Aiuto, il tribunale si sgretola: calcinacci e transenne all'ingresso

Il tribunale penale di Lecce
Il tribunale penale di Lecce
di Paola ANCORA
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Venerdì 30 Settembre 2016, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 22:25

Calcinacci proprio dalla tettoia di cemento armato sulla quale svetta la scritta “Palazzo di Giustizia”. L’edificio che ospita le sezioni penali del tribunale, gli uffici dei procuratori e dei giudici per le indagini e le udienze preliminari, le cancellerie e il Riesame è ormai ridotto a una montagna di cemento che si va sgretolando. Nei giorni scorsi si è stati costretti a transennare una parte dell’ingresso al palazzo di viale De Pietro, proprio per evitare che grossi pezzi della facciata dell’edificio rovinassero in testa a giudici, avvocati, personale di sorveglianza e utenti che ogni giorno, a centinaia, affollano il tribunale. E altri piccoli crolli hanno interessato anche altre parti dell’immobile. «Abbiamo sollecitato un intervento del provveditorato demaniale - dice il presidente della Corte d’Appello, Marcello Dell’Anna - per interventi che, dal nostro punto di vista, costituiscono una priorirà. Ci hanno garantito che i lavori sono inseriti nel Piano triennale degli interventi. Non c’è pericolo di crollo della struttura, ma non è escluso cadano ancora calcinacci, quindi la zona resterà transennata. Più che sollecitare i lavori, purtroppo, non possiamo fare».

 

Non è più o non solo un problema di spazi: angusti quelli riservati, per esempio, alle sezioni penali, dove in stanze troppo piccole convivono più persone, troppi armadi e centinaia di faldoni e fascicoli. Non è più un problema di igiene, con i ratti e le pulci a infestare i piani interrati dove si trovano gli archivi che, lentamente, gli uffici giudiziari stanno meccanizzando migliorando il livello di pulizia e mettendo al riparo quintali di carta dalle infestazioni dei parassiti. Il problema è di tenuta, stabilità e sicurezza del palazzo di giustizia. Lo dicono chiaramente i sindacati. E l’evidenza, lampante, dei calcinacci, dei muri scrostati dai quali fanno capolino cavi in ferro sistemati lungo le pareti del tribunale un paio di decenni fa, quando ci si accorse che il palazzo, o almeno una parte di esso, è costruita sul vuoto.
Anni fa, infatti, una parte del pavimento del garage venne giù, rivelando una serie di cave che non sono state riempite prima di costruire il palazzo in cemento armato, come era d’abitudine negli anni Settanta. Un problema che accomuna il tribunale a tante altre palazzine residenziali della città, realizzate dagli anni Sessanta in avanti e anche alcune scuole, per le quali con fondi pubblici o privati, si è provvuto a “riempire” gli spazi sotto le fondamenta e mettere così un freno a cedimenti e “inclinazioni” più o meno gravi. Per il palazzo di giustizia non sono bastati gli interventi di consolidamento fatti fino a oggi: la struttura di cemento armato si sfarina, perde pezzi, reclama fondi e lavori di manutenzione straordinaria, anche sugli impianti. Basti ricordare il nodo ascensori, spesso bloccati.
Per questo da tempo si discute di trasferire il tribunale o alcune sezioni al Parlangeli, dove fino a qualche tempo fa avevano sede aule e uffici dell’Università.
E per questo, ancora, il presidente Dell’Anna ha scritto sia al ministero della Giustizia che a quello della Difesa, chiedendo se e quali edifici o caserme disponibili potessero eventualmente ospitare il tribunale. «Non c’è stato alcun passo avanti - dice -. Siamo molto attenti alla manutenzione dei palazzi di giustizia e non appena ci giunge notizia di episodi simili, provvediamo. Nei limiti del possibile».

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