Il voto in Sicilia/Per un italiano su due è un test per le politiche

Il voto in Sicilia/Per un italiano su due è un test per le politiche
di Enzo Risso
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Sabato 4 Novembre 2017, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 00:57

Sul voto siciliano si addensano le ombre della campagna elettorale nazionale. I suoi risultati, per quanto locali, potrebbero incidere, almeno per i prossimi mesi, sul futuro di alcuni partiti e sul dibattito politico-mediale. L’opinione pubblica italiana appare spaccata nettamente in due. Metà delle persone è disinteressata alle dinamiche del voto isolane e non ritiene che, qualunque sia l’esito, ci possano essere reali effetti sulla competizione nazionale. L’altra metà degli italiani è suddivisa in due parti. Una minoranza, il 12%, ritiene fondamentale il voto siciliano e pensa che i suoi effetti trasleranno sul quadro nazionale. Il 38% dei cittadini, invece, pur avvertendo la valenza simbolica della disfida, pensa che la portata degli effetti sul quadro nazionale sarà contenuta.

LE PROSPETTIVE
Gli elettori che assegnano maggiore valenza al voto siciliano sono quelli di FI e di M5S. Per gli elettori berlusconiani la partita nell’isola può marcare un segnale di riscatto per il partito e un chiaro messaggio nazionale sul consolidamento della coalizione di centrodestra. Per i grillini la competizione isolana ha una portata maggiore. Dopo mesi di stasi, un’eventuale vittoria nell’isola può diventare un viatico verso Palazzo Chigi. Minor valenza al voto viene assegnata, invece, dagli elettori del Pd (che avvertono l’affanno del loro partito nella sfida siciliana) e dagli elettori della Lega (per i quali è già un successo lo sbarco elettorale nell’isola). A prescindere dalle ricadute dirette sulla competizione nazionale, i grillini ripongono enormi aspettative sul voto del 5 novembre.

Su questa competizione sono appuntati gli occhi dell’87% degli elettori del movimento. I pentastellati avvertono l’esigenza di una vittoria simbolica per uscire dallo stallo politico-elettorale in cui sono piombati da mesi. L’ascesa elettorale che ha portato il movimento a conquistare il governo della Capitale, di Torino e di altri comuni, si è fermata. La stessa incoronazione di Luigi Di Maio è risultata una partita a bassa intensità emotiva. Per la prima volta nella storia delle Primarie, il partito che ha convocato alle urne (virtuali) il proprio elettorato, ha perso consensi invece di aumentarli. La sfida siciliana, pertanto, è divenuta per l’elettorato grillino il crocevia per scrollarsi di dosso la polvere accumulata nel corso degli ultimi mesi e per mettere nuova benzina nel motore del movimento.

IL PASSAGGIO
Il voto nell’isola, sia chiaro, è importante anche per gli elettori di Pd e Forza Italia. Per i primi è un passaggio delicato da valutare con attenzione, mentre per gli elettori berlusconiani, dalla Sicilia può arrivate l’auspicato segnale di consolidamento del partito necessario per potersi giocare la leadership interna al centrodestra. Per i supporter di Salvini, infine, può essere il suggello della nuova strategia nazionale del partito. In sottofondo alla competizione isolana c’è sempre il tema dello Statuto speciale. Se il Veneto è appena uscito vincitore dal referendum con l’attesa di maggiore autonomia regionale, per gli italiani l’esperienza dello Statuto siciliano è da riformare profondamente o da abolire. Per la sua abolizione si schiera il 32% degli italiani, mentre il 24% è per una riforma riduzionistica dello Statuto.

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