Conoscere tutti e meglio la Costituzione farebbe bene all'Italia

di Giacinto URSO
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Domenica 18 Dicembre 2016, 17:13 - Ultimo aggiornamento: 17:19
Cara, anzi carissima Costituzione della nostra Repubblica, nel mentre sta per chiudersi un anno abbastanza burrascoso, in cui, per volontà di popolo, si è respinto l’incauto, vasto disegno riformatore di numerosi tuoi precetti e nel mentre, varcando la soglia dell’imminente 2017, Ti appresti a compiere settant’anni, da semplice cittadino, che, per 65 anni, ha servito la Comunità, che Ti ha visto nascere e che Ti ama e venera, con fedeltà e rispetto, mi preme, ancora una volta, rivolgere a Te una lettera aperta.

Anche se, negli ultimi mesi, hai richiamato l’attenzione dei cittadini in una aspra prova referendaria, mi permetto, prima di tutto, di rammentare qualche notizia sul Tuo avvento. Potrà servire agli immemori, colti e incolti. Purtroppo, non sono pochi. Sei stata redatta, nell’aula di Montecitorio, dal giugno 1946 al dicembre 1947, per volontà di una Assemblea Costituente, eletta il 2 giugno del 1946, quando, in contempo, si proclamò la Repubblica. Sei stata firmata e promulgata da eccellenti testimoni storici. Dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, dal Presidente dell’Assemblea, Umberto Terracini, da Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri. Sei stata vistata dal Ministro Guardasigilli, Giuseppe Grassi, salentino.

Il Tuo testo contiene la saggezza e la cultura di qualificati esponenti dei partiti dell’epoca, sostenuti da forte passione politica. La Repubblica aveva bisogno di Te per sostituire lo Statuto albertino, per disporre di nuove regole fondamentali di convivenza, pubblica e privata, per far uscire l’Italia dalle sue molteplici, dolorose angustie, provocate da un regime totalitario, da una guerra perduta, da un sistema statuale dissolto. Alla Tua compilazione, giova il ripeterlo, si dedicarono, per diciotto mesi, spiriti forti, maestri sommi, patrioti intemerati, proletari illuminati, i quali seppero ripristinare l’onore nazionale, modellando una “Carta” di valori, di diritti, di doveri e di principi, dettati e incarnati, in ogni sillaba, alla dignità della persona, al suo primario rispetto, articolando, con maestria, regole di garanzia, di tutela onnicomprensiva, di dignità sociale. Gli estensori dei Tuoi articoli,pur provenendo da ideologie ed esperienze diverse, deposero ogni radicalismo di parte e trasmisero nelle tue vene sangue di concordia, immettendo echi risorgimentali, riferimenti alla lotta di Liberazione nazionale, tormento di sacrifici patiti, ripulsa alle lotte fratricide, pressanti ansie, dedicate all’innovazione, al lavoro, al progresso e alla pace. Divenisti, così, salvadanaio di buoni propositi e cantiere aperto di libertà da rafforzare, di gara democratica e di straordinario laboratorio politico, che resero sintesi a voci differenti, facendo intendere appieno che posizioni plurime, perfino opposte tra di loro, possono contenere schegge di condivisione, confluenti nell’armonioso mosaico di precetti assonanti, che in Te sono scolpiti.

In più, ogni Tuo passo è scritto in perfetta forma italiana, nelle virgole e nei punti, reso comprensibile per tutti, senza fronzoli, denso di essenzialità, scandito in forma accattivante, che fanno “divorare” tutti i 139 articoli, quali pilastri di un fecondo vivere civile. Ma - ahinoi - questi Tuoi immensi pregi, appena indicati, pur declamando valori nati primi e assorbiti nella dichiarazione universale delle Nazioni Unite, risultano, oggi più che mai, largamente sconosciuti, spesso ignorati o manomessi. Spero che non sia vero. Si mormora, infatti, che meno del 10% degli italiani Ti abbia letto e riflettuto appieno nella Tua interezza. Scuole e consessi culturali sono rimasti refrattari alla Tua piena conoscenza. Avanza perfino il sospetto che, nei piani alti di alcuni “Palazzi” pubblici e nello scadente mondo partitico, chi abita e milita Ti abbia concesso limitati sguardi di interesse.

Si spiega, in tal maniera, l’attuale sciatteria legislativa, smisurata negli ultimi mesi, il confusionismo delle competenze, afflosciato nella tensione morale verso il pubblico bene, l’antipolitica trionfante e l’arroganza di numerosi reggitori. Inevitabilmente, trascurando le Tue suggerite essenzialità, i Tuoi moniti, i Tuoi inviti al rispetto e alla coesione permanente delle Comunità, i Tuoi vincoli e il Tuo reclamato rigore, anche etico, l’arte di governare e amministrare il bene comune, man mano, è scivolato nell’improvvisazione, nei tornacontismi spiccioli, nel riformismo affrettato, imposto da maggioranze parlamentari risicate. Anche il parapiglia politico che, in questi giorni, impazza e avvelena, proviene dalla voluta disattenzione verso di Te, da un diffuso analfabetismo costituzionale, recitato particolarmente da personaggi in felpa o in maniche di camicia e da parlamentari che preferiscono la piazza alle aule di Montecitorio e del Senato. Ecco, allora l’esigenza, dopo averTi resa vigente, di “costituzionalizzare”, in senso generale e nel domani, il nostro essere e il nostro fare dall’ultimo al primo di noi. Fine e dovere che si raggiungono se vi sarà la volontà di leggerTi, rileggerTi, conoscerTi, esaltarTi e applicarTi nel quotidiano vivere civile.

È auspicabile che, come gli italiani, finalmente cantano l’inno nazionale e sventolano il Tricolore, posino, carissima Costituzione, soprattutto quelli che, nel recente referendum, esultano per aver votato “no” ma anche quelli che hanno votato “sì”, sul comodino di casa il Tuo testo, per sfogliarlo, giorno dopo giorno, assaporarlo nella sua magnificenza e nelle sue pertinenti risoluzioni. Se lo faremo, diventeremo più degni e orgogliosi di essere italiani ma anche più buoni, responsabili, partecipativi e costruttori di libertà democratiche con annesse qualità virtuose di esistenza ordinata. In più, le imperanti, diffuse malizie di ogni tipo, proprie dei tempi che viviamo, saranno annientate dall’osservanza costituzionale, che, quando difetta, fa precipitare malamente l’avvenire nazionale. Con questi sentimenti e con altri ancora, riposti nel cuore e rifiniti dalla ragione, Ti stringo al petto assieme ai padri Tuoi, numi tutelari di validi propositi e animatori di speranze. Non Ti preoccupare se hai qualche ruga. Sarà appianata, nei modi più confacenti, dall’amore dei figli devoti e non certo dalla furia sconsiderata di riformisti inavveduti. Lunga vita e salute a Te, cara “bibbia” d’Italia. Sia un Natale e un buon anno anche per Te. Della Tua buona salute abbiamo bisogno tutti noi, che vogliamo augurarci Feste serene e Paese normale.
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