«Il killer si trasforma in imprenditore» Il modello nell'operazione Labirinto

«Il killer si trasforma in imprenditore» Il modello nell'operazione Labirinto
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Sabato 21 Luglio 2018, 18:10 - Ultimo aggiornamento: 18:12

«La mafia diventa intellettuale e il killer si trasforma in imprenditore». La metamorfosi della criminalità organizzata nel Salento è ben tracciata dal dirigente della Dia di Lecce Carla Durante. Una criminalità che vuole entrare nell'economia.
E la conferma (l'ultima in ordine di tempo) alla sua tesi arriva dal maxi sequestro di qualche giorno fa. Società, immobili, investimenti, parco auto ed anche una Maserati coupè. Tutto sequestrato. Beni del valore di sei milioni di euro. Beni appartenenti a persone - dicono le carte dell'inchiesta dell'operazione Labirinto - legate alla Sacra corona unita. E che oggi rappresentano il volto nuovo della vecchia criminalità violenta e sanguinaria. Persone che hanno investito nelle società specializzate nelle scommesse, nei video giochi, in bar e nella torrefazione del caffè, come sul commercio all'ingrosso del pesce, nella ristorazione, nella security dei locali e nel commercio delle carni.
Sembra calarsi perfettamente nel nuovo approccio alle indagini, indagini economico-finanzieri sugli investimenti della Scu, l'inchiesta del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Valeria Farina Valaori, e dei carabinieri del Ros.
Hanno fatto i conti in tasca a Saulle Politi, 46 anni, di Monteroni; a Davide Quintana, 37 anni, di Gallipoli; ed a Fabio Rizzo, 48 anni, di Lecce: gli accertamenti si sono concentrati sui redditi dichiarati da queste persone e dai loro parenti. E sul valore degli investimenti, degli acquisiti e del tenore di vita.
I conti non sono tornati. E sono arrivati i sigilli. Perché stiamo parlando di indagati che rispondono di associazione mafiosa finalizzata a commettere «estorsioni, tentate estorsioni, esecuzione e programmazione di atti intimidatori, agguati, traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio, onde acquisire la gestione delle relative attività illecite, il controllo di una serie di attività lecite (la gestione del settore ittico sul territorio di Gallipoli e del servizio di security presso i locali della zona di Gallipoli) e così da realizzare profitti e vantaggi ingiusti».
Dunque, torna il sospetto dell'infiltrazione nell'economia sana di capitali illeciti portati da persone legate alla Sacra corona unita. Da qui i sigilli ai beni. A Politi sono state sequestrate le società ed i locali dei centri scommesse e delle slot machine, bar e la torrefazione Politi Caffè. Un prodotto, quest'ultimo, che si sta diffondendo a macchia d'olio nel Salento.
A Quintana le azienda con cui avrebbe preso le redine del mercato ittico gallipolino. Un'eredità - si trova scritto nelle carte - arrivata dal clan Padovano smembrata dalla faida interna e dalla ripetuta azione dell'autorità giudiziaria. E' sua, di Quintana, la Maserati coupè sequestrata insieme agli altri beni.
Il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, a firma del giudice per le indagini preliminari, Antonia Martalò, ha bloccato anche le due società di commercio carni riconducibili a Fabio Rizzo.
La particolarità di questi sequestri sta nel fatto anche che siano avvenuti a dieci giorni dal blitz della stessa inchiesta.

Quello con 32 arresti: un segnale della priorità che la Procura vuole dare a questa azione di contrasto alla criminalità organizzata.

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