Associazione mafiosa, 14 fermi a Casarano: scacco al clan Montedoro. Si preparava un omicidio

Associazione mafiosa, 14 fermi a Casarano: scacco al clan Montedoro. Si preparava un omicidio
2 Minuti di Lettura
Martedì 30 Maggio 2017, 07:12 - Ultimo aggiornamento: 20:24

Quattordici fermi sono stati eseguiti dei carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Casarano  (Tommaso Montedoro più altri tredici) per il tentato omicidio di Luigi Spennato nel novembre 2016 a Casarano e altri fatti criminosi.  Le contestazioni riguardano una lunga serie di reati: associazione mafiosa, tentato omicidio aggravato, associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione di armi, ricettazione, furto aggravato.

L’indagine ha documentato il processo di riorganizzazione del sodalizio mafioso diretto da Tommaso Montedoro, attivo su Casarano e  nei comuni limitrofi.
Le indagini che hanno portato al provvedimento sono connesse anche all’omicidio di Augustino Potenza avvenuto nell’ottobre 2016 sempre a Casarano. Per Montedoro recentemente è stata confermata in appello la condanna in relazione a dei casi di omicidio nel clan del brindidino Vito Di Emidio.

I fermi riguardano Cosimo Damiano Autunno, di Matino; Sabin Braho, albanese; Ivan Caraccio, 30 anni, di Casarano; Andrea Cecere, 37 anni, di Nardò; Giuseppe Corrado, di Supersano; Carmelo Salvatore Crusafio; Luca Del Genio, 26 anni, di Casarano; Antonio Andrea Del Genio; Eros Fasano; Eljos Fasku, albanese; Domiria Lucia Marsano, di Lecce; Tommaso Montedoro, di Casarano; Marco Petracca, di Casarano; e Lucio Sarcinella.
 

 

L'inchiesta è condotta dai pubblici ministeri Guglielmo Cataldi e Massimiliano Carducci.
Il provvedimento di fermo in luogo di un'ordinanza di custodia cautelare è stato preso per accelerare i tempi: sembra infatti che si stesse preparando un omicidio. Nel gruppo dei quattordici - hanno spiegato gli investigatori - figurerebbero infatti sia la vittima designata (Ivan Caraccio), sia i possibili esecutori.

Il motivo scatenante della faida riguarda il monopolio del mercato degli stupefacenti (un giro d'affari che viaggia sui 750mila euro in pochi giorni). Caraccio si è salvato perché è stato arrestato dai carabinieri che avevano trovato la droga (nascosta nelle vigne) grazie ai cani antidroga.
Il destino di Caraccio era stato designato: doveva sparire. Sarebbe diventato un caso di lupara bianca: i killer si erano procurati dei teli per far sparire il cadavere.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA