Ospedali e cliniche private, ecco le "pagelle"

Ospedali e cliniche private, ecco le "pagelle"
di Maddalena MONGIO'
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Lunedì 27 Marzo 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 13:14
Qualche luce, ma tante ombre per gli ospedali salentini dove le migliori perfomance le registrano, complessivamente, le case di cura private accreditate. È la “sentenza” che consegna il Pne 2016 (Programma Nazionale Esiti), braccio operativo di Agenas che per conto del ministero della Salute misura lo stato di salute delle strutture ospedaliere e delle case di cura accreditate (anche se in questo caso non sono monitorate proprio tutte). Sei colori, per altrettanti giudizi, questa la scala dei valori. Verde bottiglia indica un giudizio “molto alto”, verde chiaro “molto”, paglierino “medio”, arancione “basso”, rosso “molto basso”, grigio “non determinato”. Ma quest’anno le perfomance rilevate dal Pneagli standard di qualità e chi per ragioni di bilancio. Se un ospedale somma più del 15 per cento di prestazioni valutate con un “molto basso” o più del 33 per cento di “basso”, la bocciatura è assicurata. La chiave di lettura l’ha fornita il commissario di AReS, Giovanni Gorgoni, presentando a Bari i dati relativi al nuovo monitaraggio con la postilla che non c’è da farsi scudo della carenza di personali per giustificare la stroncatura perché ci sono ospedali che riescono comunque ad eccellere.
I dati parlano della mortalità a 30 giorni, quindi un dato che ha molto a che fare con l’aspetto clinico, ma anche di aspetti squisitamente organizzativi: uno per tutti il basso numero di interventi chirurgici che caratterizza alcuni ospedali. Una razionalizzazione urge, quindi, per garantire la sicurezza dei malati, ma tanti sono i dubbi degli addetti ai lavori e dei territori sulla imminente messa in atto del Piano di riordino perché non intravedono un nesso stretto tra epidemiologia e riorganizzazione.
 
E veniamo ai dati. Sul fronte del sistema cardiocircolatorio, quello che più spaventa perché determina un gran numero di decessi, lo scettro se lo conquista la casa di cura Città di Lecce che per l’infarto del miocardio acuto (mortalità a 30 giorni) si guadagna il verde smeraldo con il 4,29% di persone che non ce la fanno contro la percentuale italiana del 9,03%. Al secondo posto Ospedale di Scorrano con il 5,70%, poi l’Ospedale di Copertino che registra il 5,78%, mentre il “Vito Fazzi” di Lecce si piazza quarto con l’8,82%.
Ma qui una parentesi è d’obbligo. La maglia nera l’ospedale di riferimento provinciale se la beccò con il Pne 2015 che aveva calcolata una percentuale alta di persone decedute dopo un intervento di bypass aortocoronarico o di valvuloplastica. Un controllo dell’allora direttore facente funzioni, Salvatore Zaccaria, fece emergere che i dati non erano esatti e dopo un audit fu certificato che per il bypass aortocoronarico si passava da una percentuale del 4,02%, all’1,44% e per la valvuloplastica da 9,29 per cento a circa la metà. La stessa Agenas ha certificato l’errore di codifica, ma non c’è stata la correzione e quindi anche per il 2015 si riflette ancora l’effetto di quella classificazione. Comunque, stando ai dati pubblicati, Città di Lecce distanzia gli altri anche sul by-pass aortocoronarico isolato (mortalità a 30 giorni) 0,74%, Italia 2,36%; valvulopatia o sostituzione di valvole cardiache (mortalità a 30 giorni) 0,9% (1,35% 2015) Italia 2,80% (2,84% 2015); scompenso cardiaco congestizio (mortalità a 30 giorni) 2,28% Italia 11,08%.
Il Fazzi: by-pass aortocoronarico isolato (mortalità a 30 giorni) 5,60% Italia 2,36%; valvulopatia o sostituzione di valvole cardiache (mortalità a 30 giorni) 9,35% Italia 2,80%; scompenso cardiaco congestizio (mortalità a 30 giorni) 16,34% Italia 11,08%. Il “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli: infarto del miocardio acuto (mortalità a 30 giorni) 9,46%, Italia 9,03%; scompenso cardiaco congestizio (mortalità a 30 giorni) 9,19% Italia 11,08%. L’Ospedale di Casarano: infarto del miocardio acuto (mortalità a 30 giorni) 19,46%; l’Ospedale “Santa Caterina Novella” Galatina: infarto del miocardio acuto (mortalità a 30 giorni) 9%.
Non si viaggia meglio se si passa a valutare l’incidenza di mortalità a 30 giorni di una malattia diffusa, specie nel Salento, come la Bpco (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) riacutizzata, con l’eccezione dell’ Ospedale di San Cesario che registra un dato eccezionale: 1,52% a fronte del 9,91% dell’Italia, ma anche Copertino ha una buona perfomance con il 4,10%. Al “Sacro Cuore di Gesù” siamo al 15,78%, va un po’ meglio a Scorrano (11,18%), troppo alta la percentuale di Casarano (17,33%), fanno meglio a Galatina (8,66%).
I vertici della Asl di Lecce hanno materia per riflettere.
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