Terremoto a Ischia, 2600 sfollati
proseguono le operazioni di soccorso

Terremoto a Ischia, 2600 sfollati proseguono le operazioni di soccorso
di Giuseppe Crimaldi e Francesco Pacifico
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Martedì 22 Agosto 2017, 10:19
Sono 2600 sfollati. La Protezione civile sarebbe intenzionata a non installare una tendopoli ma delle strutture fisse in modo da limitare i disagi per la popolazione. Ed è corsa contro il tempo, dopo oltre dodici ore, per salvare Ciro e Matthias, 11 e 7 anni, sotto le macerie delle loro case. Dodici ore al Purgatorio, la zona di Casamicciola dove il 90 per cento delle case è stato costruito abusivamente su un terreno franoso, prima la polizia e i carabinieri poi i vigili del fuoco hanno scavato senza sosta per salvare un'intera famiglia che ha visto la loro casa sbriciolarsi per il sisma di lunedì sera.

Ed è subito polemica. «Con l'abusivismo non si scherza, altrimenti queste sono le conseguenze». Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex magistrato Aldo De Chiara, Procuratore aggiunto di Napoli fra il 2007 e il 2012 e coordinatore della sezione tutela del territorio, spiega che Ischia «è gravata da una serie di vincoli e tutte le costruzioni degli ultimi anni sono in gran parte fuori legge. Entro i 500 metri dal mare c'è un vincolo di inedificabilità assoluta».

Una scossa modesta ha fatto tanti danni «per ciò che abbiamo detto in questi anni e che è emerso dalle indagini. In molti casi è stato accertato che viene utilizzato cemento impoverito. E noi avevamo lanciato l'allarme sul rischio di crolli anche in caso di scosse non particolarmente forti.
Purtroppo quello che denunciavamo è successo ieri sera», afferma De Chiara. «Il dibattito sull'abusivismo è viziato dalla necessità di incoraggiare la ripresa edificatoria. Capita, per esempio, che le regioni varino provvedimenti per il riuso dei sottotetti. Ma la trasformazione in mansarda spesso avviene a discapito della sicurezza», dice De Chiara. «Più in generale, il fenomeno è tollerato dalla politica per motivi clientelari». Inoltre «accertato un illecito bisognerebbe demolire, ma se queste misure non le dispone la magistratura non si fanno. E anche quando c'è una sentenza - rileva - sono difficili da attuare. Le ruspe si possono attivare solo se arriva il finanziamento e l'unico abilitato a chiederlo è il Comune. Se c'è un sindaco che si muove, come a Licata, viene pure sfiduciato».


 
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