Salentini a Bruxelles: lavoro e sogni nel cuore dell'Europa

Salentini a Bruxelles: lavoro e sogni nel cuore dell'Europa
di Giorgia SALICANDRO
9 Minuti di Lettura
Domenica 22 Maggio 2016, 18:16
Meta dei salentini senza soluzione di continuità, il passato e il presente dell'emigrazione in Belgio trovano oggi, almeno in parte, un segno evidente sulla mappa che include la capitale Bruxelles e la vicina Charleroi. Se la prima conta 2.354 persone della sola provincia di Lecce – più di Londra - iscritte all'Anagrafe italiani residenti all'estero, l'altra raggiunge quota 4.030.
Erano salentini quindici dei 262 minatori che l'8 agosto 1956 persero la vita a Marcinelle, nell'incidente divenuto il simbolo del prezzo dell'emigrazione.
Ma a distanza di sessant'anni le destinazioni sono altre, e di certo anche le professioni. Non ci sono minatori, ma giovani con una o – spesso – più lauree che atterrano a Charleroi, ma sono diretti a Bruxelles: Comissione europea, Consiglio dell'Unione europea e una parte del Parlamento hanno sede qui, senza contare le centinaia di uffici di Enti camerali e regionali. E moltissimi salentini vanno a far carriera nelle Istituzioni.
In realtà, la “Euro bubble”, come è chiamata la zona di Schuman, rappresenta solo una delle molte anime della città e delle ragioni per cui vi si arriva. Musicisti, manager, ricercatori, operatori delle Ong sono i tipici “emigranti” salentini. In tutto, 4.630 dalle tre province del Tacco: 1.432 da Brindisi, 844 da Taranto e 2.354 da Lecce, appunto.

Carlo Coppola
Program manager


«L'amore per le radici non basta, meglio qui»

Approdato nella “bolla” degli uffici europei, valigetta in mano e la pelle ancora abbronzata, non portava addosso l'impronta del sole di casa ma di quello rilucente di Haiti e della Repubblica Domenicana. Sì perché per Carlo Coppola, leccese, “il mondo” è da sempre la questione in ballo e lo spazio sufficiente a misurare il suo raggio d'azione. Così, da Lecce a Bruxelles il giro è stato ampio: laurea in Ingegneria a Bologna, poi un master a Roma, la Spagna e infine i Caraibi, a lavoro per le Nazioni Unite e in una Ong. In realtà, aveva tentato l'esperimento di affacciarsi sul mondo dal capo del Salento, «ma un'esperienza lavorativa estremamente negativa e altre vicissitudini - racconta - mi convinsero che non era il momento per restare». Il mondo, quindi, è andato a cercarlo fuori, e quando ha avuto nostalgia dell'Europa, sei anni fa, ha puntato direttamente «al cuore». A Bruxelles, Carlo è program manager per la Turchia presso la Direzione generale della politica di vicinato e dei negoziati di allargamento della Commissione europea. Il Salento oggi è più che mai “casa”, dopo la sensazione iniziale di liberazione, «ma – commenta - non sono più disposto a confrontarmi con quelle difficoltà quotidiane solo per amore delle mie radici».
A fargli sopportare di buon grado il grigiore della città ci sono i servizi alle famiglie, l'offerta culturale e il melting pot. Certo, trovarsi nel cuore del mondo può avere degli svantaggi, in un momento in cui le contraddizioni delle politiche internazionali vengono allo scoperto in più parti d'Europa. A Bruxelles, la storia di Carlo ha sfiorato il dramma la mattina del 22 marzo: alle 9.10 era passato dalla stazione di Malbeek, cinque minuti più tardi il boato, le sirene e i messaggi dei familiari. Lui, che crede al progetto di un mondo più inclusivo, si limita a non prendere la metro e, quando cammina per strada, non si guarda indietro, ma avanti: «Sarebbe disumano fare altrimenti – commenta - mi sembra che in città siano aumentate le iniziative per ridurre la ghettizzazione. Cinicamente potrei pensare che, passata l'allerta, anche queste spariranno, ma mi piace credere che non sarà così».


