Programma di Salvemini: è lite, Consiglio a rischio. Il centrodestra contro Povero

Programma di Salvemini: è lite, Consiglio a rischio. Il centrodestra contro Povero
di Francesca SOZZO
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Mercoledì 21 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 20:24
Discussione delle linee programmatiche in consiglio comunale alla luce della nuova maggioranza. La richiesta è stata protocollata dai capigruppo del centrodestra e non è detto che approderà in Aula. «Vedremo, è una richiesta un po’ anomala rispetto a ciò che prevede il Tuel», liquida la vicenda il presidente del Consiglio Paola Povero. Animi tesi a Palazzo Carafa, forse al netto del primo cittadino Carlo salvemini che va avanti per la sua strada. E sullo sfondo il Patto per la città finito anche nel fuoco incrociato di Liberi e Uguali e Partito Democratico.
Ieri pomeriggio si è tenuta una nuova conferenza dei capigruppo che hanno protocollato la richiesta - dopo la revoca della precedente - di discutere alla luce della decisione del Consiglio di Stato delle linee programmatiche in Aula. E in maniera del tutto «serena a propositiva», assicurano dal centrodestra. Ma i capigruppo di Fratelli d’Italia, Direzione Italia, Lecce città del Mondo e Forza Italia si sono visti fare spallucce e «chiudere la porta in faccia». «Altro che dialogo», tuonano.
«Inopinatamente e in spregio a qualsivoglia rapporto di correttezza e lealtá istituzionale, si è registrata una ferma resistenza, invocando cavilli privi di pregio - ha dichiarato Bernardo Monticelli Cuggiò, primo firmatatario della proposta - È di tutta evidenza che si intende evitare qualsivoglia ipotesi di dialogo nell’interesse della comunità, mortificando le funzioni del consiglio Comunale dove si celebrano i momenti più alti della democrazia. Non possiamo che prenderne atto ma la responsabilità di un eventuale fallimento, che penalizzerebbe la città e i cittadini, sará di altri». «“Si parla bene e si razzola male” - è invece il commento del capogruppo Dit Angelo Tondo - Il centrosinistra fa finta di ricercare il dialogo per il bene della città ma sostanzialmente vuole solo l’appiattimento di qualche consigliere comunale sul programma del centrosinistra».
«Aspettiamo una risposta ufficiale - dichiara Michele Giordano (FdI) - così come ufficiale è la nostra richiesta». Secondo il centrodestra infatti l’atteggiamento dell’amministrazione comunale esprime più chiusura che dialogo, d’altronde il consiglio comunale - ribadiscono - oggi è diverso anche da quello che preso atto delle linee programmatiche presentate dal sindaco dopo il suo insediamento.
«Ne vogliamo almeno parlare? - prosegue Giordano - Salvemini non può fare finta di non vedere una nuova maggioranza. Se ha scelto gli strumenti di inciucio piuttosto che più elegantemente rispondere al cittadino-elettore andando in consiglio, discutendo e confrontandosi, si scelgono delle scorciatoie». Se la discussione non approderà in Aula si andrà certamente in rotta di collisione. «Non vogliamo mettere in discussione le linee programmatiche - ha chiarito Luciano Battista (FI), lui stesso (riferito al sindaco) ha detto che possono essere implementate, per questo noi abbiamo cercato una forma di dialogo che ad oggi si presenta di totale chiusura nei confronti di una maggioranza che forse lui non vede. L’anatra zoppa - conclude Battista - è regolamentata da leggi e prevede una maggioranza diversa con la quale si deve dialogare e che può dare una forma di governabilità a questa amministrazione. Se lui non vuole farlo se ne prenderà le responsabilità». Intanto da Palazzo Carafa non filtra alcuna dichiarazione, ma sono tanti i consiglieri della “minoranza” di governo che ricordano al centrodestra di «avere i numeri e gli strumenti per far cadere il governo Salvemini. Facciano una mozione di sfiducia e lo mandino a casa». 
E mentre si aspetta la risposta del presidente del Consiglio Paola Povero, nei corridoi di Palazzo e in strada si continua a discutere sul possibile accordo sul Patto per la Città che Salvemini ha proposto alle civiche Lecce città del Mondo e Grande Lecce, la lista che fa riferimento al senatore Roberto Marti. I consiglieri comunali della lista dicono che a decidere se firmare o meno questo governo di scopo fino al 2020 sarà il senatore. Condizione, questa, che fa sorridere Ernesto Abaterusso che parla di «imbarazzante balletto» e di «immagine falsa costruita. Salvemini sta diventando campione della politica del trasformismo». In nome del bene della città «sta siglando un patto con il senatore Marti, massimo esponente in Puglia della Lega di Salvini. Non è per fare questo che fu proposto candidato sindaco, non è per fare questo che fu votato sindaco».
Ma a fare scudo al primo cittadino ci pensa il Partito Democratico secondo cui individuare «una nuova maggioranza politica in Consiglio» è strada più che legittima e “indicata” dal Consiglio di Stato. Una strada «chiara e condivisa fatta di riunioni a porte aperte, per il segretario cittadino del Pd Maurizio Deta. «Ci dispiace constatare è che, probabilmente al consigliere Abaterusso, non interessa quel che sta accadendo in città in questo momento: Lecce è protagonista di un cambiamento che i cittadini aspettavano da tempo. Un commissariamento, avrebbe congelato qualsiasi progetto e scelta programmatica, mandando la città in stallo per oltre un anno. Una condizione che il Pd Lecce vuole assolutamente scongiurare».
«Salvemini - aggiunge Federico Massa - sta agendo nella massima trasparenza, rifuggendo da trattative riservate su posti, potere, scambi di favore; se non ci saranno le condizioni sarà Carlo per primo, ne sono convinto, a dare lo stop. È auspicabile che le forze della coalizione, a partire dal Pd della città, ne discutano apertamente e diano il loro contributo per una soluzione possibile. Altrimenti, si torna al voto senza paura». 
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