Tap, gli ultimi ulivi spostati nella notte. L'ira del sindaco e degli attivisti

Foto: Claudio Longo
Foto: Claudio Longo
di Mauro BORTONE
3 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Aprile 2017, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 12:49

MELENDUGNO - Un blitz nel cuore della notte al cantiere Tap: chiuso il capitolo espianti. Ma si riaprono le tensioni. Nonostante il dialogo auspicato in tre vertici in Prefettura tra le parti, fallite le ultime trattative, a San Basilio sono tornate in azione le ruspe della multinazionale, scortate dalle forze dell’ordine, per ultimare la messa in sicurezza degli alberi. «Un’azione di forza che ha trasformato ancora una volta San Foca in terra di militarizzazione esasperata per tutta la durata degli interventi», accusano i No Tap. L’operazione si è conclusa poco prima dell’alba.
Centinaia di poliziotti, carabinieri e finanzieri, come a fine marzo, hanno presidiato l’area, accerchiando i manifestanti, rimuovendo le barricate dalle strade adiacenti e vigilando sulla sicurezza degli operai di Tap. Una scena che ha risollevato dopo una tormentata concertazione il termometro della tensione.
Qualche avvisaglia, in verità, era giunta poche ore prima, quando l’incontro col prefetto Claudio Palomba e col questore, Pierluigi D’Angelo, alla presenza dei tecnici dell’Osservatorio fitosanitario e dell’ispettorato provinciale dell’agricoltura, aveva dato come esito il rischio di veder saltare l’accordo sulla messa in sicurezza degli ulivi senza trasferimento a Masseria del Capitano.
Nel corso del faccia a faccia istituzionale, era stata pressante la richiesta, sulla base della relazione emersa dal sopralluogo di venerdì scorso nel cantiere, di spostare gli undici alberi zollati nel sito di stoccaggio, per scongiurarne la morte: una proposta accolta con favore da Tap, che aveva ribadito l’intenzione di concludere i lavori entro il 30 aprile (in rispetto della legge regionale che vieta interventi sugli ulivi per via del ciclo biologico); il Comune di Melendugno, attraverso il sindaco Marco Potì e gli agronomi di fiducia, invece, aveva evidenziato che le sofferenze degli alberi riguardassero 16 dei 31 alberi precedentemente rimossi e lasciati nel sito, che andavano curati senza che vi fossero nuovi espianti.
Il prefetto, da parte sua, aveva sollecitato il Comune a liberare le strade dalle barricate. Ma anche in questo caso il primo cittadino, pur dimostrando, massima collaborazione, aveva chiesto che nel nome del “buon senso” si evitassero altre attività non concordate che non fossero le sole cure fitosanitarie in loco. La trattativa con gli attivisti del presidio, affidata al comandante della polizia municipale di Melendugno, Antonio Nahi, è saltata, quando i “No Tap”, fiutando che dietro le condizioni potesse celarsi la volontà di concludere gli espianti, si sono rifiutati di rimuovere i blocchi. La risposta era stata messa in conto. Attorno alla mezzanotte, infatti, il tam tam sui social è partito, con la mobilitazione di cittadini che hanno tentato di raggiungere San Basilio in ogni modo. Alle due la svolta, con l’arrivo in massa delle forze dell’ordine in assetto antisommossa, che hanno fermato e identificato diversi manifestanti, bloccando quelli già presenti nei pressi del cantiere. Posti di blocco sono stati predisposti sulla Melendugno-San Foca, mentre le strade interpoderali sono state liberate dalle barricate per far spazio ai mezzi della società, sopraggiunti poco dopo.
Le operazioni di travaso degli 11 ulivi eradicati sono terminate all’alba, davanti agli attivisti inermi e “confinati” a ridosso del cantiere, che hanno intonato slogan e cori per tutta la notte, tentando di aprire un varco nel cordone di sicurezza non appena è fuoriuscita la colonna dei camion dal sito.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA