Inchiesta sull'antiracket: concessi i domiciliari a Naccarelli

Inchiesta sull'antiracket: concessi i domiciliari a Naccarelli
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 17 Maggio 2017, 13:54 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 10:50

Doccia fredda sulle aspettative dell’assessore dimissionario al Bilancio del Comune di Lecce, Attilio Monosi: la Procura ha dato parere contrario alla revoca della misura interdittiva di un anno dalla carica di assessore. La Procura che aveva chiesto l’arresto di Monosi.
Nulla di compromesso, è vero, perché quel parere non è vincolante e perché sul mantenimento della misura deciderà autonomamente il giudice che ha emesso quel provvedimento e tutti gli altri eseguiti venerdì scorso dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, nell’inchiesta che contesta la truffa, il falso e l’associazione a delinquere per la gestione dei due milioni e 33mila euro di finanziamento “Pon Sicurezza”, concessi all’“Associazione antiracket Salento” di Lecce.
Sull’accoglimento o meno deciderà il giudice per le indagini preliminari, Giovanni Gallo. Tuttavia il tempo gioca a sfavore della necessità di Monosi di conoscere l’esito della istanza di revoca della misura, per non portarsi dietro l’ombra del coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria in questi ultimi 25 giorni di campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Lecce (si vota l’11 giugno).
ok inve per gli arresti domiciliari all’ex funzionario del Comune di Lecce, Giuseppe Naccarelli. Per Naccarelli i pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci hanno dato parere favorevole alla istanza presentata dall’avvocato difensore Stefano De Francesco, al termine dell’interrogatorio in carcere di sabato mattina. Il legale aveva fatto presente la necessità di Naccarelli di restare a casa per assistere un familiare con problemi di salute.
Per Monosi, invece, la revoca è stata chiesta dall’avvocato Riccardo Giannuzzi, contestando il merito dell’accusa: Monosi non avrebbe avuto alcun ruolo in quel doppio pagamento alla “Saracino costruzioni” dei 141mila 364 euro ottenuti prima dall’amministrazione comunale e poi dall’Ufficio del commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket. Come pure va ricordato che 141mila e 364 euro sono tornati, comunque, al Comune: una restituzione che lo stesso Monosi ha sottolineato, producendone gli atti (l’assegno, per intenderci) all’indomani del blitz della Procura.
Nell’ora e mezzo di interrogatorio con il giudice e alla presenza dei due pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, l’ex assessore ha sostenuto di non aver avuto rapporti con nessuno degli altri sette indagati per lo stesso capo di imputazione di truffa: il dirigente comunale Pasquale Gorgoni (in carcere), lo stesso Naccarelli, l’imprenditore Giancarlo Saracino (interdittiva anche per lui), il dipendente comunale Maurizio Vetere, il dirigente di palazzo Carafa Paolo Rollo, il segretario comunale Vincenzo Specchia e la presidente dell’associazione antiracket Maria Antononietta Gualtieri.
Monosi ha replicato punto su punto. Il parere della Procura sulla revoca dell’interdittiva dice che quelle risposte non siano servite a ribaltare il quadro probatorio. Resta da vedere cosa dirà il gip Gallo sulle esigenze cautelari.