«Presidenza? Prima i ricorsi»
Il centrodestra “ferma” Giliberti

«Presidenza? Prima i ricorsi» Il centrodestra “ferma” Giliberti
di Francesca SOZZO
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Lunedì 24 Luglio 2017, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 15:56
Centrodestra al bivio, con un vertice già fissato per stasera, dopo la proclamazione degli eletti e il deposito, in Comune e in prefettura, di verbale e motivazioni che hanno spinto la commissione elettorale ad assegnare il premio di maggioranza al centrosinistra e al sindaco Carlo Salvemini.
Ancora poche ore, infatti, e la città saprà cosa ha convinto il giudice Alcide Maritati a premiare Salvemini con 20 seggi in Aula, consegnandogli così una solida maggioranza su cui contare per attuare il suo programma di governo. Una scelta per molti inattesa e che nel mondo politico cittadino ha avuto l’effetto di un terremoto, le cui “scosse di assestamento” si faranno sentire in questi ultimi scampoli di luglio.
Oggi, dopo la proclamazione degli eletti, il centrodestra si riunirà per stabilire la strategia da seguire. Il ricorso affidato da coalizione, liste e singoli esclusi dal Consiglio a un pool di avvocati amministrativisti è pronto a partire qualora la decisione di Maritati e della commissione sia stata presa - come parrebbe probabile - sulla scorta di una interpretazione di legge e non, invece, su un diverso conteggio dei voti dalle schede di scrutinio e dai registri delle singole sezioni elettorali. Ma al netto della battaglia giudiziaria, è la strategia politica da assumere adesso a tenere banco nel centrodestra cittadino, fino a pochi giorni fa convinto di poter giocare il ruolo di deus ex machina e di tenere in mano il destino della Giunta Salvemini, pronto anche a staccare la spina al momento opportuno.
 
Così non è. E la partita politica, quindi, si riapre. A partire dalla scelta di accettare o meno la presidenza del Consiglio offerta all’opposizione dal sindaco già all’indomani del voto al ballottaggio che ne ha decretato la vittoria. Un ruolo per il quale Salvemini ha pensato a Mauro Giliberti, già candidato sindaco per il centrodestra, ex giornalista Rai e capo della minoranza. E se l’interessato ha chiarito di non perdere certo il sonno «per una poltrona», «decisioni come questa - dice oggi il consigliere di Direzione Italia, Gaetano Messuti - andranno prese alla luce di una attenta verifica degli atti e delle motivazioni della commissione elettorale.
Se quella di centrosinistra resterà una maggioranza sub iudice, resteremo interpreti della volontà degli elettori che hanno votato per noi». Tradotto: qualora, come appare scontato, il centrodestra presentasse ricorso al Tar e scegliesse l’Aventino, abbandonando sistematicamente l’Aula e rinunciando al gettone, non avrebbe senso alcuno accettare un ruolo di “garanzia” di una assemblea della quale si è pubblicamente disconosciuta la legittimità.
Certo, bisognerà vedere se la linea dura sarà sposata da tutti, nel centrodestra. Perché se appare scontato che a suonare la carica contro Salvemini siano i big dei partiti e dell’amministrazione uscente, a partire da Paolo Perrone e dallo stesso Messuti, meno ovvia è un’adesione acritica a questa posizione da parte di tutti i consiglieri di prima nomina.
Fra i big, l’eletto Michele Giordano, il più suffragato di Fratelli d’Italia, spiega che «non si può dire nulla prima di vedere le carte della commissione. Esiste però un principio - sottolinea il consigliere -: il 52% e oltre dei cittadini leccesi ha votato per il centrodestra. Tutto il resto è tecnicismo, interpretazione e punto di vista».
La tensione, insomma, resta alta, mentre già fra pochi giorni il Consiglio potrebbe essere convocato - probabilmente fra giovedì e venerdì prossimi - per la convalida degli eletti, la presentazione della Giunta e del programma e per il via libera agli equilibri di bilancio, da approvare entro il 31 luglio prossimo. Un passaggio, quest’ultimo, che potrebbe avvenire quindi davanti ai banchi vuoti della minoranza, la stessa che quegli equilibri, di fatto, li ha confezionati e consegnati alla città. La partita è appena cominciata.
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