Ormone della felicità: la scoperta di una salentina
in fuga dall’Italia per seguire la ricerca

Ormone della felicità: la scoperta di una salentina in fuga dall’Italia per seguire la ricerca
di Leda CESARI
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Domenica 23 Luglio 2017, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 19:32

Ci vorrebbe una pastiglia per rendere tutti più felici, o meglio più virtuosi (“Aristotele mi suggerisce che la felicità, a quel punto, verrebbe da sé”); e un altro medicinale – altrettanto indispensabile – per far capire a questo disgraziato Paese che la fuga dei suoi giovani cervelli erode pericolosamente il suo stesso futuro. Ma la prima pastiglia, per ora, latita, e il secondo rimedio pure. Così Ilenia Papa, 33 anni, giovanissima scienziata nata e cresciuta a Galatone, continua le sue preziose ricerche sulla “molecola della felicità”, la dopamina, “con la testa in giù”: in Australia. Augurandosi che un giorno la Scienza possa appunto aiutare i sistemi immunitari difettosi a funzionare meglio, e l’Italia a non regalare in giro, in maniera dissennata – e assai infelice - le sue ricchezze umane e i suoi talenti.
Ilenia Papa è infatti la prima autrice dell’articolo di “Nature” nel quale si sono di recente raccontati i prodigi, in termini terapeutici futuribili, del cosiddetto “ormone della felicità”. Per portare a termine il suo progetto scientifico, però, Ilenia è stata costretta a trasferirsi all’altro capo del mondo, presso l’Australian National University, dove resterà ancora un anno: nella speranza di trovare un laboratorio in Europa dove continuare la ricerca. “Mi piacerebbe rientrare in Italia, ma questo non sarà possibile finché la classe dirigente del nostro Paese continuerà a rimanere insensibile al problema della fuga dei cervelli, e a non investire in ricerca, cultura ed educazione. La maggior parte di noi è costretta a emigrare in cerca di fondi”. Come accaduto a lei.
Liceo classico “Quinto Ennio” a Gallipoli – “le ore di biologia e scienze erano le mie preferite, ho avuto la fortuna di avere insegnanti appassionate in grado di motivare la mia curiosità” - laurea triennale in Biotecnologie a Lecce, Ilenia era infatti approdata per la specialistica al San Raffaele di Milano, presso il dipartimento di Patologia, dove aveva iniziato a lavorare sul progetto in questione, nato dall¹osservazione del professor Claudio Doglioni sul fatto che alcune cellule del sistema immunitario esprimono marcatori generalmente ritenuti esclusivi del sistema nervoso.

 
Per continuare la ricerca, però, occorrevano risorse economiche. “A Milano la mia ricerca non interessava a nessuno. Poi a Birmingham, durante una conferenza, ho conosciuto la professoressa Carola Vinuesa”, vero e propro nume tutelare: così Ilenia ha fatto il gran salto: i famosi antipodi. L’Australia.“Non è stato semplice, e più di una volta mi son chiesta se ne valesse la pena. Essere un ricercatore richiede molta dedizione e una grande forza di carattere. È un processo lungo, che non produce risultati immediati, e solo l’ostinazione e la voglia di conoscere ti permettono di andare avanti”.
Oggi, grazie al coraggio di Ilenia, sappiamo che alcune cellule del sistema immunitario producono dopamina e la utilizzano per comunicare tra di loro, accelerando la produzione di anticorpi in corso di infezione. “In alcuni individui portatori di mutazioni genetiche e/o ripetutamente esposti ad altri fattori esterni, come ad esempio quelli ambientali, il sistema immunitario non funziona però correttamente, e a lungo andare risulta completamente fuori controllo. In questo quadro l¹utilizzo di terapie in grado di modulare la dopamina potrebbe costituire un meccanismo per controllare questi disordini, anche se l’ “ormone della felicità” è solo una dei tanti fattori coinvolti nelle risposte immunitarie”.
Ricerche a parte, la felicità è fatta di cose semplici: “Ciò che mi rigenera, mi motiva e rende felice è il sorriso di mia nipote Beatrice, oppure una chiacchierata filosofica con mia madre, e, ancora, un’ora di danze latino-americane dopo una lunga giornata in laboratorio”.
Perché l’Australia “è una terra meravigliosa, ormai la mia seconda casa, dove ho la possibilità di fare ciò che mi piace: un grande privilegio”. Ma le radici sono inestirpabili: “Amo la mia terra, e ci torno appena possibile. E no, l’Italia non è – come dice lei – un Paese senza speranza: prima o poi cambierà. Ed io, almeno, proverò a fare qualcosa perché questo avvenga”.

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