Tribunale, dipendente licenziato: era a casa ma risultava in ufficio

Tribunale, dipendente licenziato: era a casa ma risultava in ufficio
di Erasmo MARINAZZO
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Sabato 25 Marzo 2017, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 12:21

LECCE - Assenze sistematiche per sei mesi consecutivi. Dal posto di lavoro. Dal Tribunale di via Brenta. Negli uffici dove si celebra la giustizia civile, un dipendente è stato licenziato in applicazione all’ultimo decreto legislativo del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia: si sarebbe assentato innumerevoli volte dall’ufficio, senza prendersi la briga ogni volta di comunicarlo alla dirigenza.
Si tratta di uno dei primi dipendenti pubblici del Salento colpito della nuove norme introdotte dal Governo per dare una stretta ai “furbi del cartellino”. Quelle norme che prevedono anche sanzioni disciplinari, e finanche il licenziamento, per il dirigente che non adotta per tempo il provvedimento di sospensione cautelare del dipendente ritenuto infedele.
E c’è anche un risvolto penale, in questo caso. E non soltanto perché l’assenteismo viene contestato con l’ipotesi di reato di truffa ai danni del Ministero della Giustizia. Ma anche perché quando è stato messo al corrente di essere sottoposto a provvedimento di sospensione cautelare, quel dipendente ha prodotto della documentazione per giustificare le assenze che è stata giudicata poco attendibile. Gli atti per questo sono stati trasmessi in Procura ed è stata avviata un’inchiesta per l’ipotesi di reato di falso.
L’interessato si è affidato all’avvocato Salvatore Spano sia per impugnare il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, che per difendersi nell’inchiesta penale ed anche nell’eventuale procedimento che potrebbe avviare la Corte dei Conti per chiedere la restituzione delle somme percepite per le ore non lavorate.

In quel via vai senza sosta da un ufficio ad un altro con fascicoli appresso o con singoli provvedimenti da fare firmare ai magistrati come ai dirigenti amministrativi, i dipendenti del Tribunale di via Brenta si sono accorti che ad un collega è stato contestato di essersi assentato quando sarebbe comunque risultato presente. Se n’è discusso, ed anche piuttosto animatamente, nell’incontro organizzato nei giorni scorsi proprio in un’aula del palazzo di via Brenta, dalla rappresentanza sindacale unitaria. Temi adeguati all’argomento: cartellini ed anomalie; sistemi di rilevazione presenze, organizzazione e controllo; applicazione del decreto Madia, decalogo per il licenziamento degli statali. E le immancabili “varie ed eventuali”.
Si è discusso sulla decisione adottata dal Ministero della Giustizia dopo la segnalazione arrivata della dirigenza amministrativa del Tribunale di Lecce e sull’eventuale responsabilità di terze persone nelle figure di chi avrebbe dovuto monitorare mensilmente l’operato del dipendente poi licenziato.
Un sistema di controllo c’è. Ed è informatizzato: si chiama “stampa cartellini casualizzata più totale” e riporta analiticamente, giorno per giorno, le presenze in ufficio dal primo all’ultimo minuto. Con i relativi sforamenti, gli straordinari che sono all’ordine del giorno quando sono previste sentenze nel pomeriggio o in serata. Le uscite anticipate, per motivi personali o per ragioni di lavoro. Documentate, quest’ultime.
È stato questo sistema a rilevare che quel dipendente sia risultato spesso assente da gennaio a giugno dell’anno scorso: lo dicono i mancati passaggi del badge. Eppure non avrebbe chiesto ferie, distaccamenti o permessi straordinari.
Cosa è accaduto a quest’uomo, dopo tanti anni di servizio senza aver mai ricevuto nemmeno un provvedimento disciplinare? Sono state dimenticanze, superficialità, oppure problemi talmente gravi da farli scordare di seguire le procedure più elementari?
È un caso diverso, questo da quelli più comuni e diffusi del dipendente pubblico che lascia il posto di lavoro senza lasciare traccia con il badge degli orari di uscita e di ingresso.

Al vaglio del difensore anche la procedura seguita dall’amministrazione del Tribunale per verificare se sia stata seguita correttamente o se quel dipendente andava avvertito per tempo con la relativa contestazione di decurtamento giornaliero dello stipendio.

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