Ribaltone a Palazzo Carafa, il Tar dà ragione al centrodestra

Ribaltone a Palazzo Carafa, il Tar dà ragione al centrodestra
di Paola ANCORA
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Mercoledì 11 Ottobre 2017, 18:50 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 18:33

Ribaltone al Comune di Lecce. Il Tar ha accolto i tre ricorsi presentati dal centrodestra e ha annullato contestualmente una parte del verbale di proclamazione degli eletti del 24 luglio scorso, quella in cui era stata ufficializzata l’assegnazione del premio di maggioranza al centrosinistra del sindaco Carlo Salvemini.
Il terremoto annunciato per Palazzo Carafa è arrivato, puntuale, poco dopo le 18.20 di ieri pomeriggio. I giudici della prima sezione del Tribunale amministrativo regionale, presieduti da Antonio Pasca, hanno disposto «la correzione dei risultati elettorali e la sostituzione dei candidati proclamati consiglieri comunali in virtù dell’attribuzione del premio di maggioranza, con i candidati maggiormente suffragati nelle liste collegate al candidato sindaco Mauro Giliberti», liste che al primo turno, l’11 giugno, avevano ottenuto più del 50% dei voti validi.
Non sarà quindi necessaria una nuova proclamazione degli eletti, perché è stata corretta soltanto una specifica “porzione” del verbale, quella relativa all’attribuzione del premio di maggioranza. E, così, gli equilibri politici dell’Aula consiliare di Palazzo Carafa cambieranno subito: gli atti sono stati inviati dal Tar al sindaco Carlo Salvemini e al prefetto Claudio Palomba «per gli adempimenti di rispettiva competenza».
Per conoscere le motivazioni alla base della sentenza del Tar, invece, si dovrà attendere ancora qualche ora: saranno pubblicate fra oggi e domani. E in attesa vengano rese pubbliche, le certezze sul tavolo sono due. La prima: i giudici amministrativi hanno ritenuto valide le motivazioni sostenute nell’affollata udienza di ieri mattina dagli avvocati Pietro Quinto, Luciano Ancora, Giovanni Garrisi, Daniele Montinaro, Francesco Baldassarre e Luigi Mariano. Quinto ha difeso i consiglieri rimasti esclusi dopo la decisione del giudice Alcide Maritati, presidente della commissione elettorale, di assegnare il premio di maggioranza al centrosinistra: Angelo Tondo e Attilio Monosi di Direzione Italia, Giorgio Pala di Fratelli d’Italia, Laura Calò di Grande Lecce e Federica De Benedetto di Forza Italia. Ancora, Garrisi e Montinaro hanno rappresentato l’allora candidato sindaco Mauro Giliberti, il parlamentare Roberto Marti e il capogruppo di Direzione Italia, Paolo Perrone. Poi Baldassarre, in difesa della candidata, oggi consigliera, Paola Gigante e Mariano costituitosi in nome della candidata, non eletta, Francesca Mariano.
La seconda certezza consegnata alla città dal dispositivo di sentenza di ieri, invece, è che il Tar non ha ritenuto ci fossero spazi e motivi per rimettere alla Consulta gli atti relativi alle ultime Comunali leccesi, sollevando quindi l’eccezione di costituzionalità sulla legge che governa il voto nei Comuni con più di 15mila abitanti. Una “carta” sulla quale scommetteva una parte del centrosinistra e che «avrebbe meritato qualche riflessione in più» dice l’avvocato e parlamentare del Pd Federico Massa che, insieme a Massimo Luciani e Piermassimo Chirulli, ha difeso i candidati di centrosinistra entrati in Aula consiliare grazie all’assegnazione del premio. «Ora avanti un passo alla volta - continua Massa -. Leggeremo le motivazioni del Tar, che è essenziale conoscere per capire come abbia deciso di fugare qualsiasi dubbio di costituzionalità. Ritengo, comunque, che faremo appello al Consiglio di Stato (CdS)».
Il centrodestra, uscito vittorioso da questa battaglia legale, dovrà prepararsi quindi a un probabile secondo round a Palazzo Spada. Il centrosinistra è pronto a fare appello al CdS, anche valutando la possibilità di chiedere la sospensione del verdetto del Tar con decreto monocratico del presidente, i cui tempi di intervento sarebbero brevissimi. Se accolta, questa richiesta impedirebbe l’insediamento dei sei consiglieri di centrodestra eletti e vincitori del ricorso almeno fino alla pronuncia di merito del Consiglio di Stato. Se, invece, la richiesta di sospensiva venisse respinta, l’Aula avrebbe subito una maggioranza di centrodestra, con 17 consiglieri. E la partita, a quel punto, diventerebbe esclusivamente politica.
 

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