«Le nostre luminarie usate senza permesso»: De Cagna diffida Dolce & Gabbana

«Le nostre luminarie usate senza permesso»: De Cagna diffida Dolce & Gabbana
di Francesco DE PASCALIS
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Martedì 15 Maggio 2018, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 20:48

Foto ed immagini delle splendide installazione luminose realizzate dalla LCDC dei fratelli De Cagna, azienda di Scorrano tra i marchi leader delle luminarie in Italia ed in Europa, sulle confezioni regalo di Dolce&Gabbana in distribuzione presso i magazzini Harrods di Londra.
E scoppia il contenzioso legale tra l’azienda di Scorrano ed il noto brand planetario del settore moda. La notizia è di quelle che con ogni probabilità farà il giro del pianeta, oltre a far discutere gli esperti di marketing e non solo loro. La denuncia risale a novembre scorso quando a Giuseppe De Cagna, primogenito della storica famiglia di paratori che fa capo a Cesario storico fondatore della LCDC, arrivarono le prime segnalazioni di uso di foto che ritraevano le sue arco strutture luminose dal Regno Unito. Su buste regalo in carta di prima qualità, c'erano infatti stampate foto in alta risoluzione dell’“Olimpo”, la paratura in led, realizzata dai De Cagna in occasione dell’ultima edizione della Festa di "Santa Domenica" di Scorrano, che ogni anno richiama migliaia di turisti e i principali big di settore.

 

A pochi giorni dalle feste Natalizie i De cagna riscontrano che diverse foto delle loro creazioni di luce, senza alcuna autorizzazione, erano diventate grandi pannelli pubblicitari accanto a carretti e prodotti tipici della Sicilia. Immediate quindi partirono da parte dell’ufficio legale dell’azienda ben due diffide indirizzate alla nota casa di moda. A impacchettare e spedire la lettera legale di richiamo fu l’avvocato Alfonso Parente Stefanizzi. Diffide che è bene ricordarlo ad ora non hanno sortito alcun effetto. Ma la battaglia dei De Cagna non si è certamente arrestata tanto che nei prossimi giorni sarà spedita a D&G la terza lettera di diffida.

«Se anche questo tentativo non dovesse andare a buon fine - spiegano dall'azienda - partirà un’azione legale per risarcimento danni presso il tribunale delle imprese di Milano. Una richiesta da noi non ancora precisamente quantificata, ma che i nostri esperti ipotizzano possa aggirarsi nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro».

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