«Soldi dai dipendenti per corrompere»
Indagata anche funzionaria ministeriale

«Soldi dai dipendenti per corrompere» Indagata anche funzionaria ministeriale
di Erasmo MARINAZZO
3 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:37
Avrebbe fornito da Roma notizie a Maria Antonietta Gualtieri sulle linee guida dei nuovi progetti finanziati dal “Pon Sicurezza”? “Corruzione per l’esercizio della funzione”, è l’ipotesi di reato contestata nell’inchiesta sulla gestione dei fondi concessi all’“Associazione antiracket Salento”, per stabilire se è vero che una funzionaria dell’ufficio del commissario straordinario del Governo abbia o meno avuto un occhio di riguardo per la presidente Gualtieri, con la prospettiva di ottenere l’assunzione di sua figlia in una delle sedi di Lecce, Brindisi e Taranto dello sportello antiracket. Si tratta di Letizia Miglio, 67 anni, di Grosseto che risponde di corruzione in concorso con la Gualtieri.
Di questa circostanza si parla in quel filone dell’inchiesta che contesta alla presidente Gualtieri il tentativo di allacciare rapporti con i funzionari romani per assicurarsi la proroga del progetto ed un nuovo finanziamento. Per perpetrare - questa la prospettiva accusatoria - ancora quel comportamento truffaldino seriale che ha convinto il giudice Giovanni Gallo a disporre il suo arresto in carcere.
Le indagini hanno svelato anche un altro particolare, in questo filone: la presidente avrebbe affermato davanti ad alcuni collaboratori di stare creando un fondo nero per corrompere i funzionari romani che avevano nelle mani i destini ed il futuro dell’associazione. Perchè avrebbe chiesto loro di versare mensilmente una cifra: prima 20, poi 50 e poi 100 euro. Per mantenere le amicizie a Roma con dei “regalini”, dicono le carte dell’inchiesta.
Che è cosa diversa dal rapporto che sarebbe intercorso con la funzionaria Miglio. Perché di quei “regalini” non è stata trovata traccia. E per questo alla Gualtieri le viene contestata l’ipotesi di reato di millantato credito in concorso con la segretaria Serena Politi e con il figlio Stefano Laudisa. «Il contributo preteso mensilmente dalla Gualtieri da parte di noi collaboratori, inizialmente pari a 20 euro, è stato poi aumentato a 50 euro nel mese di ottobre 2014», ha raccontato uno degli ex collaboratori agli inquirenti. «Ed infine ho portato a 100 euro nel mese di novembre 2014. La Gualtieri pretendeva l’erogazione di tale contributo che veniva riscosso dapprima da Stefano Laudisa. E successivamente, dalla Politi con il rilascio di ricevuta. La stessa giustificava tale richiesta al fine di finanziare regalie che lei portava a Roma presso gli uffici del Ministero».
 
Il rapporto con la funzionaria Miglio è emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche. A cominciare da quel 2 marzo del 2015 con la chiamata a Giuseppe Naccarelli per metterlo al corrente dell’esito dell’incontro avuto con la Miglio sulla proroga del progetto e sulla possibilità di ottenere nuovi finanziamenti. Quella telefonata in cui sostiene di essersi fatta avanti perchè «ho capito l’antifona». : «Ti anticipo una cosa, poi vediamo se riesci a capirmi: allora, la figlia della Letizia è psicologa e non riesce a trovare qui cose....tanto che sta in Germania...perché una si deve fare un curriculum, no? Hai capito bene. E, qundi, guarderà anche lei, insomma, le linee guida e le cose».
© RIPRODUZIONE RISERVATA