Duilio Ingrosso
Musicista


«Desidero tornare ma il Sud non è pronto»

«Per un musicista non è mai facile cambiare città e inserirsi nel giro». Dulio Ingrosso, 31 anni, da circa dieci sassofonista di professione, lo aveva messo in conto quando un paio d'anni fa ha deciso di mettere un po' di chilometri tra sé e i suoi impegni tra Roma e il Salento. Ma, checché se ne pensi, le note non sono la sola cosa a trovar posto nella vita di un musicista, così tra i “giri” consolidati e l'idea di raggiungere la sua ragazza a Bruxelles, Duilio ha scelto l'amore. E, per ora, l'amore, anche quello per le note, gli risponde più che bene: lavora stabilmente in un'orchestra swing, collabora con altre formazioni tra cui un gruppo pugliese, Riso Patate'n Folk, e ha anche messo su un quintetto che porta il suo nome. Quando non si esibisce, dà lezioni private.
In Italia torna spesso per i live dell'Orchestra operaia di Massimo Nunzi. Del resto, c'è in lui un lungo cordone che corre ben più a Sud. Fino al Salento, dove è nata la passione per la musica, e galeotte furono proprio le tradizioni del territorio: la banda di Trepuzzi, il suo paese, e le prime lezioni impartite dal maestro Giovanni Cananà. Dopo, il conservatorio Tito Schipa di Lecce, il perfezionamento al Refice di Frosinone e “i giri” musicali della Capitale. Oggi Bruxelles, domani chissà, pensa Duilio ogni volta che si mette in viaggio. «Il pensiero di ritornare un giorno nella terra che mi ha regalato i ricordi più belli della mia vita è sempre lì dietro l'angolo – dice - ma purtroppo la nostra regione, e il Sud Italia in generale, non sono ancora pronti a garantirmi una professione nella musica, che non sia legata all'insegnamento nella scuola pubblica, con tutte le difficoltà del caso». I suoi giri, per ora, restano a Bruxelles. Dagli attentati di marzo in realtà il suo lavoro non è passato indenne - come tutto il resto - con i locali che, nelle settimane successive, annullavano gli eventi per timore di avere poco pubblico. Ma Bruxelles, conferma Duilio, si è rimessa in moto in fretta. E l'aeroporto di Zaventem, da cui passa spesso per andare a suonare in Italia, è l'immagine stessa di una città in cui tutto, anche la musica, va avanti.


Sara Solazzo
European Press Officer


«Ho studiato Affari europei, quale capitale se non questa?»

«Ho studiato Affari europei: quale altra capitale avrebbe avuto più senso?». È presto detta la storia di Sara Solazzo, trent'anni, cresciuta a Trepuzzi con lo sguardo rivolto all'Europa. Laurea triennale in Scienze politiche all'Università del Salento, poi la magistrale a Torino per seguire la sua passione, e l'“approdo obbligato” a Bruxelles, facilitato da una borsa di studio. Quella della “european policy officer” è una carriera molto diffusa nella città delle Istituzioni europee, ed è anche la professione di Sara, che coordina l’ufficio di Bruxelles di Unioncamere Piemonte. Ma se la carriera è cosa importante, non è certo l'unica: l'Europa che l'ha portata a Bruxelles sei anni fa, del resto, non può trovar posto solo nell'Euro bubble, la “bolla” alienante delle Istituzioni europee. Addirittura, all'inizio la sua Europa Sara era andata a cercarsela nell'alterità di una cittadina di provincia, Gent, nelle Fiandre. Ma la vita a Bruxelles può essere questo e molto altro: «È come la si desidera – spiega - può essere movimentata, impegnata, stressante, ma se lo si vuole anche provinciale, chiusa e abitudinaria. Certo è un vero peccato non approfittare dell’offerta di confronto e fusione con le innumerevoli culture presenti in questa splendida città». Tutto ancora intatto nonostante gli attentati che, spiega Sara, hanno lasciato strascichi più che altro nel quartiere europeo: le Istituzioni hanno cancellato molte attività, cosa mai successa, e lei stessa è stata lasciata a casa per diversi giorni.
Si può scegliere persino il Salento, a Bruxelles. Lei, come molti altri conterranei, non rinuncia all'espresso ristretto del Caffè italiano, non solo perché è buono, ma perché è servito da un salentino, e salentina è anche la clientela. Un compromesso che le basta, insieme all'odore di sugo e polpette fritte la domenica, nella casa in cui vive con il suo compagno trepuzzino. «Non tornerei definitivamente, mi sembra che il territorio offra a noi giovani opportunità di condurre una vita serena e dignitosa – commenta - ammiro chi resta, capisco chi parte e soprattutto credo fortemente che tutti possiamo essere cittadini del mondo».


