Lasim, gioiello del Salento
«Ma gli operai specializzati
dobbiamo cercarli al Nord»

Lasim, gioiello del Salento «Ma gli operai specializzati dobbiamo cercarli al Nord»
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 20 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:17
Durante la crisi non ha licenziato o tagliato i salari, ma ha semplicemente investito e, oggi, è diventata la numero uno. Cuore pulsante dell’indotto Fca nel Salento, Lasim spa balza nel limbo del made in Italy con risultati certificati che, tuttavia, il territorio non può sfruttare al meglio perché è incapace di fornire all’azienda le figure qualificate e specializzate di cui necessita e che, racconta l’amministratore Giampiero Fedele, è costretta a cercare al nord. «Qui non c’è specializzazione - dice - e c’è un’Università che non porta gente formata.
Il paradosso è tale da frenare le ambizioni territoriali, ma, almeno in parte, anche quelle aziendali tutte protese all’ulteriore consolidamento di un business interamente realizzato in loco che, fin qui, ha prodotto effetti visibili anche dal punto di vista materiale. Due stabilimenti nell’area nord della zona industriale di Lecce-Surbo, per complessivi 35mila metri quadri, distanti poco l’uno dall’altro, a pochi passi da Cnh. Coperta e non coperta, la superficie aziendale misura in tutto 135mila quadri. Oltre 340 sono i dipendenti. Un ufficio anche a Torino e uno stabilimento da poco aperto anche ad Atessa, vicino a Val di Sangro, dove si produce il Ducato, che, però, per ora fa da deposito. Da tre anni Lasim riceve il premio “Industria Felix” come “regina” di Puglia e, solo qualche giorno fa, il settimanale “L’Economia” del Corriere della Sera l’ha inserita nella top ten del made in Italy per rating (“A”) e al 53esimo posto fra le migliori 500 aziende italiane (scelte su una base di 15mila imprese), con un fatturato pari a 80,4 milioni di euro.
Ma se bastassero i numeri avremmo già finito di raccontare questa storia di successo. Il segreto dell’ascesa di Lasim è, infatti, dentro la fabbrica. È, in particolare, nello stabilimento “2”, rilevato da Fiat nel ‘92, che Fedele ha messo il turbo. Il soffitto è a quasi 20 metri, lo spazio è luminoso. Varcata la soglia d’ingresso, un cartello in alto ruba lo sguardo: “Team: i grandi obiettivi si raggiungono in squadra”. Giampiero Fedele scende rapidamente dal piano ufficio e, accennando un sorriso, dice subito: «Capito? Questo è il nostro spirito». Il rumore è intenso e il passo è spedito fra le gabbie colorate che racchiudono i macchinari e all’esterno delle quali operano i tecnici, distribuiti a decine lungo i corridoi tracciati sul pavimento. Qui, ogni giorno, vengono “sfornati” circa 4mila componenti forniti, primo fra gli altri, allo stabilimento Fca di Melfi. Lasim produce particolari stampati, vale a dire tutti quei prodotti ricavati dalla lavorazione della lamiera che compongono la struttura dei mezzi dell’intera gamma Fca. Ma non solo, i prodotti finiti esposti proprio all’ingresso riportano anche targhette Peugeot, Renault, Bmw, Audi, Volkswagen ed altri “big” che l’azienda fornisce non direttamente ma attraverso Vestalpin o Arcelor Mittal per esempio. Ma Lasim fornisce anche General Motors. È il Tailored Blank la tecnologia che ha fatto compiere all’azienda il salto di qualità non più di dieci anni fa e che la rende unica in Italia ed esclusiva in ambito europeo. «Se oggi riusciamo a competere a grandi livelli – dice fedele - è proprio grazie all’acquisto di questa tecnologia di saldatura laser di lamiere con spessori diversi». Lo stabilimento è integrato verticalmente attraverso i quattro reparti di stampaggio blanks, saldatura laser, presse transfer e lastratura. Ad arricchirlo, c’è, poi, un magazzino completamente automatizzato di 3mila metri quadri.
Tutto è pensato per aumentare l’efficienza produttiva. E, applicato, da quattro anni, all’obiettivo contribuisce il Word Class Manifacturing attraverso l’eliminazione di tutti gli sprechi produttivi. Nello stabilimento “1”, quello originario, con 150 operai, le regole non cambiano. I macchinari sono meno nuovi e il processo di produzione «è un po’ più lento, perché qui ci sono le presse tradizionali robotizzate, occorrono più passaggi per realizzare il prodotto finito», spiega Enrico Rolli, responsabile di produzione dello stabilimento, che poi indica l’attrezzeria, il luogo in cui gli stampi che hanno anomalie vengono ripristinati.
«In questa azienda tutti lavoriamo ognuno per l’altro con obiettivo di crescere insieme. Io – racconta Giovanni Ricchiuto, in Lasim da 44 anni e oggi responsabile vendite - sono nato qui. Lasim è una scommessa vinta. All’inizio abbiamo arrancato un po’ poi non ci siamo più fermati e ci stiamo attrezzando, guardando anche ad altri segmenti produttivi, per affrontare ogni eventuale difficoltà che il futuro vorrà riservarci». Fedele lo ringrazia e parla con entusiasmo del lavoro di tutti i suoi operai. Poi si avvia all’uscita e quando vede passare un operaio in divisa con scopa e paletta, si ferma e dice: «Vedete, è esattamente questo l’atteggiamento delle persone di questa fabbrica. Ognuno ne ha cura come fosse la propria casa».
 
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