Parlamentarie M5S: avvio con “giallo”: candidati scomparsi dalla piattaforma

Parlamentarie M5S: avvio con “giallo”: candidati scomparsi dalla piattaforma
di Francesco G.GIOFFREDI
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Martedì 16 Gennaio 2018, 19:52 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 12:22
Il fuoco è incrociato, perché alla sventagliata di recriminazioni degli esclusi si somma la protesta di attivisti e iscritti alla piattaforma Rousseau. Risultato: le parlamentarie del Movimento cinque stelle precipitano nel caos. Il voto online per la selezione dei candidati parlamentari sono partite ieri, le urne virtuali resteranno aperte fino a stasera alle 21, ma non è affatto accantonata l’ipotesi di una proroga dopo il tilt della piattaforma. Anzi: c’è chi chiede addirittura il colpo di spugna sulla prima giornata elettorale e l’azzeramento dell’intera procedura. Si tratta di quanti, in molti casi a sorpresa e senza un apparente motivo, sono stati tagliati dal novero di candidati alle parlamentarie: in Puglia figurano persino un deputato uscente (Francesco Cariello, barese), un ex consigliere comunale e candidato sindaco a Brindisi (Stefano Alparone), esponenti già “certificati” dal blog in occasione di precedenti tornate elettorali (i leccesi Caterina Vitiello e Giovanni Manzo). È il contraltare a descrivere il paradosso: molti esclusi e attivisti segnalano che tra i nomi sopravvissuti alla scure dello staff pentastellato, e poi candidati sulla piattaforma Rousseau, c’è anche chi non ha nemmeno completato l’invio delle certificazioni.
E mentre su Twitter decolla l’hashtag #annullatetutto e dallo staff trapelano poche, sommarie rassicurazioni («tutto previsto»), nel movimento le tesi sono due, l’una a bassa intensità e l’altra invece molto più barricadera: c’è stato semplicemente un problema tecnico che ha fatto schiantare contro un muro Rousseau, anche nella fase di selezione dei curriculum, ed è un problema al quale in qualche modo si supplirà; oppure - ed è questa la versione più hard - qualche “manina” dello staff ha depennato quei nomi che avrebbero potuto insidiare la leadership degli uscenti. Per quanto riguarda il sud della Puglia, tutti e quattro i parlamentari hanno ovviamente superato il primo sbarramento, risultano candidati alle parlamentarie e non abbandoneranno - quantomeno fino a diversa indicazione del candidato premier Luigi Di Maio - il ramo d’appartenenza: Maurizio Buccarella, Barbara Lezzi e Daniela Donno al Senato, Diego De Lorenzis alla Camera. «C’è stata una grossa scrematura - spiegano i vertici M5s - e in alcune Regioni si attende ancora l’arrivo dei certificati penali e sulle indagini a carico». I candidati sono stati setacciati non soltanto sulla base dei curriculum, ma anche analizzando post sui social e dichiarazioni pubbliche. Sia per misurarne la fedeltà alla causa, ma anche per evitare di schierare frange “imbarazzanti”, cioè di stampo complottista e affini. Di Maio, intanto, parla di «100 parlamentari uscenti riconfermabili» e di «un gruppo da ricreare per il quale abbiamo detto alle migliori menti di farsi avanti».
Ma i numeri? Il cosmo pentastellato è notoriamente blindato, di certo sullo staff s’è abbattuta una pioggia torrenziale di curriculum, migliaia per collegio plurinominale. Spuntano però i dati dei candidati alle parlamentarie: per esempio, 44 alla Camera per il collegio plurinominale di Lecce città e 162 al Senato per il collegio unico del sud della Puglia (che copre dunque anche Brindisi e Taranto). In entrambi i casi bisognerebbe eleggere quattro alfieri, tanti quanti i componenti dei listini plurinominali. Alle parlamentarie si vota infatti per la scelta dei candidati al proporzionale, e ogni attivista e iscritto esprime la propria preferenza in riferimento al collegio plurinominale d’appartenenza, così come disegnati dal Rosatellum. Spiega il regolamento: «La lista di candidati nel collegioè formata secondo l’ordine di preferenze alternato per genere. Di ogni candidato viene calcolata la percentuale delle preferenze ricevute sul totale delle preferenze assegnate in quel collegio». E i candidati dell’uninominale? Saranno appannaggio interamente di Luigi Di Maio e del suo staff, al punto che potrà pescare anche fuori dalla cerchia dei candidati alle parlamentarie.
La polemica furoreggia tra i cinque stelle proprio all’indomani di un sondaggio da boom, soprattutto al Sud. Secondo la rilevazione di Euromedia Research, i pentastellati al Mezzogiorno superano in molte regioni il 30% e in Puglia veleggiano tra il 30 e il 32%. Resta ora da capire se e quanto la bagarre sulle parlamentarie inciderà negativamente, e se dal voto online sbucheranno candidati non dannosi per il simbolo.
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