Con il governo, contro il Pd, la via stretta dei fuoriusciti

Con il governo, contro il Pd, la via stretta dei fuoriusciti
di Mario Ajello
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Martedì 21 Febbraio 2017, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 07:39
E’ un terribile rompicapo. Come votare in Parlamento contro il Pd, salvaguardando il governo? La via degli scissionisti è così stretta - tra lo smarcarsi dagli ex compagni di partito per dimostrare di esistere e di potere fare del male e il garantire l’esistenza del governo in carica - che anche il premier la vede tale e ha cominciato a preoccuparsi. Blindare Paolo il Calmo, anche se il suo è un esecutivo fotocopia di quello dell’odiato Matteo, è il proposito dei bersaniani & compagni. Ma grava su tutto la maledizione del sillogismo. Questo: noi siamo a favore di Gentiloni e per la fine naturale della legislatura nel 2018; Renzi è per Gentiloni ma noi siamo contro Renzi e quindi siamo contro Gentiloni. Anche se gli sta sinceramente a cuore.
IL DEMONE
Dunque è vero che la scissione è un demone difficile da maneggiare. La linea che vorrebbero quelli della Nuova Sinistra - o forse si chiameranno Democratici e Socialisti, cioè Ds in bel ritorno al passato di un’illusione - ma non possono mantenere è quella di votare sempre le fiducie in Parlamento. Se in Senato non le votano, data la ristrettezza dei voti di maggioranza, cade il governo. Quindi le vogliono votare riservandosi di fare questioni e distinguo solo sui commi e sugli emendamenti. Così da dimostrare di esserci e di essere diversi dai dem - sennò che cosa si sono scissi a fare? - senza sgambettare il governo che intendono mandare avanti in più possibile per avere tempo di organizzarsi in vista delle elezioni. Guarda caso però, e guarda anche la maledizione del sillogismo, i fuoriusciti già hanno detto che faranno i loro gruppi parlamentari dopo il varo del milleproroghe. Forse perché rischierebbero di dividersi tra di loro già su quello: respingerlo e mettere in crisi Gentiloni o accettarlo ma allora senza distinguersi che cosa si vive a fare da separati?
«La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce», ha detto Renzi l’altro giorno citando Pascal. Ma non ci sarebbe ragione, per loro, di votare - anche se Paolo non si tocca - in linea con i dem e con il premier per esempio sulle riforme in materia di lavoro. Se lo fanno che fine farà il grido del governatore toscano Rossi, uno dei tre amigos alla guida della nuova avventura, secondo cui «saremo il partito partigiano dei lavoratori»? 
DIFFICILI AMICIZIE
Smarcarsi dal Pd dicendo di non volersi smarcare da Gentiloni sarà insomma lo sport acrobatico dei prossimi mesi. Anche perché, nonostante gli annunci rassicuranti, che senso avrebbe per loro che hanno la golden share sul governo in Senato non usarla? Rinunciarvi in nome della stabilità, oltretutto, significherebbe rompere con la sinistra vendolista del neo-segretario Fratoianni che ha avvertito i compagni che hanno abiurato Renzi: «Dialoghiamo con voi, ma alla prima fiducia che votate, rompiamo il dialogo». Naturalmente in questo quadro D’Alema è magna pars. Diverso dal D’Alema solito («Io sono sempre stato in maggioranza»). Ma anche uguale: «Imbecille chi dice che io sono il regista di questa nuova fase». Blindare Paolo il Calmo, ottimo proposito, significa sblindare la loro ragione sociale e tradire la ragione fondante della loro esistenza: fare del male al rappresentante di «banchieri e petrolieri» (Renzi secondo Emiliano). Già il diktat «nessuna misura impopolare», a proposito della manovra economica del governo, può risolversi nell’abiura al credo di San Paolo. E per fortuna che è stata tolta l’ipotesi di nuova tassa sulla benzina, anti-popolare ad occhi sinistresi, sennò già su quella... Altro terreno dove dare battaglia sarà quello su cui il Pd di suo mostra fratture: ovvero le privatizzazioni, e saranno a favore della linea sociale di Delrio piuttosto che su quella renziana. E vai con le pensioni: la sinistra post-Pd le vuole inserire nel sistema più tutele possibili ma le tutele agognate difficilmente saranno concesse, ed ecco che si ripresenta il solito problemaccio. Che è quello di un grumo di contraddizioni che pesa sugli scissionisti, difficilmente risolvibili. Una è quella di scindersi in odio al Pd ma di voler poi fare alleanza, elettorale o più probabilmente post-elettorale con il Pd. Contraddizione se non altro perché la scissione, fatta anche per allontanare il voto, in realtà rischia di avvicinarlo e riunirsi a pochi mesi da una lacerazione ancora calda non sarà la cosa più facile del mondo. 
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