Turisti, treni negati la domenica
per le perle delle due costiere

Turisti, treni negati la domenica per le perle delle due costiere
di Maurizio TARANTINO
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Domenica 9 Luglio 2017, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 17:47
Le ferrovie dimenticano il Salento, soprattutto di domenica. La promessa di incentivare i trasporti nel periodo più caldo dell’anno, quando turisti e residenti desiderano raggiungere i litorali bagnati dai due mari, è rimasta disattesa. Il nuovo corso delle Ferrovie Sud Est, entrate a far parte delle più ambiziose Ferrovie dello Stato, non ha mantenuto le promesse, lasciandole lettera morta, almeno per quanto riguarda i trasferimenti dall’entroterra alla costa. L’anno scorso l’azienda era corsa ai ripari in extremis. E aveva garantito che i collegamenti sarebbero diventati la normalità a partire da quest’anno. E invece la seconda domenica di luglio, periodo di alta stagione in qualsiasi località turistica nazionale, sarà vissuta ancora una volta sotto tono nel Salento, almeno per chi contava di spostarsi attraverso una mobilità alternativa. Nessuna possibilità, ad esempio, di viaggiare da Lecce verso la città, al momento, più popolare d’Italia: raggiungere Gallipoli attraverso la strada ferrata, rimane un sogno inaccessibile. Eppure il treno rappresenterebbe la soluzione ideale, in un territorio che combatte ancora con lo sviluppo di arterie stradali poco efficienti e capaci di andare in tilt quando il numero di automobili supera di poco quello del transito abituale.
Quanto succede ad Otranto ne è la riprova: una strada nuovissima come la Statale 16, rifatta da appena un anno, non è in grado di gestire i capannelli che si creano in entrata nella città dei Martiri per il grande afflusso di visitatori e bagnanti desiderosi di bagnarsi nel cristallino mare idruntino. Eppure l’utilizzo del treno rappresenta ancora, nell’immaginario collettivo, uno dei punti fermi del trasporto ideale: in tanti chiedono notizie e informazioni sulla rete dei convogli salentini, fiduciosi di potersi spostare in maniera comoda e senza preoccupazioni per i parcheggi, diventati uno dei fattori critici dell’accoglienza turistica locale. Sulla vicenda le Ferrovie dello Stato hanno preferito non dilungarsi in particolari, assicurando, con toni molto asciutti che «sono in corso approfondimenti tecnici per individuare le migliori soluzioni commerciali tecnicamente fattibili». Nessuna promessa di una programmazione immediata, tanto da far temere che, con ogni probabilità, anche questa estate sarà, ancora una volta, all’insegna della provvisorietà.
A dimostrarlo è il sito delle Ferrovie del Sud Est, che, per i viaggi domenicali, rimanda desolatamente al trasporto alternativo su gomma, offrendo un servizio molto scarno e poco flessibile, precisando che gli orari automobilistici potrebbero subire piccole variazioni per effetto di cause imprevedibili e che per sicurezza è opportuno telefonare agli uffici movimento. Ad esempio, in due direttrici fondamentali, cioè Gallipoli e Leuca, le corse in bus da Lecce sono solo due, una al mattino e una al pomeriggio, sia all’andata che al ritorno, con orari di percorrenza che non scendono al di sotto dei 55 minuti e che arrivano all’ora e 25 minuti, nel caso che dal capoluogo si voglia arrivare a Gagliano del Capo. Più “fortunato” il viaggiatore diretto ad Otranto che invece può fare affidamento su tre corse, due al mattino e una al pomeriggio, che però prevedono il cambio a Maglie almeno in due casi.
 
Problematiche a cui si aggiungono le difficoltà dei turisti a raggiungere il Salento, dopo l’abolizione del Frecciarossa, sostituito solo in piccolissima parte con il Freccialink, il servizio integrato su gomma da Lecce per Gallipoli. Insomma disagi e superficialità che sono leniti solo in parte dalla lungimiranza dei sindaci, attrezzatisi in molti casi con navette comunali per il trasporto dei villeggianti, e della Provincia di Lecce che, quest’anno, ha potenziato tra mille difficoltà le corse di “Salento in bus”, ampliando il periodo di servizio a quattro mesi, di cui due (luglio e agosto) in alta stagione. Un territorio lasciato in balia dell’autogestione quindi, in attesa che le promesse di sviluppo vengano mantenute una volta per tutte.
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