Uomo accoltellato dal figlio, la rabbia della famiglia: «Nessuno ci aiuta»

Uomo accoltellato dal figlio, la rabbia della famiglia: «Nessuno ci aiuta»
di Alessandro CELLINI
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Lunedì 24 Ottobre 2016, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 15:59

 «Quante volte abbiamo chiesto ai carabinieri, ai servizi sociali, a tutti di intervenire, di fare qualcosa. Ma niente, nessuno ha mai mosso un dito. Questo non è normale, non possono succedere queste cose». La disperazione dei parenti davanti alla villetta di via Paganini a Lizzanello è evidente. Disperati ma con un barlume di speranza, con il pensiero a Severino in ospedale, Severino sotto ai ferri. Si prega e si impreca per tutta la mattina. Mentre i carabinieri e il magistrato sono all’interno dell’abitazione, i familiari aspettano pazientemente poco oltre l’uscio. Non possono entrare e attendono di parlare con qualcuno, di capire qualcosa in questa mattinata di dolore e di follia.
Per loro è un quasi uno scenario scritto ormai da tempo. «Sono anni che Antonio ha problemi. È seguito dai servizi sociali. E proprio ieri sera (sabato, ndr) erano stati chiamati nuovamente per un intervento. Ma non è la prima volta che accade un episodio del genere», dice la cognata della vittima. «Già qualche anno fa si era verificata un’altra aggressione». Non dice altro su quel precedente, ma si capisce che anche in quell’occasione accadde qualcosa di grave. Ma l’atteggiamento violento di Antonio Longo non sarebbe stato rivolto solo nei confronti del padre. Questo almeno è quello che dicono i parenti. «Aveva allontanato tutti. Noi zii non potevamo più entrare in casa da tempo. Appena vedeva qualcuno di noi si metteva a urlare e ci cacciava via. La situazione era diventata insostenibile, non solo per noi, ma soprattutto per i due anziani genitori e per la sorella che vive con loro. Con un’altra sorella invece c’erano vecchi screzi, non si parlano da anni». Quella stessa sorella che ieri i carabinieri hanno cercato invano nelle prime ore per avvisarla dell’accaduto.
 
In via Paganini si raduna ben presto una piccola folla. Alla periferia del paese, diventa una strada piuttosto affollata. Amici, parenti e semplici curiosi cercano di capire cos’è successo. E tutti restano senza parole quando si rendono conto di quanta violenza ha attraversato la mente del 48enne in quei pochissimi istanti in cui ha aggredito il padre. Il piccolo gruppetto di parenti più stretti resta appena fuori dall’uscio. Continuano a scuotere la testa, si attaccano al telefono per cercare conforto o per avvisare altri familiari. Ma un unico pensiero attraversa la testa di tutti loro. E qualcuno lo dice, rivolto a un carabiniere: «Possibile che si debba intervenire solo quando succedano queste tragedie?»

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