Esposto dei manifestanti fermati
«Abbiamo subìto violenze»
La polizia: la verità nei filmati

Esposto dei manifestanti fermati «Abbiamo subìto violenze» La polizia: la verità nei filmati
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 19 Gennaio 2018, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 11:47
Un esposto firmato da 32 persone e corredato da quattro video, tre file audio, foto e certificati medici per chiedere all’autorità giudiziaria di indagare su cosa sia accaduto il pomeriggio del 9 dicembre dell’anno scorso fra le forze dell’ordine ed i manifestanti No Tap. Per chiarire se siano state fatte forzature nel trattamento di quei 52 No Tap fermati a San Basilio, condotti a Lecce e tenuti circa tre ore in Questura e nel comando provinciale dei carabinieri.
Gestione dell’ordine pubblico, trattamento subito da alcuni dei fermati negli uffici delle forze dell’ordine, il sequestro dei telefoni cellulari e il rispetto delle procedure di legge, al centro dell’esposto depositato ieri in Procura dagli avvocati Francesco Calabro e Giuseppe Milli per conto dei firmatari.
Dunque all’ondata di accuse, di ricostruzioni, di video e foto che invase i social tra la notte del 9 ed il 10 dicembre, ha fatto seguito un atto formale di interpello della magistratura. Con filmati, foto e file audio registrati dai telefoni cellulari dei manifestanti in quei frangenti ed in quelle circostanze indicate agli inquirenti per chiedere di stabilire se le forze di polizia abbiano agito correttamente.
L’esposto lascia intravedere l’apertura di un’inchiesta penale, non fosse altro per valutare e verificare la ricostruzione dei fatti, nonché i contenuti dei filmati, dei file audio ed il valore probatorio delle foto. Tutto materiale che potrà essere messo al confronto con i video girati da polizia e carabinieri a San Basilio nei rispettivi uffici, durante le fasi di identificazione dei 52 fermati. Ed interpellando il personale in servizio quel pomeriggio.
Insomma, si profila un altro fronte giudiziario particolarmente delicato e legato alla realizzazione del gasdotto “Trans Adriatic Pipeline” (Tap), dopo la recente riapertura dell’inchiesta che dovrà stabilire se sia stato corretto o meno considerare due unità diverse l’impianto di San Foca e quello Snam di Mesagne, collegati da 55 chilometri di tubazione.
Stavolta viene chiesto alla magistratura di valutare l’operato delle forze dell’ordine specializzate nell’ordine pubblico ed inviate nel Salento per gestire la protesta dei No Tap. Trentadue di quei 52 fermati il pomeriggio del 9 dicembre a San Basilio sostiene di aver subito una reazione spropositata di quel personale in divisa: dopo aver contestato per una decina di minuti davanti ad uno dei cancelli della “zona rossa”, avrebbero ripreso la strada per San Foca. Tutti bloccati. Circondati, sostengono. Anche con lanci di lacrimogeni e con il passaggio quasi rasente al suolo di un elicottero. Alcuni sarebbero stati ammanettati, per tutti l’ordine di sedersi o di inginocchiarsi.
 
Altra circostanza messa all’attenzione degli inquirenti, riguarda l’ambulanza del 118 intervenuta per soccorrere una ragazza che nella fuga cadde e si fratturò una gamba: sarebbe stata allontanata. Se inchiesta ci sarà, dovrà stabilire se è vero che negli uffici delle forze dell’ordine alcuni dei manifestanti sarebbero stati tenuti nelle celle di sicurezza. Senza possibilità di comunicare con i parenti e con gli avvocati.
Procedure necessarie? A questo proposito l’esposto chiede di verificare se sia stato osservato l’articolo del codice di procedura penale che dice quando una persona può essere fermata ed accompagnare e trattenuta negli uffici di polizia. E se sia stato avvisato il pubblico ministero di turno della Procura di Lecce.
Era possibile identificare 52 persone nelle campagne? Era necessario fermarle? E’ vero che furono usate manette e celle di sicurezza? La verità lo può stabilire l’inchiesta penale. Lo chiedono 32 di quei manifestanti.
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