.
Un “pieno” quindi costato molto più salato ad almeno un migliaio di proprietari di vetture, in una geografia che spazia dal Capo di Leuca a Ceglie Messapica, sempre con la stessa modalità: auto in panne, ritiro col carro attrezzi e sostituzione delle parti danneggiate. Le spese vanno dalle 200 euro comprensive del carro attrezzi e della pulizia del serbatoio fino a 1.500 euro con interventi sugli iniettori.
Gli automobilisti, ricorrendo alle officine, una volta completate le operazioni di riparazione, si sono fatti consegnare il liquido incriminato per essere utilizzato nella richiesta di rimborso da avanzare ai distributori, che a loro volta, si rifaranno su Eni nei prossimi giorni.
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