Effetto crisi, edilizia a pezzi: persi 5mila posti in 8 anni

Effetto crisi, edilizia a pezzi: persi 5mila posti in 8 anni
di Pierpaolo SPADA
3 Minuti di Lettura
Domenica 19 Novembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 18:11
 Edilizia dimezzata nel Salento. La fotografia è un crollo che in provincia di Lecce il settore ha subito a distanza di otto anni dall’inizio della crisi internazionale che, ancora oggi, fa avvertire forti i suoi effetti. 
Il calo degli addetti registrato dalla Cassa Edile dal 2009 ammonta a quasi 5mila unità in meno (da 10.103 a 5.474) che in percentuale si traduce in un drammatico meno 44,1 per cento.
Sono dati che emergono impetuosi a 24 ore dalla manifestazione promossa dalle organizzazione sindacali di categoria in tutta Italia. I sindacati hanno deciso di mobilitare gli addetti, di tornare nei cantieri per sollecitare soluzioni a chi ha il dovere e la competenza di invertire una tendenza che stenta a smorzare la propria intensità anche in presenza di un andamento economico, pur ancora molto contenuto, di generale ripresa. 
Anche il monte ore denunciato in Cassa Edile, infatti, , arretra: da 11.816.374 nel 2009 a 7.631.828 ore nel 2016. Nel 2016 – si rileva dai dati della Camera di commercio – il settore delle costruzioni è stato sicuramente fra i più deboli: perse 169 attività, l’1,65 per cento rispetto all’anno precedente. 
E, molto incerto, appare l’anno in corso considerato che lo stesso settore delle costruzioni, in provincia di Lecce, al netto dei primi due trimestri, ha registrato un saldo molto equilibrato ma, purtroppo, ancora una volta passivo tra aperture e chiusure di imprese.
Come dichiarano i rispettivi rappresentanti, FenealUil, FilcaCisl e FilleaCgil puntano essenzialmente al rinnovo del contratto collettivo nazionale, che è scaduto da ormai un anno e mezzo. «La sveglia è suonata. Non è più possibile ritardare ancora il rinnovo del contratto. Ciò significa - dicono i segretari generali Paola Esposito (Feneal-Uil), Donato Congedo (Filca-Cisl) e Simona Cancelli (Fillea-Cgil) - non dare risposte ad un settore già fortemente provato dalla crisi in cui troppo spesso prevale la “logica del più furbo” che si traduce in elusione contrattuale, lavoro nero, mancata sicurezza, illegalità».
 
Quella che prenderà piede domani è una vera e propria stagione di sensibilizzazione e protesta che, in vero, ha già battuto diverse tappe: sono mille le assemblee già svolte nei cantieri. Si ripartirà con un’azione di volantinaggio in chiave rinnovo del contratto e si chiuderà con lo sciopero generale già programmato per il prossimo 18 dicembre quando in sei piazze italiane i lavoratori edili si ritroveranno per animare la grade giornata di mobilitazione. L’emergenza ha, infatti, carattere nazionale. Come si è potuto apprendere già a inizio anno, in edilizia e dal 2008, l’Italia ne ha persi 600mila di posti di lavoro, oltre 30mila la Puglia. Per tutti gli edili di Puglia, Basilicata, Calabria e Campania l’appuntamento è a Napoli.
La piattaforma, dicono gli stessi sindacati, è chiara: occorrono aumenti salariali, gli unici in grado di riattivare i consumi; occorre conservare e riformare le Casse Edili, a tutela dei lavoratori e contro il lavoro nero e l’evasione; c’è bisogno di maggiore sicurezza sui posti di lavoro e a tal proposito è proposta la creazione di un fondo sanitario integrativo nazionale. E poi, aggiungono le organizzazioni sindacali, bisogna premere nella direzione del «rafforzamento della previdenza complementare e del potenziamento del fondo integrativo per il pensionamento anticipato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA