La giunta Salvemini compie un anno
L'ex sindaco Perrone: «Lecce città triste»

La giunta Salvemini compie un anno L'ex sindaco Perrone: «Lecce città triste»
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Domenica 24 Giugno 2018, 19:21 - Ultimo aggiornamento: 20:03
LECCE - Esattamente un anno fa si insediava a Palazzo Carafa l'amministrazione guidata dal sinaco Carlo Salvemini. L'ex sindaco Paolo Perrone, per dieci anni alla guida di una coalizione di centrodestra e ora tra i banchi dellì'opposizione, ha fatto il suo bilancio in un intervento pubblicato dal Nuovo Quotidiano di Puglia. Ecco l'intervento.
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Domani è il primo compleanno dell’amministrazione Salvemini, un anno alla guida della città che se è troppo poco per cambiamenti epocali, è abbastanza per qualche segnale della sbandieratissima “Lecce migliore”. Purtroppo non ci sono né gli uni né gli altri, ma un elenco di scelte ideologiche e fallimentari, di altre dettate dall’imperativo “cambiare tutto, cambiare presto”, di sviste clamorose, di eclatanti retromarce.
La sensazione della generalità dei leccesi (anche di chi ha votato per Salvemini) è quella di essere finiti nella mani di dilettanti alle prese con le questioni serie e complicate del governo di una città importante come Lecce. Il bilancio è magrissimo e il compleanno sarà infelice. C’è un vizio di fondo, innanzitutto. Quella di Salvemini è stata una maggioranza illegittima prima, una minoranza poi, una maggioranza artificiosa adesso, visto che si regge grazie a un brutale accordo di potere e al trasformismo di qualche fuoriuscito dal centrodestra. Il Carlo Salvemini consigliere di minoranza, coerente e insofferente ai compromessi, che abbiamo conosciuto, sarebbe inorridito di fronte a questo scenario, ma evidentemente è una persona ferocemente intransigente con gli altri e generosamente indulgente con se stesso.
Ma, a parte questo, ci sono vicende e prove inconfutabili sul fatto che per Lecce sia stato un anno triste. Sulla viabilità basta citare la chiusura “sperimentale” dei viali della circonvallazione interna (frettolosamente ritirata), oppure il piano traffico natalizio, o ancora la grottesca transenna di viale Marconi, infine l’ultima incredibile decisione del doppio senso su via Cavallotti (in concomitanza con i lavori di Aqp). Provvedimenti improvvisati, scollegati tra loro, senza progetto e visione, comunicati ai cittadini all’ultimo momento e tutti fallimentari (ne sanno qualcosa i commercianti…).
Sulla trasparenza - totem della campagna elettorale di Salvemini - mi viene in mente l’affidamento senza procedura di evidenza pubblica della gestione dei Teatini (ma con gli introiti dei biglietti al gestore). Oppure la procedura di selezione del dirigente del settore Tributi, avviata senza verificare la presenza di idonee professionalità nei ruoli interni dell’ente, o gli ormai celebri affidamenti diretti di un pasticcione Foresio per i servizi e le forniture per il Natale. A proposito del Natale, si è arrivati a spendere addirittura 230 mila euro per eventi e addobbi tristi e deprimenti, come non mai.
Sui rifiuti basti osservare che la città è sporca e il livello di decoro miseramente caduto in basso, mentre di converso è aumentata la Tari (i cittadini hanno sperimentato mediamente del 20% e non del 7% come dice Salvemini) per una serie di scelte improntate a incapacità, superficialità, remissività, acquiescenza verso l’affidatario del servizio rifiuti, il cui “costo” è stato scaricato sui cittadini. Ma quello di trovare le soluzioni nelle tasche dei leccesi è un’abitudine di questa amministrazione, visto che ad esempio si è optato per le strisce blu per eliminare gli abusivi dei parcheggi dell’ospedale.
Sulla cultura servirebbero lo spazio di un libro per spiegare un pacchetto di decisioni stravaganti e un bravo psicologo per capire. Il Must è praticamente chiuso, l’Apollo sembra un teatro da oratorio, ai Teatini sono state cancellate le attività svolte per anni (ma adesso potremo goderci una “superba” rassegna cinematografica con il fiore all’occhiello de “La corazzata Potemkin”), altri contenitori e siti culturali (Anfiteatro di Rudiae) sono chiusi e inutilizzati, a Belloluogo prima si è concessa l’autorizzazione per fare i concerti, poi è stato sbandierato un vincolo per cancellarli (vicino alla Torre no, ma vicino al Castello sì…), infine nel 2017 Lecce è stata a livello nazionale “città del libro”, grazie a un finanziamento ottenuto dalla mia amministrazione e nessuno (nemmeno la Agnoli) si è accorto di questo.
Altro triste capitolo quello della programmazione e dei bandi comunitari e regionali, “treno” da cui Lecce è scesa dopo essere stata per anni assoluta protagonista in Puglia. Qualche esempio? Il progetto delle marine di Lecce sul bando della Rigenerazione Urbana della Regione è solo 44esimo nella graduatoria e quindi fuori dal finanziamento. All’avviso pubblico per interventi di rimozione di manufatti in amianto il Comune di Lecce, contrariamente ad altri 57 Comuni salentini, non ha proprio partecipato. Le uniche risorse su cui oggi si può contare sono quelle lasciate in eredità dalla mia amministrazione: i 6,5 milioni per le marine, i 18 per le periferie, i 12 del Cipe. Eppure basterebbe dare continuità, almeno quello, alle buone prassi amministrative di chi c’era prima.
Lecce oggi non sarebbe così triste. Triste come loro.
Paolo Perrone
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