«Edificabilità venduta a cinquantamila euro»
La Digos acquisisce la denuncia

«Edificabilità venduta a cinquantamila euro» La Digos acquisisce la denuncia
di Paola ANCORA
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Mercoledì 19 Luglio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 14:05
In una stanza dell’assessorato all’Urbanistica si sarebbero consumati la proposta e poi l’affare: mazzette a quattro zeri, da corrispondere in due diverse tranche, per trasformare suoli agricoli in edificatori nel redigendo Piano urbanistico generale. La denuncia è contenuta nella lettera di un imprenditore acquisita dagli investigatori della Digos e ora al vaglio di Leone De Castris ed Elsa Valeria Mignone, capo e vicecapo della Procura di Lecce.
Quella missiva, che descrive nel dettaglio come avrebbe funzionato, per mesi, il presunto giro d’affari e interessi sul nuovo Pug, lo scorso dicembre è stata imbucata in alcune delle cassette di posta che i consiglieri comunali, di maggioranza e opposizione, possiedono a Palazzo Carafa.
Funzionari e amministratori pubblici - secondo quanto riportato nella lettera - avrebbero sottoposto un accordo a imprenditori e proprietari di suoli nel territorio del capoluogo: la modifica della destinazione d’uso di quei terreni in cambio di voti e denaro. Da corrispondere in due diverse tornate. La prima al momento dell’accordo, “suggellato” dalla foto delle tavole relative ai terreni agricoli che sarebbero divenuti edificabili. La seconda, più consistente, una volta che il Pug fosse stato approvato.
Trattative che sarebbero andate avanti per mesi, prima che il Piano urbanistico approdasse in Giunta, lo scorso febbraio, e poi in commissione per l’esame propedeutico alla discussione e all’approvazione in Consiglio comunale.
 
Ed è proprio in commissione che sul Piano urbanistico si sono levate le critiche della minoranza, con l’allora consigliere e candidato sindaco Carlo Salvemini, e con alcuni esponenti di centrodestra, a partire dall’architetto Giampaolo Scorrano. «Il Piano - dissero - non dovrebbe nemmeno trovarsi in quest’Aula, perché manca del parere obbligatorio dell’Autorità di Bacino». Una mancanza, non l’unica, visto che le tavole allegate al Pug sottoposto all’esame dei consiglieri non presentavano inizialmente nemmeno la firma dei responsabili. La polemica è montata al punto - ve ne rendiamo conto nell’articolo della pagina accanto - che l’approvazione del Pug è poi naufragata, proprio alla vigilia del voto.
Oggi, gli occhi sono puntati sugli uffici dell’Urbanistica. È qui che, all’indomani del ballottaggio, sono state cambiate tutte le serrature su ordine del segretario generale Vincenzo Specchia: una decisione assunta dopo la presunta, tentata - e non riuscita - sostituzione degli hard disk dei cinque computer che contengono il Pug da parte di un geometra della Lupiae e di un ex funzionario comunale. Ed è qui, ancora, che secondo l’imprenditore firmatario della lettera all’esame della Procura si sarebbe svolta la presunta contrattazione per “vendere” il Pug, che servirà a delineare lo sviluppo della città nei prossimi trent’anni.
L’imprenditore avrebbe anche indicato un vero e proprio “tariffario”: per un terreno di circa 2.000 metri quadrati, l’operazione di modifica della destinazione d’uso, da agricolo a edificatorio, sarebbe costata circa 50mila euro: 10mila da corrispondere subito e 40mila da pagare una volta incassato il via libera allo strumento urbanistico, oltre all’appoggio elettorale a questo o quel candidato.
Anche per questo, ieri, gli agenti della Digos hanno acquisito gli hard disk dei cinque pc dell’ufficio Pug in assessorato. E saranno ora gli investigatori e i pm a dover dire se lo scenario delineato nella lettera dell’imprenditore corrisponda o meno alla verità.
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