La Regione bacchetta la Asl: «Lecce spendacciona»

La Regione bacchetta la Asl: «Lecce spendacciona»
di Maddalena MONGIÒ
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Domenica 24 Settembre 2017, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:42

«Troppo spendaccioni, tagliate subito gli acquisti». Bisogna risparmiare e non poco. Maglia nera per l’Asl di Lecce sulla spesa dei dispositivi medici. Prima in Puglia per l’acquisto dei prodotti contenuti sotto questa voce che comprende un lungo elenco: dalla carrozzina al passeggino per diversamente abili passando per siringhe e materassi antidecubito (giusto per citare alcuni dei prodotti). Per il 2017 il tetto è ancora al rialzo con la Regione lo segnala con il pennarello rosso.
Lo certifica, nero su bianco, un atto di determina del direttore del Dipartimento della Salute, Giancarlo Ruscitti. Su una spesa complessiva, per l’anno 2016, di 448 milioni e 26mila euro l’Asl Lecce si è preso il 21 per cento della torta spendendo 94 milioni e 937mila euro, seguita dalla Asl di Bari che ha speso il 18 per cento dell’intero ammontare (81 milioni e 834mila euro). In terza posizione la Asl di Taranto che ha inciso per il 13 per cento (60 milioni circa), seguita da quella di Brindisi che ha speso poco più del 10 per cento dell’intera “torta” (45 milioni), poi la Bat con il 7 per cento (31 milioni) e infine Foggia con il 5 per cento (24 milioni e 868.000 euro).
Per fermare l’emorragia Ruscitti ha fissato i tetti per il 2017 e Asl Lecce parte da un dato doppio rispetto al budget. A fronte dei circa 95 milioni spesi nel 2016, la Regione ha fissato un contenimento della spesa che, tra protesi e ausili vari, è stato fissato a 51 milioni e 88mila euro.
Una cifra che, con l’indicazione di Ruscitti arrivata lo scorso agosto, sarà difficile rispettare visto che siamo a settembre e le spese sono state in gran parte già attivate. La differenza tra quanto dovrebbe spendere e quanto ha speso nel 2016 è notevole: circa 44 milioni. Dunque, l’Asl di Lecce è tenuta a dimezzare le spese.
Nel complesso l’auspicio della Regione è quello di passare dai 448 milioni e spiccioli spesi nel 2016 a 326.012.000 per il 2017 di cui 246.225.000 andrebbero alle Asl e la differenza (79 milioni e 787mila euro) alle Aziende ospedaliere e agli Irccs. Premesso che la spesa er dispositivi medici non dovrebbe superare il tetto del 4,4 per cento della spesa sanitaria, nel 2016 qui 448 milioni e spiccioli hanno comportato uno sforamento del tetto pari al 40 per cento.
 
La panacea dovrebbe essere la Centrale Unica Acquisti che fa storcere il naso al sindacato dei fornitori sanitari, ossia ad Aforp, per i limiti alla partecipazione delle imprese medio-piccole che la concentrazione degli acquisti comporta. In realtà la macchina non è perfettamente funzionante al punto che su protesi e ausili la fa da padrone il nomenclatore tariffario in vigore dal 1999 perché quello rivisto nel 2017 ancora non ha il tariffario pronto. Si viaggia con i prezzi che furono e non è un vantaggio perché tanti prodotti sono ormai a un prezzo di mercato anche dimezzato rispetto a quel vecchio elenco.
Nel frattempo, si accumulano carte. A febbraio 2017 la Giunta regionale ha varato la Rete regionale per la Dispositivo vigilanza costituita dai responsabili delle Aziende sanitarie locali, delle Aziende ospedaliero universitarie, degli Irccs pubblici e privati e degli Enti ecclesiastici della Regione e coordinata dal Servizio politiche del farmaco della sezione Risorse strumentali e tecnologiche».
Sempre con questa delibera la Regione ha disposto che i «direttori generali delle suddette Aziende provvedano entro il termine di 30 giorni dalla notifica della presente a nominare il responsabile aziendale della Dispositivo vigilanza tra le professionalità con specifica competenza in materia».
 

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