Raffaele Bruno
Regular affaris manager


«Culture diverse: qui nessuno è straniero»

Di giorno manager con aplomb nordeuropeo in una multinazionale farmaceutica; fuori dal lavoro, un ragazzo dallo spirito underground che ama le contaminazioni. Bruxelles sembra essere il posto giusto per entrambi i “Raffaele”. Trentacinque anni, di Nardò, Raffaele Bruno vive nella capitale belga da cinque, dove è regulatory affairs manager per la Zoetis, colosso del settore farmaceutico veterinario. «Faccio il lavoro per cui ho studiato in un ambiente stimolante – spiega - ma ho scelto Bruxelles anche per la mescolanza di culture nordiche e latine: con così tante persone da tutto il mondo stabilitesi qui da molto tempo, nessuno può davvero sentirsi uno straniero».
È questo l'equilibrio trovato da Raffale, “nomade” da oltre quindici anni, prima per andare a studiare a Bologna, dove si è laureato in Veterinaria, poi a Utrecht, per una seconda laurea in Innovazione farmaceutica, con tappe intermedie a Monaco di Baviera e Colonia. In città, si sente un po' come al tempo dell'Erasmus, quando poteva scegliere ogni giorno una festa e una nazionalità diversa in cui introdursi. «Nei gruppi di persone ci si contamina a vicenda, e sebbene il comune denominatore linguistico sia l’inglese, o la sua versione semplificata, il “globish”, poi ci si ritrova a mescolare termini di altre lingue con disinvoltura».
Tornare, restare? Concetti troppo schematici per Raffaele, che se in azienda è immerso in esperimenti e calcoli, fuori dal lavoro preferisce assecondare il flusso delle cose senza eccedere nell'analisi. Un mese di sole a Santa Caterina, tra luglio e settembre, per ora basta a placare le ansie per il futuro. «Faccio parte di una generazione che spesso deve accettare quello che viene e tirarne fuori il meglio, piuttosto che scegliere liberamente – dice - per stare bene è preferibile non porsi queste domande troppo a lungo: meglio vivere e apprezzare quello che arriva».


Federica Pimiceri
Responsabile marketing


«E' il centro del continente, lavorare qui è più facile»

«Un'ora e mezzo in treno per Parigi, circa tre ore in treno per Londra, due ore per Amsterdam e mezz'ora per Anversa». Et voila, ecco la mappa dei desideri di una trentacinquenne “business partner, press officer, PR, responsabile marketing e communication and event manager” nel settore della moda e dell'alta gioielleria. Sarebbe stato più difficile, per Francesca Primiceri, fare tutto questo stando a Lecce, quasi due ore di treno per Bari, almeno cinque per Roma, molte di più per le capitali internazionali della moda. Eppure, il brand per cui lavora – Federico Primiceri – ha scelto di avere sede, showroom e luxury boutique nel cuore della città barocca. «Per la mia attività, essere a Bruxelles significa stare nel centro dell’Europa e avere rapporti con persone nuove in realtà più ampie e internazionali – commenta - dove la diversità e il “made in Italy” rappresentano un vantaggio. La posizione geografica della città agevola il mio lavoro, ma – aggiunge - ho deciso di trasferirmi qui con il mio ragazzo per coincidenze particolari, situazioni anche personali che si sono presentate in un preciso momento storico della mia vita».
Cresciuta a Nardò, Francesca negli anni ha continuato ad aggiungere chilometri tra sé e il Salento, prima per studiare Scienze dell’organizzazione a Bologna, poi per un master in Event management allo Ied di Milano. A Bruxelles ci sta da un anno e mezzo. La distanza col Salento non sembra tanta, se deve prendere un volo per tornare in vacanza o quando l'azienda richiede la sua presenza, ma diventa abissale nella prospettiva di un possibile futuro.
Per ora, Francesca ha bisogno di sentirsi parte di una grande città, e le proposte culturali di Bruxelles sono una scoperta continua. E poi, in fondo, il Salento lo ritrova intorno: il suo ragazzo è di Copertino, e lei non disprezza di certo le cene e le altre occasioni di ritrovo con i conterranei. Purché, sia chiaro, il tema della serata non sia la nostalgia di casa.



 
© RIPRODUZIONE RISERVATA