«Uno zio fantastico: a 4 anni mi insegnò a nuotare a Leuca»

«Uno zio fantastico: a 4 anni mi insegnò a nuotare a Leuca»
di Donato NUZZACI
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Sabato 3 Febbraio 2018, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 14:08
«È una giornata particolare, siamo pieni di gioia. Forse non stiamo capendo appieno quello che sta succedendo, ma è una cosa bellissima». Si commuovono i fratelli di don Tonino Bello, Trifone (80 anni) e Marcello (78 anni), insieme al nipote Stefano 44enne, seduti in prima fila sui banchi della Cattedrale di Ugento. Aspettano con trepidazione la conferma della notizia della visita del Papa da parte del vescovo Angiuli, che verrà ad Alessano per pregare sulla tomba del proprio caro. E quando arriva l’ufficialità, l’applauso è scrosciante e le campane della chiesa ugentina e quelle dell’intera diocesi cominciano a suonare a festa. Trifone, ex bancario, si lascia andare e ricorda quel giorno di settembre di 36 anni fa quando con l’intera famiglia si recarono nella stessa cattedrale ugentina per ascoltare l’annuncio dell’ordinazione a vescovo di Don Tonino. Poi è Marcello ad intervenire col microfono dal tavolo sistemato vicino all’altare: «Tonino amava tantissimo la sua gente e ha sempre lavorato per stare accanto alla sua comunità». Scandisce poche parole ma commosse. Anche Stefano, nipote di don Tonino Bello e figlio di Marcello, ricorda tanti aneddoti vissuti con lo zio fino all’età di 20 anni e ama citare una delle sue più significative frasi: «Credo che la più bella citazione sia stata quella pronunciata dallo zio Tonino durante la prima omelia da vescovo nella chiesa di Alessano. “Grazie terra mia povera, che mi hai fatto nascere povero, così da capire, come meglio dispormi ad aiutare i poveri”, disse e cominciò in questo modo il suo lungo e intenso viaggio pastorale».
I familiari di don Tonino si dicono pronti dunque ad abbracciare Papa Francesco: «Sapere della visita del Santo Padre, una persona così attenta ai rifugiati e che si è tanto speso e per l’accoglienza, è motivo di grande gioia», dice Stefano Bello, «ascolteremo le sue parole e speriamo che arrivino in cielo fino a zio Tonino. Sono due persone molto simili, molto uguali nella loro azione». Sono tanti gli episodi che percorrono la memoria di Stefano: «L’ho vissuto bene, è lo zio che tutti vorrebbero avere. Ti concedeva di tutto. A 14 anni mi ha istruito a guidare la macchina, la mitica Ritmo blu, a 4 anni mi ha insegnato a nuotare nel mare di Santa Maria di Leuca. Prima mi portava sulle spalle, poi un giorno quando ha ritenuto che io fossi pronto per affrontare il mare con uno scatto di reni si è liberato della sua presenza e mi ha lasciato da solo in mare. A quel punto, ho cominciato ad esultare contentissimo. E poi quelle gare di nuoto con lo zio, vinceva sempre lui… Riguardo al latino, una cosa mi colpiva ogni volta: nonostante mio padre gli chiedeva di insegnarmelo, lui finiva sempre per dettarmi a libro aperto e senza vocabolario la traduzione delle versioni. Poi però a scuola l’insegnante si accorgeva subito della mano dello zio». Durante il decennio molfettese, don Tonino ebbe una grande visibilità e, racconta sempre Stefano, «ebbe modo di mettere a frutto quelle che erano le sue azioni e le idee maturate nel tempo. Veniva a trovarci ad Alessano una volta ogni una-due settimane insieme a 4-5 sacerdoti».
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