Primo maggio o 25 aprile? Il palco che divide il No alla Tap
Blasi: «Sbagliato utilizzare la Taranta»

Primo maggio o 25 aprile? Il palco che divide il No alla Tap Blasi: «Sbagliato utilizzare la Taranta»
di Alessandra LUPO
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Venerdì 7 Aprile 2017, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 13:40
MELPIGNANO - Se è vero che la musica unisce, talvolta può capitare che finisca per dividere. Soprattutto se veicola messaggi solo in apparenza simili, ma con distinguo fondamentali, come nel caso di Tap.
Ecco perché, a Melendugno all’ombra degli ulivi che si trovano lungo il tracciato del gasdotto, il fronte musicale è diviso a metà:
c’è chi pensa a un primo maggio di lotta, da celebrare sul lungomare di San Foca, un evento cui sta lavorando il SoWhat Festival, anche in collaborazione con l’organizzazione del primo maggio a Taranto.
E chi invece vorrebbe celebrare una “Festa della liberazione” tra pizzica e balli per difendere la bellezza del territorio. La proposta è per il 25 aprile ed è stata lanciata da Michele Emiliano durante la Bit di Milano, per poi rimbalzare nel Salento già corredata da un sì di massima della Fondazione La Notte della Taranta ad occuparsi dell’organizzazione.
La trovata del governatore, che sta facendo la sua parte nella battaglia contro Tap ma le cui visioni non coincidono del tutto con quelle del movimento, non è stata apprezzata da tutti. In primis dagli organizzatori del SoWhat, che nei giorni scorsi avevano lanciato la petizione online chiedendo agli artisti di schierarsi contro la Tap, hanno infatti voluto sottolineare senza mezzi termini il divario tra i due eventi: «Il palco del 25 aprile, per bocca dello stesso Emiliano, chiede che vengano unificati i due gasdotti, previsti a Otranto e San Foca, e che con le comunità venga individuato un nuovo approdo. Il palco del 1 maggio sarà un palco che non si presterà a strumentalizzazioni politiche e dirà chiaramente né qui, né altrove». Più chiaro di così.
Prima che Emiliano – dalla bit di Milano - bruciasse tutti sul tempo nel movimento l’idea di un primo maggio di lotta aveva infatti già preso forma, con un evento organizzato dal basso e con ragioni molto al di là della semplice localizzazione dell’approdo, unico aspetto assieme a quello di una generica egemonia del volere popolare che unisce Emiliano ai No Tap.

Sulla stessa partecipazione alla Notte della Taranta, poi, il rischio di alimentare le incomprensioni è ancora più elevato. Al netto del suo portato di tradizioni e cultura popolare, il festival non può certo dirsi lontano dalle logiche mainstream, che negli anni lo hanno portato anche sulla Rai. E neppure da quella politica in cui gran parte del popolo no Tap vede il nemico dichiarato.
«Il signor Manera e la Fondazione La Notte della Taranta avrebbero dovuto schierarsi in maniera netta per tempo, avrebbero dovuto rinunciare alla sponsorizzazione fatta da Ilva in un’edizione di tanti anni fa e permettere agli artisti di esprimere il proprio dissenso da quel palco - proseguono sulla pagina del SoWhat -. Ecco, queste cose non ci sono state e la memoria è lunga. Molti degli artisti dell’orchestra, come singoli e come gruppi, hanno aderito all’appello lanciato da So What Festival e sarebbe carino da parte loro che prendessero posizione su tutta questa faccenda».
Il terreno per le danze, insomma, è parecchio sdrucciolevole così come quello dello scontento sociale, che nelle ultime ore ha subito l’invasione di alcuni elementi estranei tra i contestatori, capaci in un paio di giorni di “inquinare” la lotta sana del territorio con danneggiamenti e atti vandalici, producendo immagini dolorose di muretti a secco sfondati e ulivi senza rete anti xylella che hanno finito per indignare persino i combattenti locali, sulle barricate da anni per difendere la bellezza del loro territorio anche a costo di intralciare la ragion di stato.

E sulla questione interviene oggi anch Sergio Blasi, fondatore del Festival.
«Ritengo sbagliato utilizzare la Fondazione La Notte della Taranta per organizzare un concertone No-Tap il 25 aprile. Il concerto No-Tap c’è già, fissato per il primo maggio, e organizzato “dal basso”», scrive in una nota il consigliere regionale del Pd. «Non servono due concerti e soprattutto non serve alla battaglia per opporsi all’approdo a San Foca del gasdotto, impiegare un’istituzione culturale la cui missione sarebbe lavorare al recupero e alla valorizzazione del patrimonio immateriale dei canti del Salento e non prestarsi a battaglie politiche per quanto giuste e condivisibili». «Lo dico perché non posso fare a meno, avendola fondata, di avvertire un sentimento di disagio nel vedere La Notte della Taranta impugnata e impiegata come strumento in una contesa politica e istituzionale per quanto il fine sia giusto e condivisibile. Non dimentichiamo mai che La Notte della Taranta è di tutti - prosegue Blasi - , come di tutti è il patrimonio culturale sul quale è stata edificata. La sua sfida è sempre stata essere nella modernità senza tradire la tradizione culturale del Salento e l’affetto per la propria terra. Per questo sarebbe meglio, a mio parere, che il Presidente Emiliano si astenesse dall’utilizzarla in questo modo e ovviamente che la stessa Fondazione esibisse un profilo più consono alla sua missione culturale, evitando di mettersi sull’attenti al primo cenno».

 
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