Corteo "No Tap", città devastata: scritte su muri e auto, petardi contro la polizia. Imbrattati Apollo e le Poste

Corteo "No Tap", città devastata: scritte su muri e auto, petardi contro la polizia. Imbrattati Apollo e le Poste
di Valeria BLANCO
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Venerdì 16 Marzo 2018, 21:06 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 20:31

Se l’intento era quello di bloccare la città, ci sono riusciti: qualche centinaio di attivisti No Tap (150 secondo la Questura) ha tenuto sotto scacco il centro di Lecce dalle 17 - orario in cui il corteo è partito dalla stazione - fino alle 20.30, quando è approdato in piazza Sant’Oronzo. Enorme il dispiegamento di forze dell’ordine tra poliziotti e carabinieri, in borghese e in tenuta antisommossa, uomini della Digos, della Scientifica, unità cinofile e antiterrorismo e anche un elicottero: ci si aspettava un afflusso di manifestanti più massiccio. Quello che non ci si aspettava, invece, era la devastazione della città: non c’è un muro di palazzo antico o moderno che non sia stato imbrattato da scritte di protesta in vernice rossa e spray nero lungo tutto il tragitto del corteo, da viale Oronzo Quarta a via Duca degli Abruzzi, viale Otranto, via Cavallotti e via Trinchese. Tanti anche i manifesti che invitano al «sabotaggio dei collaboratori di Tap», ditte che lavorano nel cantiere e i cui loghi erano riportati anche in calce a un volantino distribuito ai passanti.
Dalla furia della protesta non sono stati risparmiati nemmeno i palazzi storici, come quello delle Poste centrali di via Cavallotti, e il bianchissimo muro del teatro Apollo, restaurato da poco più di un anno. E mentre su quest’ultimo campeggiano tre grandi scritte “No Tap”, sul primo edificio la fantasia dei manifestanti si è sbizzarrita. «Lo stupratore non è un malato, ma è il figlio sano del patriarcato», recita uno slogan che occupa diversi metri sull’intonaco dell’edificio.
La manifestazione - che proseguirà domani a mezzogiorno con un pranzo sociale e poi in serata con un concerto al presidio di San Basilio - è stata organizzata dai No Tap a un anno esatto dall’avvio dei lavori di costruzione del gasdotto che approderà sulle coste di Melendugno. Una sorta di cerimonia per celebrare un anno di lotta in cui non sono mancati momenti di tensione. In testa al camioncino che guidava il corteo, una foto di Angelica Greco, l’attivista di 25 anni morta in un incidente stradale avvenuto lo scorso agosto, alle prime luci dell’alba, sulla Melendugno-San Foca. E mentre il corteo sfilava - tra striscioni che ricordavano l’articolo 41 della Costituzione, inviti a «lottare e sabotare», slogan contro le forze dell’ordine del tenore di «Il Salento non è in guerra, via le truppe dalla nostra terra» - alcuni tra gli attivisti hanno “decorato” i muri con scritte “No Tap” e frasi contro le Forze di polizia, l’Eni, Snam, Saipem e tutte le aziende locali che lavorano nel cantiere della multinazionale del gas. Alcune scritte hanno riguardato l’agenzia interinale Adecco, una delle tre impegnata in queste settimane a selezionare i 64 professionisti e tecnici che lavoreranno per Tap e davanti alla cui saracinesca, nella notte di giovedì, è stata fatta esplodere una bomba carta che ha rotto una vetrata. E proprio la scritta minacciosa comparsa all’angolo tra viale Otranto e via “Adecco: Boom!” ha attirato più di tutte l’attenzione degli investigatori, già al lavoro per ricercare gli autori del reato.


Nel loro passaggio i manifestanti hanno lanciato sette grossi petardi contro il cordone delle forze di polizia schierato lungo le vie collaterali a viale Otranto. Qui, anche un’auto dell’istituto di vigilanza Cosmopol è stata danneggiata con lo spray nero e scritte offensive lungo le fiancate. Prima dell’arrivo del corteo in piazza Sant’Oronzo, un fumogeno è stato lanciato vicino alla sede di Tap in via dei Templari, proprio accanto alla libreria Feltrinelli. Questo ha costretto la polizia a spostare un blindato più avanti e a porlo di traverso alla strada, per impedire l’accesso ai componenti del corteo che nel frattempo stava arrivando. Nondimeno, le forze dell’ordine presenti in piazza sono state oggetto di lanci di fumogeni e bottiglie di vetro, tanto che militari e agenti sono stati costretti a operare in tenuta antisommossa.
Tutte le azioni di devastazione, documentate con riprese video (anche dall’elicottero) effettuate dagli operatori della polizia scientifica, sono ora al vaglio degli investigatori e gli autori dei reati saranno denunciati all’autorità giudiziaria.
 
 

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