Troppe divisioni nel Pd, Stefàno dice no: «Non mi candido a sindaco»

Troppe divisioni nel Pd, Stefàno dice no: «Non mi candido a sindaco»
di Paola COLACI
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Giovedì 12 Gennaio 2017, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 14:02
«Sul mio nome è mancata l’unanimità del principale partito del centrosinistra. Non ci sono le condizioni per la mia candidatura a sindaco di Lecce». E il senatore Dario Stefano archivia definitivamente il caso “Lecce 2017”. Non sarà lui il candidato sindaco con cui il Pd e il centrosinistra tenteranno l’assalto a Palazzo a Palazzo Carafa da qui alla prossima primavera. Dopo mesi di silenzio e di osservazione a distanza delle vicende democratiche leccesi, nella serata di ieri il leader della Puglia in Più ha deciso di rompere gli indugi e di fare chiarezza sulla questione affidando il suo pensiero a un lungo post pubblicato sulla sua pagina facebook. Un messaggio rivolto soprattutto al Pd il cui pressing nelle ultime ore si era fatto sempre più incalzante. E a rafforzare l’istanza di candidatura al senatore avanzata dal segretario provinciale del partito Salvatore Piconese si era aggiunto il messaggio chiaro del segretario regionale del partito Marco Lacarra. Ma l’ipotesi di una sua candidatura a sindaco nelle scorse settimane aveva convinto anche il governatore di Puglia Michele Emiliano. Un placet a tutti i livelli del partito che, però, a Stefàno non è bastato.
Per il senatore la condizione imprescindibile per scendere in campo a Lecce era l’unità del Pd oltre alla totale condivisione da parte dei democratici della sua candidatura. Un “pacchetto” di consensi che la segreteria democratica non è stata in grado di garantire al senatore. Anzi. Nonostante il richiamo all’ordine e al ricompattamento dello stesso Lacarra, le lacerazioni interne al partito non sono state sanate. E al blocco della segreteria provincia composto da Piconese, dal segretario cittadino Fabrizio Marra ma anche dall’area di riferimento del consigliere regionale Ernesto Abaterusso che puntavano tutto su Stefàno, si è contrapposto il drappello dei sostenitori delle primarie di coalizione alla cui testa si è posto il capogruppo comunale del Pd Paolo Foresio.
 Il numero uno dei consiglieri comunali leccesi per settimane ha insistito sulle consultazioni interne alla coalizione dichiarandosi disponibile a scendere in campo. Idea condivisa anche dal vice ministro Teresa Bellanova, dal deputato Salvatore Capone e del consigliere comunale Antonio Rotundo. Una contrapposizione di obiettivi e metodi di lavoro che ha finito con il determinare un vero e proprio stallo nel Pd Lecce. Una sorta di pantano da cui Stefàno ha deciso di prendere le distanze in maniera definitiva.

«Avverto il dovere di ribadire, ancora una volta, che non ci sono le condizioni per la mia candidatura a sindaco di Lecce – ha scritto ieri sera - Candidatura che non ho mai chiesto, né preteso. Nonostante, come senatore della città, avverta pienamente la responsabilità politica del prossimo passaggio elettorale, senza dubbio occasione per invertire un ciclo lungo 20 anni di governo del centrodestra che non ha soddisfatto le aspettative della Comunità. Ho preso atto della richiesta di offrire la mia disponibilità a me pervenuta, in più occasioni, da parte di diversi esponenti del Partito Democratico cittadino, provinciale e regionale. Come pure delle sollecitazioni di tanti comuni cittadini o rappresentanti di associazioni e movimenti. E mi sento onorato dell’attenzione ricevuta da parte della segreteria cittadina, provinciale e regionale del Pd. Sono tutte per me ragioni di orgoglio ma anche di responsabilità. Ringrazio davvero tutti». Poi, però, il senatore fa riferimento alle fratture interne al Pd per motivare il niet. «Tuttavia, la complessità della sfida politica ed elettorale necessitava, a mio avviso, di una condizione essenziale di partenza (in verità essenziale per qualunque candidatura!) – ha chiarito il leader della Puglia in Più - Cioè, la convinta unità del principale partito del centrosinistra, prima, e dell’intera coalizione, poi, a sostenerlo. Serviva manifestare un senso di coesione, condivisione, concordia, disponibilità tra tutti noi che ci riconosciamo nella esperienza e nei valori del centrosinistra. Ecco, credo che questa sarebbe stata l’unica ragione che mi avrebbe potuto far cambiare idea. Ma quella unanimità non c’è mai stata e questa circostanza ha impedito che arrivasse a me personalmente, e all’intera coalizione, una proposta ufficiale e non una semplice richiesta di disponibilità. Questo lo scenario dinanzi al quale sento il dovere non solo di ribadire di non aver mai proposto o chiesto la candidatura, ma anche di non voler essere assolutamente motivo di divisione».

