«Noha come Casal di Principe: vi risolviamo noi tutti i problemi»

«Noha come Casal di Principe: vi risolviamo noi tutti i problemi»
di Valeria BLANCO
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 13:10
A leggere il quadro delineato dal gip Giovanni Gallo nella sua ordinanza, non aveva torto Danilo Pasquale Coluccia quando - dialogando con un amico calciatore all’interno della sua Mercedes, ignaro di essere intercettato - equiparava la frazione di Noha, regno dei Coluccia, a Casal di Principe, centro nevralgico del clan dei Casalesi. «Fa 5mila abitanti, Noha uguale a Casal di Principe... è molto pericolosa, anche... il 90% degli abitanti ha l’ergastolo. E la famiglia nostra... Coluccia... quelli sono, video della cronistoria... il clan più potente».

Dalle indagini emerge come la famiglia Coluccia avesse la capacità di controllare il territorio di Galatina e le zone limitrofe nella gestione delle attività criminali, ma spesso anche di quelle lecite. Si occupavano un po’ di tutto: dal recupero crediti al recupero dei beni oggetto di furto; “proteggevano” gli imprenditori che volevano espandere il proprio business o semplicemente lavorare tranquilli ed erano arrivati ad estendere le loro attività anche in settori pubblici. «Si tratta di attività - osserva il gip Gallo - che in una zona come quella di Galatina non possono che essere compiute da membri del clan Coluccia storicamente radicato nella zona che ha un riconoscimento sociale molto ampio. Vi sono evidentemente fette di popolazione che riconoscono il ruolo criminale dei Coluccia e che si riferiscono agli stessi per risolvere i loro problemi, quasi ritenendo che gli stessi rappresentino una forza parallela a quella dello Stato».

E gli episodi a dimostrazione dell’egemonia del clan sul territorio sono davvero numerosi. C’è l’imprenditore che manifesta a Danilo Coluccia l’intenzione di espandere la propria attività anche sui paesi limitrofi e chiede di potersi professare suo amico nel caso qualcuno arrivasse a dargli fastidio. E Coluccia lo rassicura: dovesse avere problemi, sempre nel rispetto delle regole criminali e senza mai fare il suo nome, può rinviarli a lui: «Devi parlare con il socio mio», suggerisce.

Altra fiorente attività è quella del recupero crediti: in un’occasione Danilo Coluccia si spinge fino ad Oria per “convincere” l’impiegato di un supermercato a saldare i circa 6mila euro di debito contratto per l’acquisto di latticini. E in quell’occasione, per il tramite di un intermediario, ottiene prima rassicurazioni: «Non ti preoccupare, in due o tre giorni risolviamo tutto, non in due o tre mesi», e poi subito anche il bonifico. In questa occasione, dalle intercettazioni emerge che il “compenso” per il recupero crediti, come poi accertato dalle indagini, ammonta alla metà della somma recuperata. ««Tremila euro - spiega Danilo al padre Luciano - dobbiamo ridarli a quelli. Il recupero così funziona, non pensare che è troppo papà».

Ma c’è di più: a seguito di furti subiti, diversi cittadini non presentavano denuncia, ma preferivano rivolgersi ai Coluccia per una soluzione più rapida della questione: ottenere indietro gli oggetti sottratti oppure una somma come risarcimento. In un caso, a fronte di un furto di oggetti preziosi del valore di 7mila euro, Danilo Coluccia riusciva a farsi versare 2mila euro a parziale ristoro del danno subito dalla persona che a lui si era rivolta per ottenere “giustizia”. E i Coluccia intervenivano anche nelle controversie tra privati, come nel caso in cui, nel marzo del 2016, Danilo impose a un imprenditore il licenziamento di una dipendente, verosimilmente per motivi legati ad una vendetta di carattere personale da parte dell’ex datore di lavoro della ragazza. E anche questo episodio, a parere del giudice, contribuisce a dimostrare come Coluccia sia in grado di influenzare la vita economica della città con «la sua azione criminale».
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