Twiga, niente ricorso: resta il sequestro

Twiga, niente ricorso: resta il sequestro
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 15 Agosto 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 18:03
Resta sotto sequestro quello che si presentava come lo stabilimento balneare riservato ad un nuovo target di turismo del Salento, il turismo ricco. Sequestro probatorio del “Twiga” di Otranto. Dopo la decisione del Tribunale del Riesame di respingere l’istanza di annullamento del decreto del pubblico ministero della Procura di Lecce, Antonio Negro, i due indagati nell’inchiesta per abusi edilizi ed occupazione abusiva del demanio marittimo, hanno rinunciato a ricorrere in Cassazione.
La decisione è stata presa di concerto dal collegio difensivo (gli avvocati Antonio De Mauro, Adriano Tolomeo, Andrea Sticchi Damiani e Giulio De Simone) con Raffaele De Santis, 72 anni, di Otranto, conosciuto dal mondo imprenditoriale salentino con il diminutivo di Mimmo, legale rappresentate della società “Cerra” che con la “Billionaire Lifestyle” di Flavio Briatore aveva sottoscritto un contratto di licenza del marchio “Twiga” (sospeso ieri dopo il sequestro). E con l’ingegnere Pierpaolo Cariddi, 51 anni, del posto, progettista dell’opera, e nuovo sindaco di Otranto.
La battaglia fra difesa e Procura sulle esigenze di mantenere i sigilli alla struttura di località “Cerra” con bar-ristorante, piscina di 200 metri quadrati, pista da ballo in cemento e cabine, continua su altri fronti. A cominciare dalla scansione dei tempi dell’inchiesta: a breve il consulente della Procura depositerà la relazione sulla compatibilità di quell’opera con l’articolo delle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore del Comune di Otranto, l’“accesso al mare”. Ed a cominciare da questa nuova fase, il collegio difensivo potrebbe invocare la cessazione delle esigenze probatorie.
Resta da capire se la Procura richiederà poi un sequestro preventivo nella convinzione che sia necessario per impedire la perpetrazione dei reati contestati. Ed a quel punto ci sarebbero tutte le condizioni per intraprendere nuovamente la procedura per richiedere il dissequestro.
 
Questa istanza che ha riguardato il decreto della Procura, il probatorio, ha visto il Tribunale del Riesame (presidente Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto, a latere Anna Paola Capano) mettere in evidenza soprattutto la circostanza che vigesse il divieto di balneazione lungo il tratto di costa in cui stava sorgendo il “Twiga”. Un provvedimento emesso dal Comune e dalla Capitaneria di porto nel 2013 all’epoca dell’allarme crollo falesia e revocato: nel “canalone”, quell’insenatura in località “Cerra”, era crollato un pezzo di roccia. Quell’ordinanza fu revocata dal solo Comune - hanno fatto osservare i giudici nelle motivazioni dell’ordinanza di rigetto - l’anno scorso dopo aver autorizzato i lavori del “Twiga”.
Netto il giudizio del Riesame sull’interpretazione della norma “accesso al mare”: tutte opere incompatibili con l’esigenza di rendere il mare accessibile a tutti.
E’ stata la prima valutazione di un collegio di giudici, quella del Riesame. E non sarà l’ultima sulla fattibilità urbanistica del progetto di importare nel Salento il modello del turismo della Versilia.
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