L’urlo della madre del ferito:
«Maledetto chi ha causato tutto questo dolore»

L’urlo della madre del ferito: «Maledetto chi ha causato tutto questo dolore»
di Maurizio TARANTINO
4 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Agosto 2017, 22:57 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 16:26
«Io lo maledico, dovunque lui sia, per il dolore che ha causato alla mia famiglia, alla famiglia di Gisele e a quella di Ivan che hanno perso la vita». È uno strazio senza misura quello gridato da Maria Rosaria Passaseo, arrivato al termine di una giornata terribile, in cui ha potuto vedere il corpo senza vita di Jasmine Giselle Cherre Quintero, fidanzata del figlio, Luigi Ruberti, al termine di un incidente terribile avvenuto sulla statale 274 nella notte tra sabato e domenica.
Non fa il nome, ma il riferimento è all’autista della Porsche. Un urlo di dolore lancinante, quello della donna, rivolto al conducente della Porsche, un 38enne di Zollino, che in un attimo ha spezzato i sogni di tre ragazzi, distruggendo altrettante famiglie e gettando nello sconforto le comunità di Gagliano del Capo e Matino. «Chi ha fatto questo deve sapere chi era Gisele, chi era Ivan - continua la donna, in preda ad una commozione mai trattenuta - e chi è mio figlio, l’unico a salvarsi, ma che porterà con sé i segni di quella notte orrenda. Gisele era l’amore della vita di Luigi, ma era diventata anche mia figlia, una ragazza straordinaria, che amavamo tantissimo e che un atto sconsiderato ci ha portato via».
La donna non si dà pace, non accetta il destino arrivato come un macigno a spazzare via i sogni del futuro e a rendere i giorni a venire, inaccettabili e tristi: «Ivan - continua - era un amico carissimo di Luigi, rispettoso, sempre educato con un’attenzione e un riguardo impeccabile». Il 23enne matinese è morto per lo schianto: il corpo, carbonizzato e senza forma, è stato restituito alla famiglia, arrivata da Matino senza più lacrime da piangere. Gisele invece aveva la testa rotta, ma era quasi la stessa bellissima ragazza di sempre. Si era trasferita a Gagliano dopo che la madre, di origine ecuadoriana, aveva accettato un lavoro a Roma. «Era venuta a vivere a casa nostra - racconta la signora Passaseo - ormai da un paio d’anni. Aveva la sua stanza e, per me e mio marito, era come se fosse nostra. Nessun eccesso, a stento un’aranciata. Ragazzi bravissimi, che avevano tante passioni e che chiedevano soltanto di costruirsi una vita insieme».
 
I numeri asettici parlano di due morti, due 23enni deceduti a causa dello scontro con la Porsche che, secondo le testimonianze, andava ad una velocità elevatissima e che avrebbe invaso la corsia opposta, provocando lo scontro.
Un frontale terribile in cui la Yaris ha avuto la peggio, carambolando fuori dalla carreggiata e incendiandosi subito dopo: Ivan De Blasi, il conducente alla guida del veicolo e Gisele sono morti quasi subito. Luigi deve la vita ad un soccorritore accorso appena accaduto l’incidente, avvenuto a poca distanza da casa sua: ha visto che il 28enne di Gagliano del Capo era ancora vigile, seppure stordito dallo scontro, e l’ha tirato fuori poco prima che la macchina si incendiasse del tutto. Adesso è in ospedale, ricoverato per le bruciature ad un piede, il trauma ad una vertebra e con un polmone perforato. Ma i suoi genitori sono ancora più severi. Raccontano di essere rimasti senza notizie per diverse ore: «Mio figlio era abituato ad avvisarci, a dirci se faceva ritardo. Dopo le tre abbiamo iniziato a chiamare i telefonini ma senza risultato. A quel punto abbiamo contattato ospedali, carabinieri dei Comuni vicini, fino a quando da Taviano ci hanno detto quello che era successo. Fino alle sette siamo rimasti senza conoscere la verità. Nessuno ci ha informato».
Adesso il dolore più grande è quello per la perdita di Gisele e il pensiero è sempre rivolto a quello che i prossimi giorni riserveranno al figlio: «Luigi si è accorto subito di quello che stava succedendo - spiega la madre - mi ha detto che si sentiva come se fosse in una bara, fermo, impossibilitato a muoversi, sembrava che tutto il mondo fosse pronto a crollare. Abbiamo aspettato un giorno prima di dirgli la verità, ma Luigi aveva già capito tutto. Ci guardava e piangeva. La sua, la nostra Gisele non c’era più».
© RIPRODUZIONE RISERVATA