Infine la rimarcazione del suo impegno personale di ricostruzione del centrosinistra a livello nazionale. Idea progettuale che il senatore sta portando avanti assieme all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Ma anche un invito al Pd e al centrosinistra di individuare la giusta sintesi su Lecce città. Operazione a cui Stefàno non si sottrarrà. «Tutto il mio sforzo in questi mesi, è noto, è rivolto a ritrovare dentro il centrosinistra nazionale e locale le ragioni di un’alleanza tra il PD e le altre forze del progressismo – ha aggiunto - Non abbiamo bisogno di lacerare e dividere un campo di forze già attraversato da troppe inutili tensioni, perché legate a vicende lontane dalla Città. In tal senso mi spendo, con tutte le energie possibili, per contribuire alla ricerca complicata di una soluzione per dare una candidatura unitaria per Lecce, capace di segnare una novità e un’opportunità concreta di cambiamento. Allo stesso modo, spero prevalga in tutti la stessa voglia di far vincere il centrosinistra a Lecce. Mi auguro che queste mie parole possano definitivamente chiudere ogni ulteriore ambiguità su questa vicenda, affinché ognuno si assuma la responsabilità sulle scelte da compiere e sostenere».

Tutto da rifare, dunque, parti della federazione di Via Tasso mentre il tempo il tempo a disposizione sta per scadere e la coalizione rischia di andare in frantumi. Lacarra conta di chiudere la partita già nel weekend. «È probabile che io torni a Lecce nei prossimi giorni per dirimere ogni questione. E in settimana dovremo presentare una proposta per la città. Onestamente spero di trovarla già sul tavolo leccese al mio arrivo» ha detto Lacarra in un’intervista rilasciata a Quotidiano nelle scorse ore. Del resto secondo il timing dettato da lui stesso a metà dicembre, la data ultima per la scelta e l’ufficializzazione del candidato sindaco di Pd e centrosinistra è quella del 15 gennaio. E non è escluso che l’onore di affrontare la campagna elettorale da candidato sindaco ora spetti al segretario cittadino Fabrizio Marra. Ma il cerino potrebbe passare anche nelle mani di Foresio. Altra ipotesi al vaglio è quella del leader del movimento civico “Una buona storia per Lecce” Giuseppe Fornari.

Ma è proprio dal mondo del civismo e delle associazioni che nei prossimi giorni potrebbe arrivare la vera novità. “Idea per Lecce”, il movimento guidato da Ernesto Mola e Nicolangelo Barletti, venerdì sera si riunirà per discutere la nuova bozza del progetto, elaborato mettendo insieme le idee e le proposte maturate nelle scorse settimane nei diversi gruppi di discussione. Ma l’obiettivo è un altro: “Adesso decidere come portare avanti questo progetto, con quali gambe, con quali aggregazioni – ha fatto sapere Mola in una nota - Ci sono molti vuoti da riempire, molte incertezze da superare, molte divisioni da ricomporre. Idea per Lecce ha l’aspirazione di essere un coagulo per quanti vogliono un cambiamento radicale della politica amministrativa per la nostra città. Apriremo un confronto a qualunque associazione, movimento, partito sia interessato ad individuare una rosa di personalità scelta con metodo democratico e condivisa da candidare per l’amministrazione della città”. E non è escluso che il nome possa essere ufficializzato già sabato mattina.
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