Premio a Salvemini, è guerra
Centrodestra: «Ricorso certo e noi fuori dall’Assemblea»

Premio a Salvemini, è guerra Centrodestra: «Ricorso certo e noi fuori dall’Assemblea»
di Paola ANCORA
4 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Luglio 2017, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 14:42

Verrà messa in campo una batteria di ricorsi al Tar. Da parte della coalizione, delle singole liste e dei candidati rimasti esclusi dal Consiglio comunale. Non solo. Direzione Italia, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega presenteranno una interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Marco Minniti e alcuni esponenti del centrodestra sono anche pronti a ricorrere in sede penale e civile contro la decisione assunta dalla Commissione elettorale presieduta dal giudice Alcide Maritati, che ha assegnato al centrosinistra e al sindaco Carlo Salvemini il premio di maggioranza e, dunque, 20 seggi sui 32 complessivi del Consiglio comunale. Ci sarà poi anche una battaglia mediatico-politica da parte della opposizione, un Aventino in salsa leccese: i consiglieri sono pronti ad abbandonare l’Aula, disconoscendo pubblicamente la legittimità dell’assemblea e rinunciando al gettone di presenza. Proposta, questa, avanzata dal già sindaco, oggi consigliere comunale, Paolo Perrone e dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Saverio Congedo al vertice di ieri in via Oberdan.
Un vertice durato oltre due ore e che ha riunito, nella sede provinciale di Direzione Italia, i consiglieri eletti e alcuni fra i candidati dei quali, fino a qualche ora fa, si dava per scontata l’elezione in Consiglio: Perrone, come detto, e poi Mauro Giliberti, Gaetano Messuti, Andrea Guido, Luciano Battista, Pierpaolo Signore, Antonio Finamore, ma anche gli esclusi Angelo Tondo e Laura Calò, insieme a Congedo e al parlamentare di Direzione Italia Roberto Marti. Al termine, il gruppo ha diramato un comunicato stampa, nel quale si definisce «una prevaricazione di tipo politico giuridico» la decisione assunta dalla Commissione elettorale, che depositerà verbale e motivazioni della scelta in prefettura e a Palazzo Carafa soltanto la settimana prossima.
 
Secondo il centrodestra, su questa decisione «non sarebbe possibile alcun commento che prescinda da una battaglia civile a tutela dei cittadini leccesi che hanno chiaramente scelto i loro rappresentanti in Consiglio comunale. La questione – hanno sottolineato - è molto più importante delle sorti dei singoli candidati. Dai dati comunicati dai nostri rappresentanti di lista sempre presenti in commissione, la coalizione di centrodestra ha ottenuto il 52,4% dei voti di lista e il 50,656% dei voti validi (26.715 su 50.2738), superando dunque qualunque dubbio sulla composizione del Consiglio comunale e creando la condizione ostativa alla attribuzione del premio di maggioranza a Salvemini». Il conteggio dei voti al quale il centrodestra fa espresso riferimento è riferito, però, al solo primo turno di voto, ignorando il ballottaggio. Una impostazione che non è detto la Commissione elettorale abbia condiviso, anche alla luce delle sentenze di Cassazione e Consiglio di Stato “piovute” sui Comuni italiani negli anni passati.
«La legge, la giurisprudenza e i dati – insiste il centrodestra - parlerebbero dunque chiaro, anzi chiarissimo. Abbiamo già messo all’opera un ampio pool di avvocati (del quale, secondo prime indiscrezioni, farebbero parte Daniele Montinaro, Luciano Ancora, Francesco Baldassarre e Pietro Quinto, ndr) ai quali affideremo le nostre posizioni in seno agli organi di giustizia amministrativa e in ogni altra sede competente».
Così, mentre il sindaco Salvemini si prepara a presentare la Giunta alla città, la tensione nel centrodestra continua a salire. «Vi pare una bella pagina di politica quella che stiamo vivendo?» ha detto sulle scale della palazzina di via Oberdan il consigliere Perrone, mentre Messuti ha chiarito di ritenere «un esercizio utile alla democrazia, il poter legittimamente tutelare le nostre ragioni in tribunale, anche in sede civile».

Più cauti Tondo - «sono curioso di leggere le motivazioni della Commissione» - e il parlamentare Marti, che ha evidenziato che «la democrazia ha le sue regole e la legge è controversa, ma permette il voto disgiunto e i due turni di voto. Mi dispiace constatare che chi ha ottenuto tanti voti non siederà in Consiglio, ma sono cose che accadono in democrazia, ad ogni livello istituzionale. Non possiamo fare altro - ha concluso - che aspettare le motivazioni della Commissione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA