La più gettonata è la ballerina di pizzica, rigorosamente in cartapesta. E poi gioielli, pomi e pigne (in ceramica) e figure che richiamano le immagini popolari della vita salentina. E la novità: i laboratori per imparare i segreti del “fatto a mano”. A Ferragosto è boom di turisti in città e le botteghe artigiane sorridono. Nella giornata simbolo dell’estate, Lecce è stata invasa da centinaia di visitatori. In tanti, infatti, hanno scelto il capoluogo salentino per trascorre qualche ora in relax, visitando i monumenti più rappresentativi e assaggiando le prelibatezze del luogo. Difficile trovare un posto libero nei ristoranti o al bar per un aperitivo. E tra un pasticciotto e un drink è scattata la caccia al Made in Salento.
I souvenir
L’acquisto del souvenir artigianale è ancora diffuso tra i turisti e si accompagna alla tradizionale ricerca del prodotto enogastronomico tipico, ormai un “evergreen” di tutti i viaggi. E così tra un pacco di taralli e una confezione di pasta e olio, nella valigia del vacanziero non manca anche l’oggetto fatto a mano. «Abbiamo avuto un buon turismo anche quest’anno – afferma il maestro Claudio Riso, artigiano della storica bottega di via Vittorio Emanuele II e vice presidente della categoria Artigianato artistico di Confartigianato Lecce -. Le persone non hanno un forte potere di acquisto ma l’interesse per l prodotto caratteristico del territorio c’è. Magari spendono meno rispetto a qualche anno fa, però non rinunciano ad acquistare il ricordo del viaggio, orientandosi verso oggetti unici e legati alla nostra tradizione. Piace molto la ballerina di pizzica e in generale le statue raffiguranti le immagini popolari della vita salentina. In generale c’è un interesse a visitare le botteghe del Salento. Abbiamo avuto molti stranieri da ogni parte del mondo: francesi, inglesi, tedeschi. australiani, americani». A Lecce, quindi, gli oggetti di autentico artigianato si difendono bene dalla diffusione dell’oggettistica prodotta in serie. Ecco l’identikit dell’amante del souvenir: più stranieri che italiani, soprattutto d’oltreoceano: americani e australiani più di tutti. Più famiglie che giovanissimi.
Tra i souvenir più ambiti ci sono i prodotti creati dai maestri artigiani: cartapesta, ceramica, pietra leccese.
I laboratori artigianali
E se non tutti i prodotti si possono acquistare, allora si cerca di imparare i segreti del mestiere. «Ai turisti offriamo dei workshop e devo dire che quest’anno siamo andati bene - spiega l’artigiano Mario Di Donfrancesco, della storica bottega di via Francesco D’Amelio -. Molti messicani e francesi mentre nel giorno di Ferragosto ho avuto nel mio laboratorio una coppia di tedeschi. Il turismo esperienziale è sempre più in crescita. Propongo mini corsi da un’ora, tre ore, anche un giorno. Workshop per imparare a scolpire la pietra leccese o a lavorare la cartapesta o la ceramica. Ovviamente questi corsi servono a dare una infarinatura. Però piacciono molto. A settembre ho già prenotazioni con 25 francesi, i croceristi dell’ultima ora che prenotano escursioni nel Salento e nella Valle D’Itria. È un turismo che attrare principalmente stranieri perché queste lavorazioni sono cose molto lontane dalle loro tradizioni».