Cultura e musica, l'altra faccia del terribile '77

di Luca BANDIRALI
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Mercoledì 15 Febbraio 2017, 14:16 - Ultimo aggiornamento: 14:18
Mentre è in corso, anche su questo giornale (si veda l’articolo di Stefano Cristante di sabato scorso), una riflessione sui fatti del 1977 a partire dalla famosa “cacciata di Lama dall’università”, è utile ripensare contestualmente alla produzione artistica che segnò quell’anno di lacerazioni e violenze. E non tanto perché tale produzione ha anche un carattere documentale che ci permette di conoscere meglio l’epoca dei fatti.
Quanto, e soprattutto, perché un giudizio storico ponderato sul 1977 non può prescindere dall’analisi delle sue emergenze culturali, a partire dalla ricognizione qualitativa delle opere realizzate.
Cominciamo dal più grande romanzo di quell’anno, oggi diremmo un “graphic novel”: nel mese di aprile uscì la prima puntata di “Pentothal” di Andrea Pazienza, per importanza storica assimilabile alle pitture parietali di Lascaux, per rilevanza estetica paragonabile al Picasso narratore di “Sueno y mentira de Franco”, per tensione (e torsione) narrativa al “Finnegans Wake” di Joyce. Pazienza restituiva in soggettiva libera indiretta l’esperienza dell’individuo durante la cosiddetta rivoluzione: una quantità di stimoli contraddittori, di spinte in tutte le direzioni, in cui si coglievano tutte le parole d’ordine di una generazione, fissate in un unico capolavoro. Nella sesta tavola di “Pentothal”, uno dei personaggi espone il programma di una giornata bolognese che si può assumere come giornata-tipo; la serata è dedicata a un “concertone al Palasport. Area e Finardi”, che poi vediamo rappresentato, in estasi quadridimensionale, nell’undicesima tavola. Il 1977 fu un anno difficile per gli Area, che si limitarono a pubblicare una compilation, “Anto/logicamente”; fu invece il periodo di grazia per Eugenio Finardi, milanese sotto contratto per la Cramps di Gianni Sassi, per cui aveva realizzato due album incoraggianti (dal secondo era stato estratto un singolo-manifesto del movimento, “Musica ribelle”). Prodotto da Paolo Tofani, il geniale chitarrista degli Area (peraltro appena uscito dal gruppo), il terzo album di Finardi, intitolato “Diesel”, è la vetta assoluta raggiunta dalla popular music dell’epoca, un capolavoro da riascoltare con immutata ammirazione ancora oggi (e con “Pentothal” siamo a quota due).
Finardi scrive il diario politico ed esistenziale di una generazione, senza tralasciare nulla, dall’eroina al Vietnam, ai sentimenti piccolo-borghesi; la sua voce è credibile, vibrante, persino messianica, e soprattutto la band che lo supporta è composta da marziani che per qualche motivo insondabile si ritrovano tutti nello stesso studio milanese a inventare un suono che non si è mai sentito prima. In quel disco che è opportuno definire epocale, suona un chitarrista eccentrico e incendiario, che era anche cantautore in proprio: Alberto Camerini. L’altro disco fondamentale del 1977, sempre per l’etichetta Cramps, lo pubblicò proprio Camerini: “Gelato metropolitano” è un lavoro di songwriting ibrido in cui il rock incontra i ritmi latino-americani (l’autore è nato e cresciuto in Brasile) e la ballata folk, in una dimensione narrativa fiabesca; nel decennio successivo Camerini praticherà un imprevedibile strappo nella direzione del synth-pop, interpretando un Arlecchino elettronico che gli darà grande successo, ma “Gelato metropolitano” resta il suo picco creativo. Di segno diverso, più calato nello spirito del tempo, l’esordio su cassetta degli Skiantos, dal programmatico titolo “Inascoltabile”, una collezione di follie punk a bassa fedeltà che allinea l’Italia, una volta tanto, a quello che accade nel resto del mondo evoluto; davvero “inascoltabile”, vale come documento prezioso di una band e del suo leader, Freak Antoni, che negli anni successivi daranno moltissimo alla musica italiana, come del resto faranno i coevi e concittadini Gaznevada, legati allo stesso humus territoriale di Pazienza e “Pentothal”. Altre due incredibili lavori discografici da recuperare sono il secondo album di Ivan Cattaneo (“Primo, secondo e frutta”), un alieno che era stato a Londra durante l’esplosione punk ed era tornato parecchio cambiato, e soprattutto l’esordio dei Chrisma, il duo formato da Maurizio Arcieri e Christina Moser, “Chinese Restaurant”, un sofisticatissimo album di elettronica oggi di culto in tutto il mondo.
Da questa breve ricognizione restano fuori, per motivi di spazio, la pittura, il cinema, il teatro, la letteratura, evidentemente a riprova che il 1977 incubò una quantità notevolissima di fermenti creativi che si concretizzarono in opere ancora attuali e importanti, da riscoprire per onestà intellettuale ma anche per semplice piacere.
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