Corse, orari e personale: i treni delle Fse tarati su un Salento di 15 anni fa

Corse, orari e personale: i treni delle Fse tarati su un Salento di 15 anni fa
di Anna Manuela VINCENTI
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Domenica 20 Maggio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:10
Mentre il Salento rischia un’altra estate di disagi - con le marine che restano tagliate fuori dai collegamenti ferroviari nei giorni festivi -, si scopre che il sistema di trasporti rimane fermo a quasi quindici anni fa. Orari, numero di corse, tratte, personale: tutto è tarato su un Salento che non c’è più, su un Salento che non aveva i flussi turistici e le esigenze di oggi.
«Lavoriamo con una programmazione di orari e turni che risale al 2004 - conferma Giovanni Conoci, segretario di Fit- Cisl Lecce. Il documento su cui si basa la programmazione di orari e turni di autobus e treni risale a quasi 15 anni fa, quando il Salento non aveva ancora avuto questa esplosione del boom turistico: è evidente che quei servizi, pensati tanti anni fa, ora sono del tutto inadeguati». 
E se ne stanno accorgendo, sulla propria pelle, da una parte i turisti e dall’altra gli operatori, che da anni chiedono ad alta voce un sistema di trasporti che possa accompagnare e sostenere la crescita del settore dell’accoglienza. Finora le Fse si sono limitate - per fare fronte alle proteste del territorio - a mettere delle toppe strada facendo: nell’agosto del 2016 sono stati istituiti dei treni domenicali (ma utilizzando vecchie littorine degli anni ‘70) e nell’agosto del 2017 niente treni per i festivi ma solo più linee di autobus. In entrambi i casi le corse aggiuntive sono arrivate ad estate inoltrata e comunque senza soddisfare a pieno le richieste. Sul 2018 pende ancora un grande punto interrogativo. Trenitalia ha fatto sapere che assicurerà delle corse festive almeno per le marine, ma tutto si deciderà nell’incontro del 28 maggio tra l’azienda e la Regione Puglia, che pure - attraverso le parole dell’assessore ai Trasporti Antonio Nunziante - ha fatto sapere che il Salento sarà la priorità e che l’obbiettivo minimo è quello di attivare almeno 10 nuove corse verso il mare.
 
«La nostra programmazione è ormai obsoleta - prosegue il sindacalista -, continuiamo a lavorare e a fare dei turni di servizio vecchi di oltre un decennio. Abbiamo dei percorsi che attraversano tutti i paesi, con dei tempi di percorrenza che non sono adeguati alle nuove esigenze. Più volte, fino a due anni, con la vecchia gestione Sud Est, abbiamo chiesto di rimodulare il servizio ma senza avere mai una risposta. Abbiamo rimarcato che durante l’estate non è possibile proporre gli stessi servizi del periodo invernale, con l’enorme incremento di utenza che ha la nostra provincia: si ha bisogno di servizi rapidi e veloci. È impensabile, ad esempio, partire da Gagliano per andare a Lecce ed impiegare due ore e mezzo, attraversando 25 paesi».
Non solo. Le poche tratte domenicali (Lecce-Torre dell’Orso e Maglie-Laghi Alimini) non sono sincronizzate con gli orari dei treni: seguono degli orari che risalgono alla chiusura delle stazioni ferroviarie dei primi anni Novanta e non rispettano nessuna coincidenza con i treni provenienti da Roma o da Milano.
«Qualcosa con Trenitalia si sta facendo - conclude Conoci - ma ad oggi ancora non sappiamo se si avrà un nuovo programma o un nuovo servizio, non sappiamo gli orari che si faranno dopo la chiusura scuole. Come sindacato, abbiamo sempre chiesto l’azienda unica dei trasporti, ad oggi con Stp ed Sgm ci troviamo da una parte con una sovrapposizione di linee e dall’altra con località non servite. I sindaci devono farsi avanti, sono loro che devono valorizzare i loro territori e se i trasporti sono inefficienti sono loro che si devono impegnare per risolvere i disservizi, chiedendo miglioramenti alla Regione».
Dell’idea che si debbano impegnare in primis la politica e la Regione è anche Luigi Mighali di Rotaie di Puglia.
«La Regione è titolare del contratto di servizio ed lei che deve dire alle ferrovie quello che devono fare. La politica deve avere ruolo di primo piano, non possiamo rimanere fermi ad una mobilità di vent’anni fa. Fino ad ora la politica non ha mai preso a cuore la risoluzione del problema: interessandosi alle istanze dei lavoratori del settore si sarebbero potute fare tante cose con i tempi e nei modi giusti».
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